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Roma in fiamme: dov’eravate “compagni” operai?

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LA VITTORIA DI SBIRRO
«Noi studenti: lasciati soli a testimoniare l’Italia che non ci sta, 
e che si ribella»

di La.S.
riceviamo e pubblichiamo



«Mentre nel Palazzo la casta allestiva la sua sceneggiata, noi studenti mettevamo in scena la nostra rabbia. Noi studenti, lasciati soli dal resto del popolo. Ancora una volta noi giovani, noi “bamboccioni”, a rappresentare l’opposizione, a dare l’esempio di cosa si dovrebbe fare e non si fa.


Noi studenti: lasciati soli a testimoniare l’Italia che non ci sta, e che si ribella. Fatta salva la FIOM, che stamattina a Roma c’era solo in modo simbolico, o i Comitati di Aquila, i lavoratori non c’erano, eppure sono loro i primi che si dovrebbero incazzare…. loro che mentre tengono in piedi questo paese vengono trattati a pesci in faccia come sudditi, traditi dai loro sindacati, ingannati dai partiti.


Dov’eravate “compagni” operai? Appello inutile: forse non siete più compagni, perché da troppo tempo portate vergogna per essere “solo” degli operai. Voi, che in molti avete votato per Berlusconi, che vi dice in faccia: “io sono io, e voi non siete un cazzo!”.



Ebbene sì: la nostra protesta non era solo contro il governo, non era solo contro il Palazzo. La nostra protesta era contro di voi, contro quelli di voi che continuano a chinare la testa, a subire umiliazioni, a voltarvi dall’altra parte. Ora vi diranno che siamo facinorosi, violenti, estremisti; perché abbiamo dato alla fiamme qualche blindato o sfasciato qualche bar di Via del Corso. Vi diranno che a scontrarsi con la polizia c’erano solo cento scalmanati. Non gli date retta! E’ il solito tentativo di criminalizzare quelli di noi che hanno avuto il coraggio di scaricare addosso al potere una parte piccola dei soprusi che noi subiamo ogni giorno. 


Vogliono spegnere sul nascere la rivolta nascente. Riusciranno a fermarla? Spero di no, ma se ci riusciranno non sarà per la forza del potere, o meglio, sì per la sua forza, ma  dove la forza è quella di riuscire e tenere buono, come un gregge, paralizzato dalla paura, la gran parte del popolo.



Dopo una giornata come quella di oggi, mi sembra lontana mille chilometri la tiritera sulla “vittoria” per tre voti di scarto comprati da Berlusconi, di questo governo di pagliacci. 
Non è solo una Vittoria di Pirro, come vanno ripetendo gli oppositori di Sua Maestà, è una Vittoria di Sbirro. Vista dalla strada e non dal palazzo una vittoria militarizzata, a suon di cariche e di botte e bastonate. Il potere è riuscito ad impedirci di avvicinarci al Parlamento. Forse ci riuscirà un’altra volta, e un’altra ancora. Ma grande è la rabbia sotto il cielo.
Siamo solo all’inizio. Speriamo».

La.S., Roma, ore sei del pomeriggio

2 pensieri su “Roma in fiamme: dov’eravate “compagni” operai?”

  1. Anonimo dice:

    Invece sono in tanti ad appoggiarvi.Ognuno protesta come puo' e come sa: anche un granello di sabbia puo' inceppare la macchina..e alla lunga scassarla irrimediabilmente.Con affettoun colletto bianco

  2. roberto grienti dice:

    ho visto il tg stasera; immagini già viste tante volte nel passato recente; non solo genoa 2001, ma anche napoli quando,se la memoria non mi inganna, a dirigere il ministero dell'interno vi era giorgio napolitano; allora fui aggredito,solo verbalmente per fortuna, nella fedarazione siracusana del prc, dove facevo parte della segreteria provinciale, per aver osato affermare che non vi era alcuna differenza fra le manganellate di scelba e di napolitano; quando feci notare che la federazione di napoli solidarizzava con i giovani aggrediti dalla sbirraglia, mi si rispose con il loro silenzio; evidentemente fra i componenti del ferderazione provinciale nessuno leggeva liberazione; vedi caro moreno la necessità di accelerare i tempi per la costruzione del partito di classe anticapitalista e comunista; per evitare che il coraggio dei giovani sfoci nel ribellismo che inevitabilmente verrà represso dalla feroce macchina del potere; d'accordo con te che la situazione è di una estrema difficoltà e complessità per carenza di quadri ed anche di mezzi finanziari ed organizzativi che non sono affatto da sottovalutare; ma intanto le nuove generazioni stanno tentando di invertire il corso dello stato delle cose; occorre saper individuare le modalità ed i tempi affinchè si costruisca un' unita di azione con la classe operaia, che dopo e nonostante decenni di sconfitte, sta riorganizzando le idee e le lotte per riconquistare diritti e democrazia; i giovani si sentono abbandonati, c'è da capirli, ma sappino che gli operai che sono stati protagonisti a pomigliano, melfi, e a torino, stanno dalla loro parte, occorre che si incontrino, per la nascita di un nucleo rivoluzionario, dal quale sortisca un big bang che sconvolga l'esistente; riconosco che in quel che dico c'è troppa retorica e fantasticheria, mi si indichi la razionalità per tramutarle in azioni razionali per sovvertire l'esistente dalle radici.

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