ISTERIA ANTI-SERBA
Ognuno può immaginare cosa rappresenti oggi l’Italia per un cittadino serbo. Non abbiamo alcuna simpatia per gli ultrà serbo-cetnici, ci viene tuttavia il voltastomaco per l’ipocrita esecrazione degli italioti nazionalisti per essersi visti restituire una parte infinetisimale della violenza che essi scaricarono addosso alla Jugoslavia per dare vita allo stato narco-papponico chiamato Kosovo. Crimine di cui essi vanno ancora fieri. Per mezzo dei suoi difesori il simil-rambo ultrà serbo ha chiesto scusa all’Italia. A quando le scuse italiane al popolo serbo?
Gli incidenti provocati da elementi che ostentano simbologie e slogan “ultranazionalisti serbi”, sia a Belgrado lo scorso 10 ottobre (manifestazione contro il “gay pride” svoltosi in
contemporanea) sia a Genova ieri sera 12 ottobre (in occasione della partita Italia-Serbia, che perciò non si è potuta svolgere) contribuiscono ad accentuare l’immagine già negativa che è stata appiccicata addosso alla Serbia e ai serbi negli ultimi 20 anni.
Addirittura il presidente del Senato Renato Schifani ha dichiarato: “Quello che è accaduto ieri allo stadio di Genova (…) mostra il volto peggiore di un’Europa ancora troppe volte attraversata dalla violenza di chi rifiuta la civiltà, la dignità, il rispetto della persona”. (1) Non ci vuole una particolare fantasia per associare tale “volto peggiore” alla Serbia e ai serbi, attribuendo così a tutto un popolo (etnia? razza?) il rifiuto della superiore “civiltà” di Schifani. Su questa linea si pone esplicitamente la associazione revanscista degli esuli istro-dalmati, che titola di “follia serba” e collega la violenza da stadio a “quell’odio di matrice balcanica” di cui sarebbero stati vittime le “comunità degli italiani” durante la Resistenza antifascista. (2)
Di fatto, tanti in Italia in queste ore si stanno sbizzarrendo a collegare, in buona o cattiva fede ma comunque impropriamente, le violenze degli “hooligans” con le presunte crudeltà dei partigiani jugoslavi, riassunte con la parolina in codice “foibe”. Prima dunque di entrare nel merito della questione “hooligans serbi”, è necessario sgombrare il campo dal primo e più penoso equivoco: tra i due argomenti – quello delle “foibe” e quello degli “hooligans” – non esiste alcun collegamento possibile se non quello dettato dal ben noto sillogismo razzista italiano, per cui slavi = barbari = infoibatori. (3)
Si pone tuttavia certamente la questione di quale significato dare, in termini sociali e politici, a questo fenomeno degli “hooligans serbi”. Chi osserva le cose in superficie nota che gli “hooligans” agitano la questione del Kosovo – con striscioni, slogan, e richiami al 1389, anno della battaglia di Campo dei Merli. La questione è tuttavia sollevata in termini meramente “etnici” (“il Kosovo è serbo e non è albanese”), in maniera del tutto incongruente e contraddittoria dal punto di vista storico-politico. Infatti chi abbia voglia di informarsi e conoscere un po’ di storia di quella regione scoprirà che un Kosovo completamente albanizzato – come è tornato ad essere oggi – fu il progetto, realizzato nel corso della II Guerra Mondiale, proprio del Fascismo e del Nazismo. (4) Dunque da un punto di vista storico-politico rigoroso, porre la questione del Kosovo in Serbia non è cosa priva di contraddizioni per chi si professa nazifascista e/o cetnico.
Ovviamente, chiedere rigore ideologico-storico-politico a degli “hooligans” può essere una pretesa eccessiva. Ma alla destra che è attualmente al potere in Serbia tale richiesta dovrebbe essere formulata, oppure no?
