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Il masochismo di sinistra…

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… e la faticosa incombenza dell’impegno politico


di Valerio Bruschini*

«Inoltre, nonostante questo trapasso da sovrano indiscusso a mendicante, il Sire di Arcore non ha più la maggioranza alla Camera dei Deputati; tuttavia, le considerazioni di questi miei amici antiberlusconiani giungono alla stessa conclusione del Cavaliere: Lui ha vinto e tutti gli altri hanno perso. In questa sede, non è mia intenzione né contrastare questo pessimismo esistenziale…»
1) Dopo la “giornata nera” del 14 Dicembre, la maggior parte delle persone, che io conosco, è di pessimo umore, perché Silvio Berlusconi l’ha fatta franca ancora una volta.
Si tratta di donne ed uomini, che appartengono alle più diverse fasce d’età, che svolgono i lavori più diversi [2] e le cui scelte politiche vanno da Rifondazione Comunista all’Italia dei Valori; hanno, comunque, un elemento in comune: un’avversione, che viene dal cuore, prima ancora che dalla testa, per il Presidente del Consiglio e per il mondo che Egli incarna e che loro detestano dal profondo.

Il loro antiberlusconismo le/li conduce, talvolta, ad essere più realiste/i del re; in questi giorni, l’umore tetro impedisce loro di prendere atto persino di un dato aritmetico e, pertanto, inconfutabile: il Sire di Arcore, partito con un esercito molto più numeroso di quello dei Suoi avversari, per salvarsi dalla disfatta finale, ha dovuto piatire/elemosinare l’aiuto/il voto di chi stava nello schieramento avverso.

Inoltre, nonostante questo trapasso da sovrano indiscusso a mendicante, Egli non ha più la maggioranza alla Camera dei Deputati; tuttavia, le considerazioni di questi miei amici antiberlusconiani giungono alla stessa conclusione [3] del Cavaliere: Lui ha vinto e tutti gli altri hanno perso.

2) In questa sede, non è mia intenzione né contrastare questo pessimismo esistenziale [4], né ribadire che il Berlusconismo è qualcosa che trascende la persona di Berlusconi e, quindi, è molto più radicato e pericoloso del soggetto, che ne fornisce la versione più sconcia e più irrespirabile, per così dire.


Vorrei, invece, chiarire, come cerco di fare anche quando parlo con queste/i amiche/amici sull’orlo di una crisi di nervi, alcune delle concause del degrado attuale.

A) Da molto, troppo, tempo si è affermato il costume di delegare ai cosiddetti politici e sindacalisti di professione, nazionali e locali, il compito di risolvere ogni problema: dall’insufficiente illuminazione del quartiere alla crisi economica mondiale.
Questo è tanto più sorprendente, se si pone mente al fatto che politici e sindacalisti hanno dimostrato, in maniera inconfutabile, che o non sono all’altezza della situazione, o che risolvono i problemi in maniera dannosa per le/i cittadine/i: basti pensare che la privatizzazione dell’acqua ha prodotto un aumento delle tariffe ed un peggioramento del servizio!


Così, sembra che la popolazione, oltre a rinunciare al suo diritto ad intervenire nella sfera pubblica, sia pure affetta da masochismo.

B) Nei luoghi di lavoro e di studio è passata sia una delle idee più reazionarie, cioè quella che afferma, candidamente e perentoriamente nel contempo, che lì non si fa politica, sia che qualsiasi “cosa che viene dall’alto” va accettata supinamente, come se fosse dettata dallo Spirito Santo e/o fosse l’equivalente dei fenomeni naturali; per tacer dell’altro “tumore”, che si è impadronito dell’organismo sociale: “Altrimenti viene peggio”.
Così, anno dopo anno, il peggio non solo è arrivato, (tra poco si pagherà il cosiddetto datore di lavoro), ma è pure partito, per far posto al … peggio del peggio.

C) Nella migliore delle situazioni, si esprime la propria solidarietà con le/i lavora/trici/tori della fabbrica delocalizzata, con il Comitato, che lotta contro l’inceneritore in costruzione a ridosso del quartiere in cui si abita, con coloro che contrastano l’ennesima Controriforma della Scuola e della Sanità; nei giorni di grazia, si appone persino la propria firma per i referendum contro la svendita finale dell’acqua pubblica alle sanguisughe delle multinazionali.


