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Monicelli e il diritto al suicidio

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L’IPOCRISIA DI UNO PSEUDO-CATTOLICO
un contro-sberleffo per Giuliano Ferrara

di Piemme



A Giuliano Ferrara il suicidio di Mario Monicelli (del compagno Mario Monicelli) è andato di traverso. Come se non bastasse gli è come preso un attacco di bile davanti alle reazioni di sommesso rispetto che gran parte del mondo politico e della cultura ha riservato al gesto estremo del maestro del cinema italiano. Su IL FOGLIO di ieri Ferrara ha scritto: «Dovessi restare solo, molto vecchio, affaticato da un cancro e dal tedio di vivere ancora; e se mai accadesse che, ricoverato nel reparto solventi di un ospedale romano, io mi buttassi dal quinto piano e perdessi la vita nella nera malinconia di una giornata di pioggia battente; potrebbe succedere che qualcuno scriva, come per Monicelli, che è stato “lo sberleffo di un laico”. Mandatelo affanculo».

Oggi, con un editoriale dal titolo «La tiritera nichilista», ritorna sulla vicenda, prendendosela addirittura col Presidente Napolitano, poiché si sarebbe fatto “… firmatario di un tetro e ipocrita manifesto ideologico”. Ma seguiamo il ragionamento di Ferrara:«Abbiamo scoperto che una circostanza malinconica, forse addirittura disperata, può trasformarsi, nel discorso pubblico italiano, in un orgoglioso e tetro manifesto ideologico a favore della libertà, dell’autodeterminazione umana, e del loro più recente compagno in Occidente, il nulla».
Sorvoliamo per carità di patria su questa “tiritera” di vago e malinteso sapore severiniano (e parmenideo), sul fatto che il “nulla” sarebbe il destino dell’Occidente e il nichilismo la sua cifra.
Stiamo alla decisione di Monicelli di togliersi la vita. Come può questa essere tacciata di nichilismo? Anche questa volta, come spesso gli capita, Ferrara ha pisciato fuori dal vaso, e non sa di cosa parla. Monicelli ha deciso di farla finita quando ha capito  che la sua malattia l’avrebbe ridotto ad una cavia umana, ad una larva. Il nulla è la morte. A una malattia terminale che fa della morte una pena interminabile, un tormento lento ma dall’esito irrevocabile, la decisione di staccare la spina tutto è meno che scelta nichilista. E’, proprio al contrario, una scelta di vita, un atto cosciente di amore per la vita. Un coraggioso atto di amore per la libertà.


Ferrara si aggrappa sugli specchi stabilendo un’improbabile differenza tra “il diritto di buttarsi dalla finestra” e la “facoltà” di farlo. La facoltà ognuno l’avrebbe, il diritto invece no.
E chi ce l’avrebbe il diritto di togliere la vita ad un uomo? Ferrara non lo dice ma lo lascia capire, Dio e Dio soltanto. E quindi se la prende con la “scristianizzazione” dei valori, che sarebbe il portato del principio di “autodeterminazione”.


Varrrebbe ricordare a Ferrara la disputa sul “libero arbitrio”, che per Lutero non sussisteva, essendoci invece il “servo arbitrio”, per cui il destino di ognuno di noi sarebbe tracciato e predeterminato dalla volontà di Dio, e quindi a nessuno uomo è dato il diritto di infrangere il corso delle cose. A noi piace pensare che il diritto all’autodeterminazione è una secolarizzazione del principio del libero arbitrio. Principio che è alla base, Ferrara dovrebbe saperlo, non solo dei trinariciuti comunisti privi di fede, ma dello stesso pensiero liberale. Ratzinger almeno, l’ha capito molto bene, e non perde occasione per segnalare che l’Illuminismo è forse la madre di tutte le disgrazie occidentali. Togli il diritto di ogni essere umano (della persona, direbbe un cattolico) all’autodeterminazione,  e verrà quindi giù, a cascata, tutta l’architettura della civiltà occidentale, la cui “superiorità” è stata addotta,  proprio da guerrafondai come Ferrara e la Fallaci, come giustificazione del diritto dell’Occidente ad esportare a suon di guerre in ogni dove.


Cattolico? Liberale? Sanfedista? Se qui c’è un nulla, è proprio il pensiero di Ferrara, che nella sua confusione non sa più chi egli sia. 

4 pensieri su “Monicelli e il diritto al suicidio”

  1. donatella castellucci dice:

    Come scrive Valentino Parlato sul Manifesto, Ferrara non può capire il gesto di un grande italiano come Monicelli per la semplicissima ragione che lui era un comunista,lontano anni luce dal mondo greve e decadente e trasformista di Ferrara.Le azioni come queste non si spiegano a parole, non si discutono, si sentono, puoi provare solo a immaginarLe, come dice Sofri.Devi avere solo il coraggio morale e civile di agire e poi esserci il silenzio e l'affetto dei tuoi compagni e basta.Tutto il resto è inutile chiacchericcio futile e indiscreto. Donatella Castellucci

  2. simone dice:

    Gran bell'articolo. Complimenti a PiEmme. 😉

  3. Anonimo dice:

    Quante chiacchere, quanti sofismi. Si sfrutti invece l'occasione per trascinare nel ridicolo il goffo pregiudizio attinente all'attribuzione di valore intrinseco alla vita e alla dignità dell'essere umano, unitamente alla superstizione cristiana da cui procede e che anima la pagina del credente Ferrara: quella co9n tanto di Lazzaro risorto, il dio antropomorfico che impregna una donna mortale, la responsabilità collettiva del genere umano per il peccato di Adamo e il mare che si apre per far passare i profeti con dietro il popolo eletto. Il nichilismo inizia dove finisce la volontà di autoingannarsi.

  4. Anonimo dice:

    Non posso dimenticare che esitono casi diversi.Non posso dare giudizi sulla libera scelta o meno di alcuno, sarei dovuto stare nella testa del Maestro.Il tema riguarda molti. Troppi.Il suicidio di chi soffre di devastanti sindromi autolesioniste o stati d'animo alterni, per non parlare di chi si vergogna magari della propria caduta sociale in un mondo basato sulla gerarchia economica dove in certi casi ti vedi abbandonato, mi pare comunque semplicistico considerarlo con facilità una libera scelta, meditata e consapevole. Meglio fare un passo indietro e non far di tutta un erba un fascio, il rischio è perennemente dietro l'angolo…Fabio

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