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Silla Berlusconi: Plutarco è di lei che sta parlando

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[ 29 ottobre 2010 ]

TRANNE I CAPELLI
la prima volta come tragedia, la seconda come farsa

di Maurizio Fratta

«Sil… fu allevato in una maniera non ricca.
Ancora giovane abitava in una casa non sua, cosa che gli venne rinfacciata quando parve che la fortuna lo avesse aiutato più del giusto. Vivendo fastosamente e menandone vanto si racconta che un uomo probo e dabbene gli dicesse «Come puoi tu darti vanto di essere un uomo onesto se non avendo ereditato un soldo da tuo padre , possiedi tante ricchezze?»
Allora non si viveva già più in grande rettitudine  e con purezza di costumi; si tendeva alla depravazione e si desideravano lusso e ricchezze. Tuttavia erano tenuti in eguale dispregio sia coloro che dilapidavano cospicue ricchezze sia quelli che non conservavano la povertà dei loro antenati.


L’aspetto generale della sua persona fu quale risulta dalle statue.
Per capire quale fosse l’indole dell’uomo si dice che, quando era giovane e non si era acquistata rinomanza, se la faceva coi mimi e coi buffoni e insieme ad essi si dava ad ogni sorta di crapula; e quando poi divenne padrone di tutti, adunava in casa sua tra la gente di teatro i più impudenti e corrotti e, bevendo e trincando, gareggiava con loro nel raccontare le storielle più sporche: abitudine non degna della sua età matura e più ancora del suo pubblico ufficio che lo portava a trascurare molti affari dai quali era richiesta premura e ponderazione. Infatti quando banchettava nessuno poteva ardire di parlargli di affari. Di solito era un uomo attivo…ma appena sedeva a tavola tra i commensali di quella fatta,
diveniva calmo, piacevole con gli istrioni, i cantanti e i saltimbanchi, facendosi con essi arrendevole e disposto a subire ogni familiarità.
La sua inclinazione ai piaceri amorosi pare contribuisse alle abitudini lascive; perché si lasciava dominare dalla voluttà e non sapeva frenarsi neppure da vecchio.

Sil… pensando che la rinomanza acquistatasi fosse sufficiente per ottenere anche uffici politici si presentò candidato ….piegando una parte del popolo con lusinghe e l’altra anche con la corruzione. Ottenuta la carica, in uno scatto d’ira, rivolgendosi a C. lo minacciò di fare uso contro di lui della propria autorità; ma C., mettendosi a ridere aveva risposto: «Hai proprio ragione di credere che codesta autorità è tua. La hai perché te la sei comprata» .

Sil…non solo udiva con piacere che lo si giudicasse favorito dalla fortuna, ma cooperava ad esagerare la portata delle proprie imprese, per far credere di essere assistito dal favore divino, e le riferiva egli stesso alla fortuna, o per vanagloria o perché si credeva davvero protetto da quella divinità. Infatti egli stesso scrisse che quelle azioni non deliberate in antecedenza ma tentate all’improvviso gli erano riuscite meglio di quelle che aveva ben ponderato. Gli indovini dissero che un uomo coraggioso e di singolare bellezza, messo al comando, calmerebbe tutte le turbolenze da cui era sommossa la città. Sil .. asserisce che quest’uomo era appunto lui, poiché quanto all’aspetto i capelli … gli conferivano una particolare bellezza, né si vergognava di confessare il suo valore dopo imprese così belle e grandi.
Molto pretendeva, ma molto dava; onorava ed offendeva senza ragione; accarezzava coloro di cui aveva bisogno ed era scortese con quelli che avevano bisogno di lui: sicché male si indovinava se per natura fosse dispregiatore o lusingatore. Si potrebbe dedurre che egli era iracondo e vendicativo e cercasse di mitigare queste sue inclinazioni quando ciò poteva tornare a suo vantaggio; perché stabiliva pene severissime e severi supplizi per lievi colpe e lasciava correre tranquillamente le più gravi scelleratezze…

Dichiarò la propria impunità per tutti gli atti del suo passato…
nel distribuire i beni si comportava da padrone assoluto , come giudice unico del tribunale: ciò che rendeva  i suoi doni ben più offensivi delle stesse usurpazioni. Largiva alle donne belle , agli istrioni e ai liberti più scellerati i beni pubblici ed i tributi delle città….»
(continua nella prossima puntata)

 Il testo è tratto fedelmente da “Le vite parallele dei Greci e dei Romani” di Plutarco. “Vita di Silla”  (traduzione di Almerico. Ribera Edizioni Casini Roma 1960).

Nel parallelo biografico è del tutto evidente l’impossibilità di mettere
in confronto le qualità morali e le gesta di un uomo grande del passato e quelle di un uomo piccolo del presente; ciò non toglie che quando a volte la storia sembra riproporsi con il carattere della farsa essa sovente susciti un riso amaro.

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