IN CORSO IL VERTICE UE
I tedeschi hanno affermato in maniera inequivoca che preferiscono che in soccorso della Grecia giunga il FMI, la qual cosa, in ultima istanza, significa accettare l’opzione di un’eventuale uscita della Grecia dall’Euro.
Nel frattempo è giunta la notizia della declassificazione del rating del Portogallo, a causa del peggioramento della sua situazione debitoria. Al declassamento del Portogallo potrebbero far seguito quelli della Spagna, dell’Italia e dell’Irlanda. La recessione in atto, che la gran parte degli analisti ritiene destinata a durare per almeno tutto il 2010, riducendo le entrate fiscali, sta peggiorando i disavanzi di questi stati, mettendo a rischio la loro solvibilità.
La Grecia resta sulla graticola. Il piano draconiano d’austerità a più puntate adottato da Papandreu, mentre può causare l’aumento delle turbolenze sociali interne, non mette al riparo il paese dal rischio di un gigantesco default. Atene deve rifinanziare, ovvero farsi prestare denaro cash, per un ammontare di circa 16 miliardi di debito (in una botta sola il 4,5% del suo Pil!) , e deve trovarli tra il 20 aprile e il 23 maggio. I fatto è che ai prezzi che il mercato fa adesso alla Grecia a causa del rischio default, Atene dovrà pagare interessi stellari, mangiandosi (ovvero vanificando) buona parte dei risparmi ottenuti con le recenti misure antipopolari e dunque entrando in una spirale debitoria mortale per la sua economia, che sarebbe condannata ad entrare in una depressione senza uscita apparente.
Si capisce dunque la posizione greca. Senza una fideiussione e/0 una garanzia, sia essa europea o del FMI, il paese sarebbe “spacciato”. Che il vertice europeo davanti a questa eventualità non trovi una soluzione congiunta (si tenga conto che la Grecia non fa il Pil della sola Lombardia) sarebbe il segnale che l’Unione sia avvia sulla strada della frantumazione sulle vecchie linee nazionali. Che è esattamente ciò che noi abbiamo indicato come l’ipotesi più probabile.
Tutti i fattori indicano che la Grecia è destinato ad essere il primo paese occidentale a doversi confrontare con la questione della fuoriuscita dal capitalismo, ovvero a prendere in considerazione l’ipotesi di un’alternativa anticapitalista alla cura da cavallo, ad iniziare dall’autodeterminazione, o nazionalizzazione, del proprio defaut.
Vedi il nostro articolo “Il letto di Procuste”