SE TOCCHI ISRAELE
Mettiamo tra virgolette la qualifica, non per sottovalutare le loro competenze in altri campi, ma perché nessuno di loro era un addetto a questioni di diritto internazionale o di libertà di stampa.
E’ banale ricordare che lo scopo di una riunione di una commissione parlamentare non è quello di aprire una discussione accademica, ma di studiare nuovi divieti e nuovi motivi per mettere la gente in carcere.
La tecnica per imporre il controllo sulla rete è sempre quella, usata anche in ambiti assai diversi.
Si parte dall’inevitabile rumore di sottofondo che la libertà di pensiero comporta. In questo caso, si segnala un sito assolutamente demenziale, ma proprio per questo innocuo, in cui qualche individuo disturbato e razzista lancia insulti collettivi contro tutti gli ebrei, per dire che c’è nel mondo una “emergenza antisemitismo” addirittura paragonabile a quella appena prima dell’avvento di Hitler.
Poi, di slittamento semantico in slittamento semantico, si arriva al vero obiettivo: i siti che portano aiuti concreti ai palestinesi o che denunciano i crimini commessi dallo Stato d’Israele. Così, per escogitare qualcosa per mettere al bando il sito Infopal , che si dedica esclusivamente a riportare notizie su ciò che avviene in Palestina, uno degli auditi, Stefano Gatti, dice che in quel sito “non c’è un utilizzo di stereotipi anti-ebraici classici, ma attraverso la demonizzazione dello stato ebraico, si trasforma Israele in una sorta di ebreo delle nazioni”.[1]
Siti citati per nome o – più tardi, in un retorico programma su Rainews che ha fatto seguito all’incontro – per immagini.
Fiamma Nirenstein è però riuscita a superare ogni livello precedente di foga repressiva: dopo aver denunciato come “antisemiti” anche i siti che dicono che Israele attua politiche “naziste”, perché “banalizzerebbero l’Olocausto” [2] , afferma testualmente che bisogna agire contro un negazionismo “terribile” quanto quello dell’Olocausto – il “negazionismo archeologico” che metterebbe in dubbio il “legame eterno” che unirebbe gli ebrei alla Terra Santa.
Detto in un’audizione parlamentare che mira a introdurre leggi repressive, significa mettere al bando tutta la nuova archeologia e storiografia, di origine quasi esclusivamente israeliana, che mette in dubbio i racconti biblici e la pura discendenza da Giacobbe degli attuali cittadini israeliani; nonché chi, come Shlomo Sand, afferma che il sionismo è un costrutto del tutto moderno, nato nel solco dei nazionalismi europei ottocenteschi.
“Smascherare il terrorista Obama e deportare i palestinesi”
Per dare un’idea dell’estremismo di Fiamma Nirenstein, la signora ha da poco lanciato un appello intitolato “CON ISRAELE, CON LA RAGIONE”, dove si attaccano violentemente due storici sostenitori di Israele, i francesi Alain Finkelkraut e Bernard-Henri Levy, rei di aver criticato alcune politiche del governo di estrema destra di Binyamin Netanyahu.[3]
Il principale audito dalla commissione era un certo Andre Oboler, arrivato per l’occasione dagli antipodi, che di mestiere fa il “chief executive officer di Zionism on the Web” e collabora con la commissione per le scuole della B’nai B’rith Anti-Defamation League. Una nota curiosa: Andre Oboler, pur essendo cittadino australiano, fu il delegato del Ministero degli Affari Esteri israeliani per il Regno Unito al Young Jewish Diplomatic Leadership Seminar. [4]
Se digitate Oboler e JIDF su Google (4.240 risultati), troverete che Andre Oboler collabora in maniera molto intensa con un’organizzazione chiamata Jewish Internet Defense Force o JIDF. La JIDF, sul proprio sito, dice di fornire “cutting edge pro-Israel advocacy” e si occupa di monitorare con ogni mezzo Wikipedia, Facebook e Youtube.
Alan D. Abbey , fondatore dell’importante agenzia israeliana Ynetnews ha pubblicato, per conto dello Shalom Hartman institute (un’associazione parareligiosa e di destra, con sede a Gerusalemme) un’interessante intervista con un dirigente della JIDF.
Dall’intervista, apprendiamo che il nome JIDF ricalca volutamente quello delle “Forze israeliane di difesa” (IDF in inglese). Ma anche:
“Quali sono gli obiettivi a breve e lungo termine della JIDF?”
“Uno dei nostri obiettivi a breve termine è quello di smascherare Barack Obama [allora ancora candidato alla presidenza degli Stati Uniti] e impedirgli di vincere le elezioni presidenziali. A lungo termine, speriamo di smascherare e combattere l’antisemitismo e le tendenze filojihadiste in rete, tra cui – ma non solo – la vasta serie di questioni che ci sono su Facebook, Google/Youtube, Google- Earth eWikipedia.”
