GRECIA
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[ 24 febbraio 2010 ]
UN GRANDE SCIOPERO GENERALE
l’Europa è avvertita. E in Italia?
A causa dell’adesione totale dei giornalisti e degli operatori dei mezzi di comunicazione, notizie più approfondite sullo sciopero generale in corso in Grecia le avremo solo domani. Noi ci siamo premurati di contattare dei compagni di Atene questa mattina, i quali ci hanno confermato quanto era nelle previsioni: lo sciopero generale in corso sta riuscendo. Aziende private, uffici pubblici, trasporti, ministeri, hanno aderito tutti. Anche gran parte dei negozianti ha abbassato le saracinesche.
Intanto hanno avuto successo ieri in Spagna le manifestazioni sindacali indette dalla UGT e dalle Comisiones Obreras. Il risveglio dell’Europa neo-proletaria, iniziato timidamente in Francia l’anno passato, si sta diffondendo in tutta l’Europa del sud.
Alcune agenzie stanno battendo le prime notizie sullo sciopero generale di 24 ore iniziato stamattina e che sta paralizzando la Grecia. Accompagnano i loro scarni dispacci citando un sondaggio che mostrerebbe che la maggioranza dei greci condividerebbe il piano di tagli approntato dal governo Papandreu. Quale sia la relativa attendibilità dei sondaggi è cosa nota. Ma è anche noto che il piano annunciato da Papandreu non è stato considerato sufficiente dalla Bce e dai potenti d’Europa, che chiedono ben altro.
Ne sono consapevoli i lavoratori greci, che giustamente temono il peggio, ovvero che le misure annunciate (aumento delle tasse, blocco dei salari e tagli alla spesa sociale, ecc) non siano che un antipasto. Si spiega dunque l’altissima adesione allo sciopero generale, controbilanciata (almeno secondo le stesse agenzie di cui sopra) da manifestazioni non proprio oceaniche.
Ne sono consapevoli i lavoratori greci, che giustamente temono il peggio, ovvero che le misure annunciate (aumento delle tasse, blocco dei salari e tagli alla spesa sociale, ecc) non siano che un antipasto. Si spiega dunque l’altissima adesione allo sciopero generale, controbilanciata (almeno secondo le stesse agenzie di cui sopra) da manifestazioni non proprio oceaniche.
I giornali greci di ieri già pubblicavano le prime indiscrezioni sulla “fase due” qualora a metà marzo il piano per rimettere a posto i conti pubblici non dia i suoi frutti (come quasi tutti danno per assodato). Si vocifera di un forte aumento dell’Iva, un aumento secco dell’età di pensionamento un taglio generalizzato e totale delle quattordicesime.
Sull’orlo di un collasso la Grecia sta dunque entrando in un nuovo periodo, in un periodo di gravi tensioni sociali contraddistinto dalla tendenza rinascente al protagonismo del movimento di protesta. Che le tradizionali organizzazioni sindacali non siano in grado di rappresentare il magma sociale che fuoriesce dal vulcano in eruzione, era un fatto prevedibile. Sta nascendo un nuovo movimento di massa, che darà vita a forme e dinamiche nuove, sia sul piano delle rivendicazioni (che tenderanno a farsi politiche), che su quello dei metodi di lotta e delle modalità di rappresentanza.
Sull’orlo di un collasso la Grecia sta dunque entrando in un nuovo periodo, in un periodo di gravi tensioni sociali contraddistinto dalla tendenza rinascente al protagonismo del movimento di protesta. Che le tradizionali organizzazioni sindacali non siano in grado di rappresentare il magma sociale che fuoriesce dal vulcano in eruzione, era un fatto prevedibile. Sta nascendo un nuovo movimento di massa, che darà vita a forme e dinamiche nuove, sia sul piano delle rivendicazioni (che tenderanno a farsi politiche), che su quello dei metodi di lotta e delle modalità di rappresentanza.
Intanto, l’onda del risveglio sociale sta afferrando anche la Spagna.
Ieri 23 febbraio, su indicazione della UGT e delle CCOO si sono svolte, a cominciare da Madrid, importanti manifestazioni di lavoratori per protestare contro il piano di sacrifici annunciato da Zapatero. Una in particolare la misura di cui i lavoratori non vogliono sentir parlare: l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni. “A 67 años? Ni de coñas!”, (neanche per scherzo!), recitavano i cartelli a Madrid. Anche per la Spagna vale il discorso di cui sopra per la Grecia. Ben altre e ben più dure saranno le misure che il governo dovrà prendere per riportare il deficit al 3%, per tranquillizzare i mercati e evitare il collasso.
Ieri 23 febbraio, su indicazione della UGT e delle CCOO si sono svolte, a cominciare da Madrid, importanti manifestazioni di lavoratori per protestare contro il piano di sacrifici annunciato da Zapatero. Una in particolare la misura di cui i lavoratori non vogliono sentir parlare: l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni. “A 67 años? Ni de coñas!”, (neanche per scherzo!), recitavano i cartelli a Madrid. Anche per la Spagna vale il discorso di cui sopra per la Grecia. Ben altre e ben più dure saranno le misure che il governo dovrà prendere per riportare il deficit al 3%, per tranquillizzare i mercati e evitare il collasso.
La pace sociale, che in Grecia finì con la rivolta del dicembre 2008, è al suo tramonto anche in Spagna. Quando in Italia i fermenti daranno vita ad un sussulto generalizzato? A quando uno sciopero generale vero?
Quello proclamato dalla sola CGIL per il 12 marzo potrebbe in teoria essere l’occasione per dare una spinta alla unificazione delle lotte in corso e per creare le premesse di un movimento generalizzato. Ma c’è da essere pessimisti, e non solo per i noti limiti burocratici della CGIL e il rispetto sistematico delle famigerate “compatibilità”. Mancano pochi giorni alla scadenza ma la CGIL sembra in tutt’altro affaccendata che non a preparare a dovere lo sciopero generale. Pare che il congresso in vista, col suo corollario di lotte di potere intestine, sia più importante.
Quello proclamato dalla sola CGIL per il 12 marzo potrebbe in teoria essere l’occasione per dare una spinta alla unificazione delle lotte in corso e per creare le premesse di un movimento generalizzato. Ma c’è da essere pessimisti, e non solo per i noti limiti burocratici della CGIL e il rispetto sistematico delle famigerate “compatibilità”. Mancano pochi giorni alla scadenza ma la CGIL sembra in tutt’altro affaccendata che non a preparare a dovere lo sciopero generale. Pare che il congresso in vista, col suo corollario di lotte di potere intestine, sia più importante.
(Tratto da: www.campoantimperialista.it)