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14/12: in risposta a Roberto Saviano

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A PROPOSITO DI IDIOTI ED IMBECILLI
i conti tornano sempre


di A.T.


Il 16 dicembre Roberto Saviano ha indirizzato una «Lettera ai ragazzi del movimento». Data la notorietà del personaggio è subito rimbalzata sui quotidiani e, con abile regia internettara, è dilagata sul web. Invito tutti a leggerla. Vedo che in tanti hanno dichiarato il loro stupore. Io francamente no, non mi sono stupita. Ma a questo voglio arrivarci dopo.
Che dice dunque il neo-vate Saviano? Dice, col suo irritante tono da prete: c’era una manifestazione bellissima, perché pacifica, organizzata da quei bravi ragazzi dei Book bloc, che è stata guastata da «… poche centinaia di idioti…da cinquanta o cento imbecilli che si sono tirati indietro altrettanti ingenui» che si accaniscono contro poveri poliziotti per poi «piagnucolare quando vengono fermati, implorando di chiamare a casa la madre e chiedendo subito scusa».




Toni a parole durissime, che conducono dritte alla patetica ma provocatoria conclusione: «Così inizia la nuova strategia della tensione, che è sempre la stessa: com’è possibile non riconoscerla? Com’è possibile non riconoscerne le premesse, sempre uguali? Quegli incappucciati sono i primi nemici da isolare».


Si vede che Saviano non c’era, alla manifestazione. E come poteva esserci, d’altronde? Con tutto il rispetto per lui, che la camorra vuole fargli la pelle, Saviano è protetto 24h da poliziotti, gli stessi poliziotti che mentre fanno da scudo a lui, fanno da scudo al potere, e ai suoi Palazzi. 


Ricordo che Saviano disse, sempre dalla tribuna televisiva di quell’altro prete che si chiama Fazio, che vivere perennemente sotto scorta, “implica che le guardie del corpo finiscono per diventare i tuoi esclusivi amici”. Io posso capire ( senza per nulla condividerla) anche questa empatia, ma da qui a farsi paladino dei poliziotti e condannare in maniera tanto volgare non qualche testa calda, ma migliaia e migliaia di studenti incazzati, cene corre. L’empatia di Saviano per i poliziotti mi sembra sia della stessa pasta di quella del Ministro degli Interni, e dei politicanti multicolore che da giorni non fanno che condannare la violenza degli studenti e difendere la sacralità dei Palazzi del potere.


Alla fine il signor Saviano si è unito, non so se a comando, al coro dei servi di questo sistema, in particolare dei peones berlusconidi e leghisti, gli stessi che dice di combattere. Un’inconscio ubbidire ad una chiamata di correo? Saviano può recitare le omelie che vuole, resta il fatto che da giorni si discute molto più dello scoppio di violenza che della fiducia risicata ottenuta da Berlusconi. Il 14 dicembre sarà ricordato anzitutto come giorno di rivolta, non invece come il giorno della ennesima fiducia alle destre.


Che significa questo? Significa, in barba a tutti i piagnistei politicamente corretti, che lo scoppio di rabbia sociale ha centrato il bersaglio. Mille manifestazioni pacifiste, tranquille, alla Book bloc, non avrebbero mai potuto ottenere questo risultato: non più il “disagio” ma la crescente rabbia della gioventù, ha conquistato la ribalta. Non fosse che per questo, chi ha veramente a cuore la possibilità di cambiare registro, deve dire grazie a quelli che Saviano, con pelosissima saccenza chiama “idioti e imbecilli”.


Qui di idiota c’è solo chi non vuole capire, o forse fa finta di non capire, partecipando alla campagna di criminalizzazione dell’antagonismo sociale.


NB
Dicevo che la scelta di campo di Saviano non mi stupisce. Ci sarà pure una ragione se lo Stato ci tiene tanto alla sua vita, mentre per niente ha a cuore  quella dei disgraziati che ogni giorno muoiono, sul lavoro, in carcere, o vengono lasciati soli innanzi alla disperazione? Alla fine Saviano non sta con la povera gente contro le classi dominanti, ma con un pezzo delle classi dominanti contro l’altro. Insomma: è uno di loro e sempre a loro deve pagare dazio per la sua celebrità.  I potenti si azzannano fra di loro, ma quando insorge il pericolo, quello della rivolta sociale che tutti minaccia, essi fanno causa comune e schierano le loro truppe, le loro falangi, che non consistono solo di poliziotti, ma pure di intellettuali e giornalisti, insomma di opinion makers. Saviano è uno di questi. Un lacchè, si sarebbe detto in altri tempi. La qual cosa, il mai stare dalla parte di chi si ribella, l’aveva dimostrata nel novembre dell’anno scorso, in occasione della sua visita in israele, al quale dichiarò la sua appassionata solidarietà… mentre a Gaza si crepa.






 

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