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Francia: la crisi infinita del PCF

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[ 23 giugno 2010 ]

IL PARTITO COMUNISTA
CAMBIA TESTA E PERDE GAMBE
di Anna Maria Merlo
Domenica scorsa, 20 giugno, il Pcf ha scelto un nuovo segretario.  Marie-George Buffet, dopo nove anni, ha lasciato la leadership al suo compagno di corrente, il 52enne Pierre Laurent. Questo ricambio avviene nel momento in cui il partito non riesce ad uscire dalla sua crisi ormai più che ventennale. Non è solo il PCF a soffrire. Tutta l’estrema sinistra pare avere le ossa rotte, compreso il Nuovo Partito Anticapitalista (NPA), che sembra non riuscire a riprendersi dalla sconfitta elettorale subita alle regionali. Come in Italia, anche in Francia, la crisi dell’estrema sembra essere anzituto causata da una crisi di idee (nuove) di di strategie (adeguate ai tempi).

Pierre Laurent, ex capo-redattore del giornale L’Humanité, viene da una famiglia di comunisti doc (il padre Paul era stretto collaboratore di Georges Marchais, il fratello Michel è stato a lungo alla testa dell’importante federazione Pcf della Seine-Saint-Denis). Marie-George Buffet lascia un Pcf ridotto al lumicino: alle presidenziali del 2007 non era arrivato al 2%. Il programma di Pierre Laurent è di “passare a una tappa del Front de Gauche più ampia e più popolare”, cioè approfondire l’alleanza elettorale nata nel 2009 con il Parti de Gauche del transfuga socialista Jean-Luc Mélenchon e con il gruppetto della Gauche unitaire (dissidenti ex Lcr), che ha ridato un po’ di fiato alle ultime regionali.

Ma questa alleanza non piace a una buona fetta del Pcf. Mélenchon intende presentarsi alle prossime presidenziali del 2012, cosa che escluderebbe una candidatura Pcf. Laurent non si è ancora espresso chiaramente su questo punto. Ma l’ala dei “rifondatori” – 200 persone – ha lasciato il Pcf alla vigilia del 35esimo congresso, in corso fino a domenica. Personalità note come Patrick Braouezec (che è stato a lungo sindaco di Saint-Denis), dello storico Roger Martelli o della filosofa Jacqueline Fraysse se ne sono andati dopo aver constatato “il fallimento dei tentativi di rinnovamento del partito”. I “rifondatori” considerano che l’alleanza con Mélenchon sia solo strumentale e che non ci siano più “possibilità di cambiamento all’interno del Pcf”. Questo gruppo pensa a una via d’uscita attraveso “forme nuove di pratica politica”, con una rete orizzontale, già avviata con la Fase (Federazione per una alternativa sociale ed ecologica). Per altri motivi, l’alleanza troppo stretta con Mélenchon non piace neppure agli ortodossi: 700 militanti hanno firmato un testo critico prima del congresso, per difendere “una candidatura Pcf ” nel 2012 e denunciare l’intesa del Front de Gauche, che significherebbe “la cancellazione del Pcf” (in Francia il partito che non ha un candidato alle presidenziali rischia di sparire dal panorama: questa tesi è difesa anche da un’ala dei Verdi contro l’ipotesi dell’appoggio a una candidatura di Europa Ecologia). Critici anche gli amici dell’ex segretario Robert Hue, che da tempo ha già abbandonato il Pcf. Anche questa corrente vede male il testa a testa Pcf-Parti de Gauche, ma per motivi ancora diversi: pensa che sia un ostacolo “alla riunificazione di tutta la sinistra”. Per questa corrente, il Pcf non deve schierarsi a sinistra della sinistra, ma ritentare la carta della “sinistra plurale”, con il Partito socialista e Europa Ecologia.
Fonte: IL MANIFESTO BLOG del 19 giugno 2010


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