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discussione sulle proteste operaie (2)

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[ 19 febbraio 2010 ]

«Quello che colpisce è la disperazione delle loro parole e la tristezza dei loro sguardi»

di Maurizio Fratta


Condivido in gran parte l’analisi che Moreno Pasquinelli propone.
Ho ancora negli occhi le immagini della puntata di Annozero: volti di donne ed uomini giovani, operai dell’indotto della Fiat di Termini Imerese, operatrici di call center, precari della scuola e dell’Università.
Quello che colpisce è la disperazione delle loro parole e la tristezza dei loro sguardi.
Moreno giustamente ritorna su un punto che a me pare decisivo e che rimanda alla natura del capitalismo che il primo ministro Berlusconi, monopolista e manipolatore, impersona. 
“Gli industriali hanno saputo agire in modo che gli effetti della crisi agissero come elemento dissolutore della classe operaia nelle sue condizioni di unita’ spirituale e materiale.”  si trova scritto nelle tesi del II Congresso del PC d’I.
Da allora il perfezionamento della funzione di quella che possiamo definire coazione ideologica del capitale non può essere in nessun modo negata. O se volete -come disse Clara Zetkin- “il proletariato prima ancora di essere stato battuto militarmente lo era stato ideologicamente”.
Sarebbe davvero utile ritornare ad analizzare i meccanismi che hanno consentito l’azzeramento di qualsiasi livello critico che hanno fatto si che gli operai mimetizzandosi, come dice Moreno, anelino a diventare così simili ai loro padroni.
Un’aspetto pero’ mi e’ chiaro.
E’ stato quell’azzeramento a determinare questa accettazione ideologica incondizionata che si traduce nella resa al meccanismo di consumo imposto dalla classe dominante.

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