[ 22 giugno 2010 ]
LA VITTORIA ZOPPA DELLA FIAT
svelato il piano “C” di Marchionne
Che la stragrande maggioranza dei lavoratori avrebbe partecipato al Referendum lo si sapeva. Che il 30/40% degli operai (sono i dati che ci hanno fornito alle ore 23:30 i sindacalisti dello SLAI Cobas —
il loro sito sta aggiornando i dati man mano che procede lo spoglio dei seggi) avrebbe tenuto la schiena diritta votando “NO”, questo non era affatto scontato. Il risultato uscito dalle urne (che è esattamente quello che si augurava la sinistra operaia) non soddisfa la FIAT poiché attesta l’esistenza di un ampio zoccolo duro di Resistenza Operaia ad un piano che proprio l’annichilimento di questa Resistenza poneva come precondizione.
Che farà dunque Marchionne visto che non ha ottenuto il plebiscito che si aspettava? Visto che non ha sfondato malgrado l’appoggio di un’armata sindacale e politica di un’ampiezza senza precedenti?
Proprio mentre si son chiuse le urne le agenzie battono la notizia che la FIAT avrebbe un piano con tre varianti, di cui la “C” diventa la più probabile. Sentiamo:
«La Fiat ha ripreso a riflettere sulle varie opzioni: trasferire la produzione della nuova Panda dalla Polonia (Tychy) a Pomigliano (“piano A”) forte del voto nettamente favorevole degli operai; mantenerla in terra polacca (“piano B”); chiudere Pomigliano e riaprirlo, sempre per produrre la Panda, con una nuova società (una newco) riassumendo tutti i lavoratori con il contratto aziendale
frutto dell’intesa separata (
Piano “C”). Uno scenario pieno di incognite. E il pallino dopo il voto di domani tornerà nelle mani di Marchionne, non certo soddisfatto, e non l’ha nascosto, per l’evoluzione della situazione.
“Non è detto che la soluzione finale sia il cosiddetto “piano C” – spiegavano ieri fonti della Fiat – ma certo fin dal primo momento, e pervicacemente, abbiamo studiato tutte le possibilità perché sia garantita la piena praticabilità dell’accordo”. Il “piano C” è in campo e, dunque, nessuna ipotesi può essere esclusa. La mancata firmata della Fiom ha cambiato la prospettiva. L’azienda, infatti, teme una sorta di “guerriglia” in fabbrica, da parte della Fiom e dei Cobas, per boicottare l’intesa che salva l’impianto e l’occupazione ma introduce i 18 turni di lavoro, limita lo sciopero e penalizza, con qualche forzatura, le astensioni oltre i livelli fisiologici. Basterà un ricorso alla magistratura o uno sciopero per il turno di sabato (la Fiom non avendo firmato l’accordo non sarà sanzionabile) per far ritornare la fabbrica ai tassi di inefficienza del passato».
(la Repubblica on line del 22 giugno, ore 22:00)
Ecco dunque cosa potrebbe accadere: che Marchionne chiuderà lo stablimento di Pomigliano per consegnarlo ad una nuova società formalmente separata dalla FIAT, la qual cosa potrebbe consentire il licenziamento in massa e la riassunzione solo dei lavoratori che hanno mostrato di accettare supini il ricatto, tagliando fuori dunque i sostenitori sia della FIOM che dello SLAI Cobas. Che questa sia l’ipotesi più probabile lo dimostrano le dichiarazioni pelose che proprio questa sera, mentre gli operai stavano ancora votando, hanno rilasciato diversi sindacalisti gialli nonché politici (gialli) come Bersani, che evidentemente la sanno lunga.
Si aprirebbe dunque uno scenario inquietante, pieno d’incognite e, diciamolo, aperto a diversi esiti. Se davvero la FIAT, dopo il grande ricatto, decidesse davvero di usare la mannaia per decapitare la Resistenza Operaia, lo scontro (salvo un repentino dietrofront della FIOM) si farebbe davvero duro e senza esclusione di colpi. La FIAT che non ha stravinto col referendum, cercherebbe di farlo con altri mezzi. Per la Resistenza Operaia, non solo quella di Pomigliano, sarebbe una questione di vita o di morte.
Saranno lasciati soli gli operai di Pomigliano? In questo caso sarebbero spazzati via. Un’altra musica avremmo se la solidarietà si estendesse e se altri pezzi di proletariato si mettessero in movimento. Lo sciopero riuscito di venerdì scorso a Mirafiori, quelli, riuscitissimi, svoltisi ieri mattina e oggi pomeriggio alla Piaggio di Pontedera, fanno ben sperare. Tutti hanno capito che dall’esito della battaglia di Pomigliano dipendono le sorti di milioni di lavoratori, che quindi non si possono lasciare soli.