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Carta Fondativa (provvisoria)

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Articolo 1. LA LIBERTÀ

Rivoluzione Democratica considera non negoziabile il diritto di ogni persona alla propria autodeterminazione. La libertà, o libero arbitrio, è la facoltà, che ad ognuno deve essere assicurata, di fare la propria volontà e di realizzare i propri bisogni. La libertà individuale, dal momento che ognuno è destinato a convivere con i suoi simili non è tuttavia illimitata ma condizionata dagli obblighi e dai vincoli che derivano dalla vita associata. Ogni comunità, data l’ambivalenza dell’essere umano, al contempo essere socievole e individualista aggressivo, stabilisce i limiti oltre i quali libero arbitrio, diventando sopruso deve essere condannato. Dipende da come è organizzata la società, il modo in cui le libertà vengano esercitate, quali volontà vengano soddisfatte e quali bisogni siano realizzabili.

Articolo 2. LA FRATELLANZA

Siccome la natura ci crea diversi e spesso diseguali, la comunità deve essere organizzata in maniera che queste differenze non causino discriminazioni. Essa protegge i più deboli dai soprusi e dagli abusi. La comunità ha a sua volta dei diritti, che sono prevalenti rispetto agli interessi individuali. Il particolare va subordinato all’universale: la comunità è tenuta ad auto-regolarsi affinché le pulsioni egoistiche siano arginate e rispettose del fatto che gli uomini, in quanto appartenenti al genere umano, debbono considerarsi fratelli, che sono quindi tenuti a rispettarsi reciprocamente, sostenersi nel bisogno, accettare il vincolo di solidarietà che è dettato da questo loro essere. Le leggi sono necessarie perché devono assicurare il rispetto di questa fratellanza, così come le sanzioni atte a punire le offese al bene comune e alla collettività.

Articolo 3. LA COMUNITÀ

Fino ad oggi l’umanità ha conosciuto forme sociali nelle quali solo ristrette minoranze, avendo in mano mezzi e poteri, erano libere e potevano soddisfare volizioni, aspirazioni e bisogni, mentre gran parte della popolazione non era libera ma soggiogata e sfruttata. Il capitalismo contemporaneo, proprio nei luoghi dove pretende di aver raggiunto il suo massimo sviluppo, ha sì raccolto il connaturato desiderio umano di felicità, ma lo ha snaturato, realizzandolo nella forma di un consumismo mercificato, compulsivo a distruttivo. La società che vogliamo non vuole soddisfare solo i bisogni materiali ma pure quelli spirituali, assicurare a tutti gli strumenti necessari, materiali e immateriali, non solo il lavoro e il reddito, ma anche il tempo libero indispensabile affinché i cittadini tutti possano coltivare le loro più diverse propensioni e facoltà, sociali e culturali, morali e intellettuali.

Articolo 4. I DIRITTI

I diritti sociali e quelli personali non sono disgiunti. I diritti personali sono per loro natura sociali. Essi sono quelli all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, all’istruzione, alla salute, alla libera circolazione, all’informazione, alla libertà di pensiero, di parola, di stampa, di comunicazione, di autorganizzazione. Affinché tutti possano esercitare questi diritti non basta che essi siano sanciti per legge, occorre che la comunità sia organizzata affinché i cittadini possano disporre in forma associata dei mezzi di produzione, di scambio e di comunicazione. La comunità deve incoraggiare la massima giustizia sociale, considerando come proprio fine il superamento delle disparità di classe e di casta, tutelando e sostenendo tutte le forme di vita comunitarie ed egualitarie. Deve infine finalizzare ogni suo atto politico alla difesa dell’eco-sistema, e in base a questo proporre e stimolare adeguati modelli di vita, economici e istituzionali.

Articolo 5. IL CAPITALISMO

L’umanità ha conosciuto diverse modalità di produrre e distribuire i beni di cui aveva bisogno. Il capitalismo è quella oggi dominante, non è scritto da nessuna parte che debba essere l’ultima. Se è vero che esso ha spinto avanti come non mai le capacità produttive dell’umanità esso, per sua stessa natura, distribuisce in maniera fortemente diseguale i risultati di questa immensa capacità produttiva. Questa disuguaglianza distributiva, che causa contrasti insanabili, è tuttavia solo la manifestazione della disuguaglianza nella sfera della proprietà dei mezzi con cui la società produce i beni di cui ha bisogno. Potendo disporre di questi mezzi e usandoli come capitale, e grazie al fatto che ogni prodotto assume la forma di merce, solo una minoranza può appropriarsi della gran parte della ricchezza sociale cristallizatasi in denaro. Per di più, mosso solo dal profitto e quindi spinto ad una produzione senza limiti, il capitalismo non solo va incontro a crisi periodiche devastanti, inonda il mondo di cianfrusaglie prive d’ogni effettiva e benefica utilità, la cui produzione su larga scala causa danni irreversibili all’eco-sistema. La fuoriuscita dal capitalismo non è solo auspicabile ma una necessità.