Questo è in effetti il problema che sussiste sicuramente. Con il golpe anti-jugoslavo, di cui proprio in questi giorni ricorreva il decimo anniversario, in Serbia è salita al potere una classe dirigente non solamente ultraliberista ed alleata del FMI, della NATO e della UE: a prendere il potere sono stati anche i diretti eredi di quella tradizione cetnica oscillante tra fedeltà alla integrità nazionale e fedeltà ai propri mentori e padroni stranieri. L’atteggiamento dei cetnici di allora non è diverso da quello dei cetnici di oggi (intendiamo quelli veri, dall’ex Ministro Vuk Draskovic in poi, e non gli “hooligans”): oggi come allora i collaborazionisti dell’occupante straniero hanno accettato lo squartamento della Jugoslavia e la secessione del Montenegro e del Kosovo (5) proprio mentre si gongolano tra simbologie reazionarie e nostalgiche, revisionismo storico anti-partigiano, e sciovinismo anti-islamico. (6)
Certamente, negli stadi e nelle piazze l’estremismo teppista trova anche alimento nei settori sociali sconfitti, delusi ed impoveriti dagli eventi balcanici degli ultimi 20 anni – inclusi ovviamente i profughi dallo stesso Kosovo. Ma non ci sembra questa la componente determinante, quanto piuttosto quella costituita dai numerosissimi provocatori infiltrati dai “servizi di sicurezza” che esistono in tutte le tifoserie, calcistiche o meno, e svolgono un ruolo ben preciso e prevedibile. (7)
Quale potrebbe essere la strategia provocatoria in questo caso? Ci sono almeno due funzioni “utili” che questi “hooligans” stanno svolgendo.
Innanzitutto, gli incidenti non sono affatto “destabilizzanti” per il governo serbo. Viceversa, con essi la stessa questione del Kosovo viene relegata a questione “di ordine pubblico” e definitivamente sepolta – assieme ai serbi-kosovari, che sono oggi o profughi oppure prigionieri nei “bantustan” della provincia.
L’unica destabilizzazione possibile che gli incidenti di Genova possono arrecare è quella dei rapporti tra Berlusconi e Tadic, il cui incontro previsto in questi giorni, in occasione di un summit bilaterale, era già stato rimandato. Ma se di questo si tratta, cioè di una strategia internazionale (degli USA) per allontanare la Serbia dai paesi “amici” continuando ad isolarla, allora bisognerebbe pure avere il coraggio di parlarne apertamente, in Serbia ma soprattutto in Italia, dove invece non sappiamo far altro che professare disprezzo verso i nostri vicini jugoslavi – di tutte le nazionalità.
(1) http://www.repubblica.it/sport/calcio/nazionale/2010/10/13/news/arresti_italia_serbia-7997211/index.html?ref=search
(2) http://www.anvgd.it/index.php?option=com_content&task=view&id=10010&Itemid=111 . Razzista è stata anche la prima risposta “di massa” alle violenze che gli “hooligans” stavano scatenando nello stadio di Genova: dalla gradinata nord sono partiti cori << Zingari, zingari di merda >>: http://www.anvgd.it/index.php?option=com_content&task=view&id=10009&Itemid=111 .
(3) In questo caso il primo termine di paragone è stato semplicemente “allungato”: serbi = slavi, e dunque serbi = infoibatori. Il sillogismo non è solamente razzista e bugiardo nel merito delle “foibe” (si veda tutta la documentazione raccolta o citata alla nostra pagina: http://www.cnj.it/documentazione/paginafoibe.htm ), ma è insostenibile anche dal punto di vista strettamente storico e politico. Infatti, tra le popolazioni jugoslave, non sono i serbi ad essere stanziati al confine orientale italiano e dunque ad essere stati lì coinvolti nella Resistenza partigiana, ma casomai sloveni e croati. Gli “hooligans” di Belgrado e di Genova, per simbologia ed argomenti ostentati non possono essere da nessun punto di vista intesi come eredi dei partigiani. Ovunque sono visibili le foto del capo dei teppisti di Genova con il braccio teso nel saluto nazifascista e gli elementi grafici celtico-nazisti tatuati sul corpo; inoltre, tutti i commentatori parlano di “estremisti di destra” per quanto riguarda questi “hooligans”, sia quelli di Belgrado che quelli di Genova.
(4) http://www.cnj.it/documentazione/KOSMET/foto.htm . L’opzione “nazionalista serba” in campo nazifascista fu a quel tempo minoritaria e perdente: i collaborazionisti serbi degli italiani e dei tedeschi (Nedic, Ljotic) *accettarono* l’amputazione del Kosovo dalla Serbia ed anzi contribuirono a metterla in atto. Sul fronte antifascista c’erano inizialmente gli ufficiali monarchici di Draza Mihajlovic – i cosiddetti cetnici – i quali però erano molto più ostili ai comunisti che non ai nazifascisti: cosicchè si mossero con tanta ambiguità da essere ben presto “scaricati” dagli Alleati angloamericani, che trovarono più affidabile appoggiarsi al patriottismo internazionalista jugoslavo dei partigiani di Tito. Nella fase finale della II Guerra Mondiale, quelli tra i cetnici che non si erano già sbandati combattevano al fianco dei nazifascisti.