“Cosa volete fare per smascherare Barack Obama?”
“Vogliamo continuare a tenere sotto i riflettori le questioni che riguardano i suoi legami con il terrorismo e la sua chiesa razzista e antisemita che ha sostenuto Hamas e il Reverendo Louis Farrakhan.”
“Qual è la posizione della JIDF sulla “Questione palestinese” riguardante le dispute su terre occupate?”
“I palestinesi dovrebbero essere trasferiti fuori dai territori israeliani [“Palestinians should be transferred out of Israeli territories”]. Possono vivere in uno qualunque dei tanti altri stati arabi. Siamo contro ogni concessione di terre ai nostri nemici. Siamo contro il rilascio dei prigionieri terroristi dalle carceri israeliane. Siamo contrari ad armare e finanziare i nostri nemici e a negoziare con loro. Siamo per la morale, l’etica e il buon senso e crediamo che Israele dovrebbe agire davvero come una “luce per le nazioni” perché il mondo sia al sicuro e sentiamo che Israele è davvero in prima linea nella guerra che l’Islam ci ha dichiarato.”
Gli altri personaggi presenti all’audizione erano figure decisamente di secondo piano, e hanno tutti parlato in maniera decisamente confusa e inconcludente.
A partire da Stefano Gatti, la cui organizzazione, il CDEC, ha appena ricevuto un finanziamento statale di 300 mila euro grazie all’interessamento di un deputato di destra, Alessandro Ruben.
L’Agente Betulla e la guerra ai motori di ricerca e all’archeologia
Eccitatissimo come sempre quando si tratta di reprimere qualcuno, uno degli auditi era Renato Farina, ormai forse più noto come Agente Betulla nel suo ruolo di collaboratore illegale dei Servizi Segreti. Un signore che persino secondo Il Giornale , scriveva su Israele ciò che gli dettava il signor Pio Pompa .
Poi c’era il segretario dei Seniores – gli ultrasessantacinquenni – di Forza Italia, Enrico Pianetta , presidente dell’Associazione Parlamentare di Amicizia Italia Israele (e dell’Associazione Amici del Lambro), firmatario a suo tempo della caligoliana proposta di nominare Oriana Fallaci senatore a vita [5]
Gli intervenuti di sinistra – indistinguibili comunque da quelli di destra per tono – erano probabilmente presenti per cooptazione politica:
– Francesco Tempestini, ex-socialista passato poi a lavorare con Piero Fassino, uno dei promotori della “fiaccolata per il diritto di Israele a esistere ” organizzata da Giuliano Ferrara;
– l’ex-militante del PCI Pierangelo Ferrari, molto impegnato nella difesa della letteratura italiana contro “l’esterofilia” (“mancano solo i capolavori della letteratura lappone,” si lamenta );
– Paolo Corsini, ex-sindaco di Brescia.
L’agenda comunque è stata chiaramente dettata da Oboler. Che ha spiegato che occorre imporre nuove leggi repressive e a livello globale, perché Internet è impossibile da controllare in un solo paese.
Stefano Gatti, partendo dallo stravagante sito Holywar, è arrivato poi ad attaccare siti ben più seri, dicendo che “non è accettabile che siti di questo genere possano insultare o propagare tesi di questo genere”: tra le tesi da vietare anche quella che afferma che i neocon sarebbero stati coinvolti nell’attentato dell’11 settembre.[6]
Pierangelo Ferrari parlava di “pericolosità estrema”, invocava “accordi su scala internazionale tra stati” e accennava confusamente al Venezuela di Hugo Chávez come possibile sede di siti malvagi difficili da chiudere.
Renato Farina citava felice la sentenza di condanna contro Google del tribunale di Milano, unicamente per contenuti ospitati all’insaputa della società. Occorre colpire i “grandi motori di ricerca”, incitava l’Agente Betulla, dicendo che è ora di finirla con il concetto di “libertà indifferenziata”.
Per Paolo Corsini, invece bisogna smetterla con il “presunto problema del rispetto della libertà di pensiero” che “è in realtà licenza”, ma invitava anche a fare “controinformazione” contro i siti “antisionisti, revisionisti, negazionisti e cospirativisti”, tutti messi nello stesso calderone, secondo la ricetta indicata da Fiamma Nirenstein.
La Fiamma Nirenstein poi sottolineava ciò che forse più la preoccupava: il “negazionismo terribile”, “pesante altrettanto quanto della Shoa”, che è, come abbiamo visto, quello archeologico. Senza citare nomi, se la prende così con Asher Silberman, Israel Finkelstein e Shlomo Sand.
