Dibattito sulla crisi
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[ 12 febbraio 2010 ]
IL FUTURO? LA GUERRA CIVILE!
spieghiamo perché
di Daniele Martinelli
Al summit di Davos il logo Nike ha rappresentato la raffigurazione economica del ciclo del nuovo decennio: caduta rapida, ripresa lenta.
Quindi la Grecia è ormai fallita! seguiranno a ruota Spagna, Italia e Portogallo. Secondo le favole del regime cartaceo-televisivo l’unione europea dovrebbe “assorbire” i tonfi economici facendosi carico dei debiti degli stati falliti con conseguente svalutazione dell’euro, ma qualcosa mi dice che le 4 nazioni mediterranee saranno sganciate dall’Europa.
Lasciate nell’ammollo del loro fallimento economico.
L’Italia, lo sappiamo, è un paese fuori controllo con un debito pubblico galattico e con una percentule di disoccupazione che si avvia verso il 15%. Il governo Berlusconi legifera soltanto per la salvezza “tecnica” dei suoi componenti e dei suoi affini. Berlusconi con la sua maggioranza bulgara approva qualunque attentato antidemocratico alla libertà e alla sovranità popolare, calpestando ogni qualsivoglia forma di diritto costituzionale, ben conscio che un numero sempre maggiore di cittadini poveri e allo stremo non ha tempo per pensare alla sacralità delle istituzioni, in quanto preoccupato a pensare come sbarcare il lunario. Fra lavoretti in nero e sponsorizzazione di amici e parenti i poveri passano le proprie giornate sui grattini o alla ricerca della sestina del Superenalotto.
In questo quadro il potere non ci smena. Il suo unico obiettivo è rischiare il meno possibile. Ecco perché gli importa mantenere il controllo delle opinioni. Da questo punto di vista Internet, considerato un pericolo incontrollato, viene contenuto semplicemente senza migliorare la banda. E quella che c’è è sufficiente cercare di zittirla proliferando leggi inapplicabili nell’illusione di limitarne la libertà di espressione, assieme a norme che complichino le procedure per avviare piccole attività autonome, esasperazione della burocrazia, innalzamento di pressione fiscale con gabelle e multe ingiuste, oltre allo svuotamento delle strutture pubbliche con i tagli ai finanziamenti.
La statalizzazione del dominio delle masse orchestrato da una ristretta lobby di potere corrotto e speculatore, viene esercitata col controllo del potere d’acquisto: le pensioni e gli stipendi inadeguati al costo della vita pagati dando fondo al debito pubblico, stanno per diventare un game over oltre il quale seguiranno tumulti di piazza, saccheggio di case e negozi in un clima da guerra civile.
4 milioni di dipendenti pubblici e 11 milioni di pensionati uniti a migliaia di disoccupati di Eutelia, Fiat, Alcoa col treno di piccole e medie imprese dell’indotto al seguito, sono una bomba che farà saltare in aria lo status di un’economia che ha esaurito un ciclo. Non si torna più indietro. E’ finito il tempo del lavoro e dello stipendio a tutti. La resa dei conti è ormai cominciata e prima che passi ci vorrà tempo e morti. Siamo tutti a rischio, anche gli arricchiti della casta, che avranno qualche chance di salvarsi soltanto se rimarranno barricati nelle loro residenze super protette da guardie assunte e armate fino ai denti, che spareranno a vista ai poveri martiri senza casa, senza lavoro e senza cibo che tenteranno di avvicinarsi.
Ecco perché nella situazione in cui siamo, in un paese fuori controllo, l’imperativo per il potere è barricarsi con ogni forma e mezzo per mantenere i privilegi dietro la parvenza della legalità. Annullare i processi significa salvarsi dal rischio di vedersi sequestrati beni immobili e conti correnti, unica arma vincente per un’elite di delinquenti talmente ricca da essere troppo potente e influenzabile per pensare di abbatterla dall’oggi al domani.
Spetta al popolo reagire. Ma lo farà soltanto quando il numero dei cittadini stremati avrà superato un certo picco. Il default degli stipendi pubblici sarà il precipizio. Per ora il governicchio corrotto va avanti a legiferare ogni sconcezza propagandata da un codazzo di battute infelici. Ultimo esempio l’introduzione dei licei musicali della riforma Gelmini, salutati dal premier come “luoghi in cui le canzoni mie e di Apicella saranno materia di studio grazie ad un ministro che per lavorare ha rinunciato al viaggio di nozze“. Violenta umiliazione alla dignità di milioni di italiani onesti, che hanno creduto a un sistema economico e finanziario che li ha depredati con la complicità dei governi.
Il count-down è già terminato. Con le rivolte violente di una massa di gente disperata senza più nulla da perdere, un duomo in faccia sarà soltanto un solletico.
Il count-down è già terminato. Con le rivolte violente di una massa di gente disperata senza più nulla da perdere, un duomo in faccia sarà soltanto un solletico.
Tratto da: http://www.danielemartinelli.it/