(5) Si veda: http://www.cnj.it/POLITICA/serimo2003.htm , http://www.cnj.it/POLITICA/cnj2008.htm .
(6) Abolita nel 2001 la festa nazionale della Jugoslavia multinazionale – il 29 Novembre -, il nuovo inno nazionale della Serbia è oggi la litania bigotta “Boze Pravde” (“La giustizia divina”), le immagini di Draza Mihajlovic campeggiano ovunque ed il fatto che i giocatori in campo usino la simbologia delle “tre dita” è un qualcosa che ai tempi del tanto vituperato Milosevic era inconcepibile.
(7) << Il Pd chiede al ministro degli interni “di capire come sia stato possibile che questo gruppo di violenti sia potuto giungere in Italia, a Genova e dentro allo stadio con tutto il corredo di armi improprie senza che nessuno sia stato in grado nè di fermarli, nè di isolarli e nè di disarmarli. (…) “Non erano venuti soli a Genova”, ha osservato da parte sua il presidente della Federcalcio serba, Tomislav Karadzic, confermando in sostanza quanto da lui detto ieri sera a Genova subito dopo la sospensione della partita: per Karadzic infatti si sarebbe trattato di un piano preordinato della tifoseria ultras per creare incidenti e far saltare l’incontro. (…) “Mi domando una cosa: chi ha permesso a questi disgraziati di entrare in Italia?”. E’ quanto si chiede il sindaco di Genova, Marta Vincenzi. (…) La Vincenzi rivela tra l’altro che (…) si era anche messo in contatto con la questura “e mi sono sentita dire che gli agenti erano lì ma che quelli erano dei delinquenti e si doveva evitare che finisse in tragedia. Ho capito che c’era una linea morbida per evitare la tragedia” >>. Sulla strana dinamica degli avvenimenti a Genova si veda: http://www.repubblica.it/sport/calcio/nazionale/2010/10/13/news/arresti_italia_serbia-7997211/?ref=HREA-1 , http://www.repubblica.it/sport/calcio/nazionale/2010/10/13/news/polemica_maroni-8010519 .
A Genova grazie all'abolizione dei visti voluta dall'Unione europea nei confronti della Serbia, del Montenegro e della Macedonia, i teppisti serbi, ultras che ideologicamente si rifanno al delirio cetnico che solamente un decennio fa portò allo sterminio dei musulmani di Srebenica durante la guerra di Bosnia ed alla caccia all'albanese in Kossovo, guidati da Ivan Bogdanovic hanno messo a ferro e fuoco la città ed impedito lo svolgimento della partita, valida per le qualificazioni europee, Italia- Serbia. Chi sono questi teppisti?Sono dei Nazional / comunisti rimasti orfani della propoganda di Millosheviç che vano i giro per l'Europa a dare sfogo alla loro frustrazione visto che in serbia non possono più mettere piede.Sono responsabili per una serie di crimini che tuttora non hanno avuto i responsabili alla sbarra :http://www.alb-net.com/warcrimes-img/rugove.htmhttp://www.alb-net.com/kcc/recak.htmhttp://www.alb-net.com/warcrimes-img/abri.htmhttp://www.alb-net.com/warcrimes-img/lybeniq.htmhttp://www.alb-net.com/warcrimes-img/prekaz.htm
Il fatto è che, comunque, l'Italia è una grande amica della Serbia ed una dei suoi maggiori sponsor per un rapido ingresso di Belgrado nell'Unione europea e la Lega Nord, il partito di Bossi e tutti i comunisti Italiani per devozione e servilismo verso la Russia che telecomanda la serbia, ha sempre espresso simpatia per i nazionalisti serbi durante la tremenda guerra fratricida del Kossovo. Il sospetto, dunque, che Maroni non sia proprio il più legittimato a parlare circa gli antefatti politici che hanno coperto ideologicamente i gravi fatti di Genova, nel corso dei quali sono state tra l'altro date alle fiamme due bandiere albanesi, è forte. Certamente, al di là dei buoni propositi espressi dal governo serbo e dall'ambasciatrice di Belgrado a Roma, la Serbia martedì sera ha dimostrato di non essere ancora assolutamente pronta per l'Unione europea perché ancora non sa collaborare con efficienza con gli Stati che di tale Confederazione fanno parte.