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[ 11 aprile 2010 ]

BERLUSCONI È IL PROBLEMA

altro che un tranquillo fine legislatura, avremo tre anni di scompiglio

Vale la pena leggiate l’editoriale di Repubblica di oggi, a firma Eugenio Scalfari. 
Il titolo è eloquente: L’ultima sfida del Cavaliere al Quirinale. Scalfari riferisce del disappunto di Napolitano rispetto ad un passaggio del discorso di Berlusconi davanti alla platea della Confindustria. Infervorato dagli applausi della stracciona borghesia padana (vedi l’applausometro riportato da Il Sole 24 Ore di oggi: Emma Marcegaglia: 33 applausi, Berlusconi, 23, Tremonti 12, Bersani 1) il Cavaliere, notoriamente affetto da megalomania caudillista, s’è lasciato scappare un altro attacco al Quirinale.
Il Presidente della Repubblica avrebbe allora telefonato a Letta. Questo il contenuto del messaggio, come riportato da Scalfari, notoriamente bene informato: «Si racconta che il Presidente ne sia rimasto stupefatto e indignato. Si è fatto chiamare al telefono Gianni Letta e gli ha chiesto conto di quanto aveva appena udito. Pare che la risposta di Letta sia stata: “Non sapevo nulla. Ho udito anch’io. Le faccio le mie personali scuse”. E pare che la risposta del Presidente sia stata: “Le sue scuse personali non risolvono la questione. Se non si trattasse del presidente del Consiglio ma di una qualunque altra persona dovrei dire che siamo in presenza di un bugiardo che dice una cosa al mattino e fa l’opposto la sera oppure d’una persona dissociata e afflitta da disturbi schizoidi”».
Cosa ci dice questa vicenda? Forse esagera la giornalista Annunziata (vedi la trasmissione di RAI3 Mezz’ora andata in onda oggi) che parla di una vera e propria “crisi istituzionale acuta”. Certo è che nei prossimi mesi, se davvero i berluscones vorranno procedere sulla strada delle “riforme istituzionali”, ovvero, dello scardinamento definitivo della Costituzione e del passaggio dalla Repubblica parlamentare a quella presidenziale, ne vedremo delle belle.
Napolitano si è speso per legittimare Berlusconi e per delegittimare l’antiberlusconismo, ovvero per spingere PDL e PD ad un inciucio bipartizan, nella prospettiva di una controriforma condivisa dai due blocchi bipolari. Il fatto è che ogni due giorni egli viene smentito e a sua volta delegittimato dal Cavaliere, il quale sembra fottersene, non solo del galateo istituzionale, ma delle invocazioni del Colle a non procedere per strappi unilaterali che potrebbero precipitare il paese in uno scontro frontale e le istituzioni verso una totale paralisi.
Malgrado le rassicurazioni leghiste Berlusconi sembra deciso a procedere a tappe forzate anche senza il consenso del centro-sinistra, ovvero con l’approvazione in Parlamento senza alcuna maggioranza qualificata per poi andare al redde rationem del Referendum. O tutto o niente! La stessa polemica con Fini sulla legge elettorale, la dice lunga. Berlusconi non solo vuole restare il protagonista assoluto e carismatico, vuole cucirsi addosso la “riforma istituzionale”, e se ne frega delle regole, facendo leva populisticamente sul suo indice di gradimento tra la plebaglia, nella quale si annovera la nuova borghesia padana. La “riforma” dev’essere funzionale all’obbiettivo, il suo: diventare Presidente incontrastato di una repubblica presidenzialista (delle banane).
Se così stanno le cose altro che tre anni di tranquilla legislatura! Avremo al contrario un periodo di turbolenze e di scompaginamenti, politici e istituzionali, ancor più seri di quello passato. Il tutto con l’aggravante di una crisi economica che potrebbe precipitare a causa dell’esplosione della “bolla” del debito pubblico.
Le consorterie e le oligarchie dominanti vorrebbero la pacificazione nazionale e un governo che goda del più ampio sostegno per approntare (prima ancora dei mutamenti della Cosituzione formale) le misure antipopolari necessarie ad evitare un crollo dell’economia. Hanno un problema: l’ingombrante presenza di un primo ministro avventurista che fa girare la ruota politica e il destino del paese attorno a se stesso.

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