Tuttavia, a ben vedere, anche in questi casi scatta il molto insidioso meccanismo della delega, poiché la lotta viene appaltata o esternalizzata; non è escluso che, prossimamente, assumeremo gli extracomunitari, affinché si facciano carico di questa necessaria (“Perché qualcuno ci vuole, alla fine, che protesti”), ma fastidiosa e faticosa incombenza.
Comunque, si rimane incollati alla sedia del soggiorno tanto quanto i politici restano avvinghiati alle loro poltrone; forse, tra i due fenomeni c’è qualche relazione….
I luoghi, ove si tengono assemblee, conferenze e dibattiti, vengono evitati con la stessa cura con cui, nei secoli passati, ci si teneva alla larga dai lazzaretti.
Nessuno vuole trasformare in militanti o in militonti coloro che hanno sulle spalle una giornata lavorativa sempre più alienante e scandita dagli innumerevoli problemi del vivere quotidiano; tuttavia, pure la disaffezione, divenuta perpetua, nonché il radicato disinteresse per la cosa pubblica sollevano qualche perplessità, soprattutto quando si riscontrano nelle stesse persone, che si lamentano per il costante degrado della cosa pubblica stessa.

3) Neppure in sogno, mi sono permesso di immaginare le/i mie/miei amiche/amici partecipare alle mobilitazioni indette dai COBAS; tuttavia, sono rimasto abbastanza sorpreso quando ho visto che solo alcune/i sono venute/i alla manifestazione della FIOM del 16 Ottobre, anche perché, nei mesi precedenti, avevo sentito loro dire:
“ Però, ci vorrebbe qualcuno che desse visibilità al malcontento, che scuote il Paese; ma, qui, nessuno fa niente; il PD è sempre alle prese con i suoi problemi interni; Rifondazione è ridotta ai minimi termini; i Verdi sono scomparsi; … “.
Così, la sera, mentre tornavo, mi sono chiesto quale organizzazione avrebbe dovuto indire una manifestazione e con quali caratteristiche, affinché queste persone potessero prendervi parte; forse, però, io mi pongo troppe domande, o, forse, non me le pongo bene.

4) Comunque, la correttezza m’impone di evidenziare che le stesse persone sono senz’altro valide ed instancabili nel manipolare il mouse: inseguono le ultime notizie da un sito all’altro, privilegiando quelli illuminati d’immenso dallo spirito critico, dibattono in tutti i blog, firmano (telematicamente, s’intende) per lo meno un appello nei giorni dispari e due petizioni nei giorni pari, informano tutte/i coloro, a cui hanno chiesto o dato amicizia “su Facebook”, delle iniziative (indette dagli ultimi Mohicani) che scandiranno la settimana in città, dando sempre la loro adesione virtuale e partecipandovi fisicamente una volta a stagione.
Pertanto, come avrebbe detto La Nonna, celebre studiosa di Psicosociologia:
“Ma, tu dalle persone che vuoi? La pelle?”.
Ed il Nonno, umile lavoratore della vigna del Signore [5], rispondeva:
“No, voglio un Lucano”.

Avvicinandosi il Natale, vogliamo concludere in perfetta letizia:
“Amici miei,
nel vento canta ancora
la libertà
che conoscemmo allora,
amici miei,
non è finito tutto
anche se
quel tempo
non torna più per noi.”
Nomadi

NOTE


[1] Abbiamo parafrasato Maurizio Magnani, uno dei fondatori di Civiltà Laica, che, nel 2007, definì: “Rivoluzionari del mouse” quei Laici, che erano convinti di contrastare efficacemente il Vaticano cliccando furiosamente.
[2] Da questo elenco sono esclusi i cosiddetti politici di professione, che ci onoriamo di non conoscere, se non massmediaticamente.
[3] Non vi è bisogno di spiegare che, quanto sostenuto dal Presidente del Consiglio e da tutti i Suoi cortigiani, oscilla tra la propaganda e la comicità, peraltro di bassa lega.
[4] Abbiamo cercato di farlo in: “Accanimento terapeutico in Parlamento”.
[5] Non ci si riferisce al Signore, di cui parla Benedetto XVI, ma al padrone la cui vigna il nonno coltivava.

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