Articolo 6. IL SOCIALISMO

La comunità deve sbarazzarsi del mito ideologico per cui l’economia sia un meccanismo automatico indipendente a cui gli uomini sono obbligati a sottostare. Socialista è quel sistema in cui la politica viene prima dell’economia, in cui quest’ultima sottostà al controllo pubblico, da questo finalizzata al bene comune, di cui l’eguaglianza è la forma compiuta. Non si passerà al socialismo dall’oggi al domani, ma soltanto grazie ad una serie di audaci passaggi progressivi, che saranno tanto più solidi quanto più fondati sul consenso e la partecipazione popolari. Si dovrà passare per una lunga fase di transizione o pre-socialista, in cui il mercato dovrà sottostare a regole pubbliche, poiché sappiamo che esso non alloca affatto equamente e razionalmente le risorse rispondibili. Il diritto di proprietà non sarà incondizionato, la comunità dovrà limitarlo ogni volta che arrechi pregiudizio ai principi della fratellanza e dell’eguaglianza, della sicurezza sociale, del buon vivere e dei diritti di cittadinanza su esposti. Ogni accumulazione che violi questo principio dovrà essere considerata illecita e punita per legge. Tra le differenti forme di proprietà, la comunità avrà il dovere di promuovere quella autogestita, in cui i cittadini, invece di faticare come schiavi, siano protagonisti della produzione, partecipi delle scelte della loro azienda, primi fruitori dei suoi risultati. Tutti i settori di interesse nazionale, telecomunicazioni, trasporti, energia, istruzione, sanità, previdenza, banche, assicurazioni, dovranno essere di proprietà pubblica, e posti sotto il controllo dei lavoratori per evitare burocratismo, spreco di risorse, e corruzione.

Articolo 7. LA DEMOCRAZIA

La democrazia è la modalità procedurale con cui la comunità, attraverso il riconoscimento della maggioranza, prende le proprie decisioni e designa gli organi deputati ad elaborarle, ad eseguirle ed eventualmente a farle rispettare con potere di sanzione. Non è il solo sistema per assicurare la partecipazione dei cittadini alle decisioni politiche, di sicuro è quello più funzionale in tempi ordinari e pacifici, quando i conflitti sociali non sono esplosivi e le minoranze accettano di soggiacere alle decisioni della maggioranza. Non c’è alcun contrasto tra il sistema socialista e le procedure democratiche. Solo il sistema socialista, al contrario, può assicurare il compimento della democrazia. Tutti i cittadini sono elettori ed eleggibili, e possono candidarsi per ricoprire funzioni pubbliche, senza altre qualità che la fiducia del popolo, il merito, la competenza e la comprovata dirittura morale. Il sistema elettorale deve dunque essere diretto e proporzionale con la facoltà popolare di revoca immediata. Lo statalismo centralista e il burocratismo sono nemici della democrazia, che consiste anche nella facoltà del popolo di controllare direttamente i suoi rappresentanti. Ciò è possibile decentrando i poteri secondo il modello federale e municipalista. Il governo federale repubblicano, quelli regionali e le giunte municipali, tutti gli organi di amministrazione della giustizia, e dell’ informazione, i comandi militari e di polizia sono espressione del popolo, ricevono, cioè, il loro mandato dalle Assemblee Popolari corrispondenti. Ogni volta che essi, con atti e leggi abusive, neghino la sovranità popolare, la costituzione, o violino i diritti inalienabili dell’uomo, il popolo o anche una sua parte, hanno il diritto di opporsi e di rovesciare questi poteri.

Articolo 8. LA REPUBBLICA

La forma istituzionale che più d’ogni altra ha mostrato di aderire ai principi di libertà, fratellanza e eguaglianza, è quella repubblicana. Il popolo è sovrano e depositario e mandatario di tutti i poteri. Esso esercita questa sua facoltà attraverso l’elezione, e se necessario, mediante l’immediata sostituzione di tutti i rappresentanti e funzionari pubblici di ordine e grado: non solo i consiglieri locali e i parlamentari, ma anche i magistrati e i militari, gli amministratori delle aziende pubbliche, i dirigenti scolastici e direttori di tutti i grandi mezzi di comunicazione di massa. Tra le forme repubblicane possibili noi preferiamo quella Democratica popolare, i cui organismi basilari, in base al principio del basso verso l’alto, siano le Assemblee di cittadinanza. Chiunque occupi una carica pubblica sarà ricompensato con uno stipendio sociale, che gli consenta di esercitare le sue funzioni e di vivere una vita dignitosa. Chi abusi dei sui poteri, e venga meno al senso del dovere e della moralità sarà privato della possibilità di essere rieletto. L’esercito professionale e gli apparati di polizia in quanto corpi separati dalla società civile sono soppressi. Tutto il popolo deve concorrere alla difesa nazionale e al mantenimento dell’ordine pubblico, e quindi deve essere atto all’uso delle armi, che non sarà monopolio di una casta al servizio dei potenti. La Repubblica assumendo come intangibile il principio della libertà religiosa e quello della pari dignità di ogni confessione, sarà indipendente da ognuna di loro e respingerà come illecita ogni loro ingerenza negli affari istituzionali.

Articolo 9. LA NAZIONE

Tra le diverse forme comunitarie quella nazionale si è imposta, spesso per vie deprecabili, come la suprema. Questa forma è da tempo sotto attacco da parte di potenti forze imperialistiche e globalizzatrici che considerano le nazioni un ostacolo al loro disegno direttamente imperiale, dove il centro di questo nuovo impero è rappresentato dagli Stati Uniti d’America. Contro questo progetto dispotico noi ribadiamo che tutti i popoli e le nazioni hanno il diritto all’autodecisione, alla pari dignità, e agli stessi diritti nella comunità internazionale. Quella nazione che tenti, con l ‘assedio economico o militare, di imporre la sua supremazia su altri paesi, attuando così una politica imperialistica, deve essere condannata come brigantesca e fuorilegge. Ogni nazione sovrana che venga aggredita, come ogni popolo al quale sia negato il diritto all’autodecisione, devono essere sostenuti dalla comunità internazionale. Così come deve essere condannata ogni nazione che violi questi principi operando al servizio di una potenza imperiale egemonica. L’Italia riotterrà la piena sovranità nazionale cancellando tutti i trattati internazionali sottoscritti dal vecchio regime, chiudendo ogni base militare straniera, dichiarando la sua neutralità.

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