Gatti rincara la dose, attaccando chi sostiene che la maggior parte degli ebrei ashkenaziti sarebbero discendenti dei convertiti khazari e non degli antichi abitanti della Terra Santa.[7]
Bisogna dire che per totale ignoranza in questa e molte altre materie, nessuno degli altri auditi ha ripreso il tema del Negazionismo Archeologico; ma crediamo che se ne riparlerà presto.
Chiunque non legga alla lettera il cosiddetto Antico Testamento è avvisato.
Note
[1] Uno splendido esempio di slittamento semantico per arrivare dove si vuole arrivare. Un documento di qualcosa che si chiama “Osservatorio di Politica Internazionale”, intitolato “Nuove forme di antisemitismo e mezzi di contrast o dice testualmente:
“Le nuove forme di antisemitismo, infatti, spesso non sono antisemite nel loro intento bensì nei loro effetti. Si pensi ad esempio alla negazione del diritto dello Stato di Israele all’autodeterminazione: l’intento in sé non è antisemita, ma gli effetti lo sono senz’altro, se si pensa alle tensioni in Medio Oriente.”
E conclude sostenendo che l’antisemitismo – appena definito così come critica a Israele – dovrebbe essere definito dal diritto internazionale “come un crimine contro l’umanità”.
Ma la stessa Fiamma Nirenstein fa fatica a distinguere esseri umani e stati mediorientali, come ha dimostrato in una surreale audizione parlamentare intitolata Indagine conoscitiva sull’antisemitismo (27 gennaio 2010, collegata all’intervento di Eli Wiesel in parlamento), dove commenta così il banale fatto che dopo la strage israeliana a Gaza, ci sono state molte manifestazioni di protesta nel mondo:
“Si tratta di episodi pesantissimi, che in gran parte riguardano l’esistenza stessa dello Stato di Israele, inteso come ebreo collettivo”.
[2] Esistono indubbiamente paralleli tra certi aspetti della politica della Germania nazionalsocialista e quella israeliana, che hanno le loro radici in un comune retroterra di nazionalismo estremista centroeuropeo; ma la generalizzazione è indubbiamente ridicola, e finisce solo per alimentare le fantasie astoriche di nazismo come entità metafisica o come puro insulto. Però è evidente che chi accusa Israele di essere “nazista” è antinazista lui stesso e quindi antirazzista.
[3] La petizione della Nirenstein – l’equivalente di una petizione in difesa di Calderoli contro le critiche di Gianfranco Fini – è firmata da una sfilza di estremisti di destra, come Giuliano Ferrara, Magdi Allam , Alessandro Pagano (militante di Alleanza Cattolica e amico di Totò Cuffaro ), Giulio Meotti (quello della guerra a Darwin) e Riccardo Pacifici , ma anche da Paolo Mieli, presidente Rcs Libri, ex direttore del Corriere della Sera. Una firma che ci aiuta a capire la mentalità che c’era dietro la decisione di lanciare il Prodotto Oriana Fallaci nel 2001.
[4] Un incontro annuale dedicato tra l’altro a cercare soluzione alla “questione demografica”: i 750.000 cittadini israeliani che vivono saggiamente all’estero e la pericolosa tendenza delle donne arabe di fare figli.
[5] Enrico Pianetta ha fatto da padrino nel PDL per Destra Libertaria, un pittoresco gruppo di dissidenti della Destra di Storace, diretto da Luciano Buonocore, il padre dell’infausta “Maggioranza silenziosa” del 1969. I collezionisti del genere possono godersi l’Inno di Destra Libertaria “O aquila bicipite, del mondo tu sei il cuor”, che fa rima con Buonocor.
[6] Notoriamente noi non condiviamo le tesi cosiddette “complottistiche” sull’11 settembre, che riteniamo un’ipotesi perfettamente legittima ma con ogni probabilità sbagliata. Però ci vuole una dose notevole di malafede per mettere sullo stesso piano un’accusa a uomini politici statunitensi, come il Wasp George Bush, e il razzismo antiebraico.
[7] Il parlamento italiano viene così investito di una questione assai controversa e che ovviamente è del tutto irrilevante per chiunque non creda che il sangue segni il nostro destino. Ma evidentemente è un serio problema per certi sionisti.
alla lunga i palestinesi libereranno tutta la loro terra, e sarà un bel giorno; ho letto con attenzione l'articolo di kelebek, e sapere che ci somo persone che odiano così tanto i palestinesi ,mi dà il voltastomaco; per cui pur ammettendo di sbagliare non me la sono sentita di leggere le note di richiamo a vari punti dell'articolo; gramsci diceva che la pasienza è rivoluzionaria, ma non me la sento di leggere le argomentazioni naziste e razziste di chi ogni giorno approva l'olocausto dei palestinesi.
Beh, israele è uno stato nazista poiché si comporta come tale. Me ne fotto della Nirenstein.