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GRECIA: PERCHÉ IL DEFAULT È MENO PEGGIO DEL “SALVATAGGIO”

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[ 27 aprile 2010 ]

L’EPICENTRO È ATENE
MA IL TERREMOTO È EUROPEO
L’11 febbraio scorso, nell’articolo dal titolo «IL LETTO DI PROCUSTE», sostenevamo, di contro agli “ottimisti”, che la Grecia quasi certamente si incamminava sulla via della bancarotta, e avanzavamo una tesi “provocatoria”, che il default, se nazionalizzato e pilotato, sarebbe stato, per le masse popolari, un’alternativa migliore della cura da cavallo richiesta dai mercati, ovvero dai grandi predatori finanziari.

Scrivevamo: «Ma che accadrebbe se la Grecia decidesse d’un botto d’uscire dall’Euro e dall’Unione? Se decidesse unilateralmente di nazionalizzare e pilotare il default, ripristinando la sua moneta e svalutandola decisamente? O addirittura annullando il debito? Accadrebbe che i creditori sarebbero gabbati, che l’economia greca, pur restando nel quadro del capitalismo, riprenderebbe a camminare e ad esportare, attirerebbe non solo una gran massa di turisti, probabilmente anche di investimenti stranieri a causa del vantaggio rappresentato dal differenziale di cambio e dai bassi costi di produzione. Accadrebbe, questo è quel che più conta per milioni di greci, che eviterebbero la cura da cavallo».
Propio in queste ore giunge la notizia che  l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha tagliato a livello junk , ovvero bond SPAZZATURA, i titoli di credito emessi da Atene,  i quali dunque rischiano di diventare inutili anche come ‘merce di scambio’ con la Bce per ottenere liquidità. S&P stima che “in caso di ristrutturazione del debito greco o di default, la percentuale di recupero per i bondholder (i proprietari dei titoli greci, Ndr) sia compresa tra il 30 e il 50 per cento. Standard & Poor’s, considera infine ineluttabile un aumento del costo del debito. Le stime sono per un rapporto fra debito e pil al 124% nel 2010 e al 131% nel 2011 a fronte di una crescita del pil reale piatta nel periodo 2009-2016 mentre il pil nominale tornerà a livello del 2008 solo nel 2017.
Così le borse, non solo quella di Atene, sono crollate, trascinando anche l’Euro all’in giù, mettendo immediatamente a repentaglio il Portogallo, mentre i rendimenti delle obbligazioni decennali della Grecia hanno superato la barriera del 9% per la prima volta dal 2001, anno di ingresso della Grecia nella zona euro e quelli dei titoli biennali sono schizzati al record del 12% (livelli che gli “ottimisti” solo un mese fa ritenevano impensabile!). 
Per questo, alle prese con una crisi che potrebbe travolgere anche il nostro paese, consigliamo di rileggere, o leggere per chi ancora non l’avesse fatto, quanto scrivevamo ne «IL LETTO DI PROCUSTE».

2 pensieri su “GRECIA: PERCHÉ IL DEFAULT È MENO PEGGIO DEL “SALVATAGGIO””

  1. mario dice:

    Secondo me le "masse popolari" pagheranno il default così come lo hanno pagato in Argentina. Basta dare un'occhiata a questa tabella per rendersi conto di quanto è aumentata la povertà dopo quell'eventohttp://1.bp.blogspot.com/_GkH27oJFYrY/S9at3qk–ZI/AAAAAAAAB5c/Ug2aJ6D6njc/s1600/1+argentina.jpegMi sembra veramente singolare parlare della possibilità di torme di turisti in una situazione nella quale aumentano i disoccupati in tutta Europa come modo per uscire dalla crisi economica. Con tutto il rispetto ma gli articoli mi paiono un pò superficiali.

  2. Rivoluzione Democratica dice:

    Ci sono almeno du varianti del default. Quello argentino, che non auspichiamo, e quello della nazionalizzazione del default, in altre parole una politica economica che faccia pagare la crisi a chi in qusti anni si è arricchito. Questa è appunto la posizione di buona parte della sinistra greca: Annullare il debito, uscire dall'Eurozona e riconquistare la sovranità monetaria. La qual cosa implica un radicale cambio di guardia al governo di Atene

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