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DIARIO DELLA LOTTA IN GRECIA

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[ 11 marzo 2010 ]

A partire da quest’oggi pubblicheremo un diario sulla situazione in Grecia. Questo primo pezzo ci è giunto  mentre proprio oggi è  in corso un importante sciopero generale

Sulla strada dello sciopero generale

«Le classi dominanti, sia in Grecia che in Europa, hanno paura di un contagio, non solo del default a causa del debito, ma del fermento rivoluzionario che potrebbe estendersi ad altri “anelli deboli” della catena dell’Euro-zona, in tutto il Sud Europa come all’Unione europea nel suo complesso»
di Savas Michael Matsas (da Atene)

       “Siamo in uno stato di guerra”, ha dichiarato pomposamente il primo ministro greco (e presidente “socialista”), George Papandreou il 3 marzo, annunciando una seconda ondata di misure draconiane contro i lavoratori e pensionati, come chiesto dall’Unione europea, dalla Banca centrale europea e dal Fondo monetario. Ma la classe operaia sfida la retorica bellicosa del capo del governo del PASOK e le “istruzioni” della UE rispondendo con la  propria dichiarazione dello “stato di guerra” di classe.

       Il primo pacchetto di misure di austerità, alla fine di gennaio 2010, ha trasformato la Grecia in un protettorato dell’UE sotto la stretta sorveglianza della Commissione, della Banca centrale europea e il “know how” del FMI. Essa aveva prodotto lo sciopero nazionale nel settore pubblico il 10 febbraio e lo sciopero generale il 24 febbraio. L’annuncio del nuovo pacchetto del 3 marzo ha provocato una tempesta che continua: la manifestazione di massa ad Atene del 4 marzo, la mobilitazione generalizzata e le azioni di sciopero del 5 marzo, il giorno in cui le nuove misure di emergenza sono stati votate in Parlamento da parte del PASOK (con l’appoggio dell’estrema destra del LAOS).
Il Parlamento è stato messo sotto assedio da parte del popolo e la polizia antisommossa ha cercato di respingere la folla con la sua solita brutalità e il largo uso di gas chimici, ferendo anche l’eroe di 88 anni della Resistenza anti-nazista e comunista, l’ex deputato Manolis Glezos (l’uomo che ha rimosso la bandiera hitleriana dall’Acropoli durante l’occupazione).
      
L’11 marzo uno nuovo sciopero generale nuovo è stato dichiarato dal GSEE (Confederazione Generale del Lavoro) e ADEDY (Federazione nazionale dei dipendenti pubblici), egemonizzati dalla burocrazia del PASOK. Manifestazioni si svolgeranno nel centro di Atene e in tutte le principali città. Il PAME, l’organizzazione dei sindacalisti guidata dal KKE, ha anch’essa chiamato allo sciopero, ma con cortei suoi propri e separati da quelli del GSEE e dell’ADEDY, ai quali ultimi si aderiranno i sindacati autonomi e le altre organizzazioni della sinistra (SYRIZA, sinistra extraparlamentare, anarchici, ecc).

       Il primo pacchetto di misure volte ala riduzione del disavanzo al 4 per cento (dal 12.7% per cento del PIL al 8,7 per cento in un anno). Le misure aggiuntive del 3 marzo puntanao a ridurre il disavanzo dello Stato di un altro %, per un totale di 6%, ovvero 4,8 miliardi di euro, con il congelamento delle pensioni, i tagli ai salari massicci nel settore pubblico e l’aumento dell’IVA su quasi tutti i generi.
Si tratta dell’offensiva deflazionistica più feroce contro salari e pensioni dalla fine della Seconda guerra mondiale e dalla guerra civile degli anni ’40.
      Ma il nuovo pacchetto non è ancora la fine della discesa verso l’abisso: una nuova riforma fiscale è già stata annunciata, imminente è una “riforma del sistema pensionistico” che colpirà ancor più duramente i diritti acquisiti dei lavoratori. Nuove e peggiorative misure di austerità sono attese entro l’anno.
        La Grecia è entrata così in un periodo prolungato di convulsioni sociali, di crisi politica. Siamo di fronte ad una nuova fase della lotta di classe causata dal mondo fallimento del capitalismo. Lo sciopero generale dell’11 marzo è una nuova battaglia della guerra di classe. Le classi dominanti sia in Grecia che in Europa hanno paura di un contagio, non solo del default a causa del debito, ma del fermento rivoluzionario che potrebbe estendersi ad altri “anelli deboli” della catena dell’Euro-zona, in tutto il Sud Europa come all’Unione europea nel suo complesso.

Savas Michael, 10/3/10

(traduzione a cura di RD)

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