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EGITTO: INCHIESTA SULLE OPPOSIZIONI A MUBARAK (II)

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Refaat el-Said, presidente di «Tagammu»

seconda  parte

Il partito «Tagammu»

Una Rivoluzione «anonima e tremenda»

di Piemme


Più sotto l’intervista di Refaat el-Said 

Tagammu (Hizb al Tagammu’ al Watani al Taqadomi al Wahdawi), ovvero Partito Unionista Progressista nazionale, è un partito accreditato come facente parte della sinistra egiziana, per la precisione della “sinistra di Sua Maestà”, ovvero tollerato dal regime di Mubarak. Ideologicamente Tagammu esibisce un annacquato richiamo al socialismo, innestato sulla tradizione repubblicana e panarabista. 

Tagammu aveva suoi candidati alle recenti elezioni farsa (28 novembre- 5 dicembre 2010) che hanno visto assegnare al Partito Nazionale Democratico (PND) del dittatore 420 seggi su un totale di 518. Tagammu ha ottenuto 5 seggi (ne aveva due). Si tenga conto che la Fratellanza Musulmana, che dopo fortissimi dissensi interni decise di partecipare alle recenti elezioni, è passata dagli 88 seggi del 2005 ad uno soltanto, fatto che da solo dimostra che livello i brogli abbiano raggiunto

La partecipazione alla farsa elettorale di novembre-dicembre 2010 spiega come mai la gran parte degli egiziani consideri Tagammu un partito di regime. Alle spalle di una retorica nazionalistica e progressista il partito non ha mai smesso di seguire una politica di collaborazione col regime di Mubarak, che ha infatti ricompensato Tagammu condendogli uno spazio pubblico, seppure sotto stretta sorveglianza.

Partito secolarista, Tagammu ha sempre condannato ogni radicale forma di protesta sociale nonché il “fondamentalismo e l’estremismo religioso”, e non ha esitato a giustificare le liberticide misure repressive di Mubarak, tra cui la reiterazione, nel 2010, dello Stato d’Emergenza, proclamato nel 1981 dopo l’assassinio di Anwar Sadat. Dietro al paravento della difesa del carattere non confessionale dello Stato Tagammu ha chiuso tutti e due gli occhi rispetto alla sistematica persecuzione (arresti indiscriminati, sparizioni, torture, detenzioni senza processo e possibilità di difesa per gli accusati) di gruppi accusati di essere jihadisti. Né ci risulta che Tagammu abbia condannato la persecuzione intermittente della Fratellanza Musulmana.

Privo effettive radici tra la popolazione, se non scampoli tra l’èlite politica dominante, Tagammu non ha alcun peso nelle attuali proteste sociali. Anzi, il partito, con una risoluzione diffusa il 23 gennaio, ha dichiarato che non avrebbe aderito alla “Giornata della rabbia” del 25 gennaio, la storica marcia che ha dato il via alla sollevazione popolare che scuote il paese. «È una manifestazione inappropriata» ha dichiarato il suo portavoce Nabil Zaki. (Fonte)

Non è escluso che el-Baradey, diventato portavoce della composita e precaria alleanza che si candida, col lasciapassare USA, a rimpiazzare Mubarak e il governo mafioso del PND, imbarcherà anche i fantasmi di Tagammu.

ADDENDUM

«UN PARLAMENTO IN MANO AGLI AFFARISTI ANCHE GRAZIE AI BROGLI ELETTORALI»

Intervista concessa il 21 dicembre scorso da Refaat el-Said, presidente di
Tagammu alla testata egiziana Al-Masry Al-Youm 
Al-Masry Al-Youm: Come valuta l’attuale situazione politica all’indomani delle elezioni parlamentari? 

Refaat al-Saeed: Queste elezioni sono state le peggiori dal 1927. Nel corso della storia d’Egitto ci sono stati brogli elettorali, naturalmente, soprattutto durante l’era del presidente Nasser. A quel tempo i brogli era giustificati dalla necessità del regime di contrastare gli agenti locali dell’imperialismo. Ma adesso è peggio.

Al-Masry: Il sondaggio condotto di recente, tuttavia, ha dimostrato che le manipolazioni sono state dovute a dirigenti locali nei loro rispettivi distrettim e noin ai verici dello Stato. Sei d’accordo?

Saeed Al-: Il problema principale è che l’intera scena elettorale è truccata in modo sistematico. Le forze di sicurezza sono intervenute a favore dei candidati del Partito Nazionale Democratico. I membri delle amministrazioni locali e dei consigli comunali affiliati al PND sono stati pesantemente coinvolti nei maneggi. Dobbiamo anche essere obiettivi, non accusando solo il regime per aver violato il processo elettorale. La compravendita dei voti è una pratica consolidata per quanto disastrosa. Queste elezioni hanno messo in evidenza il fenomeno per cui una persona dovrebbe spendere 20 milioni di Lire egiziane per diventare un parlamentare. Nessuno spreca i suoi soldi ove non fosse sicuro di venire eletto, poi raccoglierà più soldi di quelli che ha speso. Di conseguenza, il deputato farà del suo meglio per beneficiare di essere un membro della camera legislativa.

Inoltre, l’acquisto di voti ha creato la necessità di usare i teppisti. Un candidato che ha i soldi ha poi bisogno di qualcuno per distribuirli, proteggere la proprie clientele soldi e intimidire gli avversari.

Al-Masry: Dato il livello e la portata delle irregolarità elettorali, come si fa a valutare il ruolo della Suprema Commissione Elettorale? 

Saeed Al-: Purtroppo la Commissione è stata creata per essere un organismo inefficace. La Commissione aveva limitate capacità di svolgere i propri compiti. Quando un candidato riporta un caso di frode, la Commissione inoltra la denuncia al Procuratore generale che poi dovrà indagare. Si tratta di un lungo procedimento, durante il quale i seggi saranno chiusi e i risultati saranno ufficializzati senza aver ancora iniziato le indagini.

Ciò di cui abbiamo bisogno è una permanente e imparziale Commissione elettorale suprema che abbia la capacità di monitorare e fermare le truffe, non una commissione provvisoria senza chiare competenze e assemblata ad hoc.

Al-Masry: Volete proporre questa idea di una commissione permanente elettorale in vista delle elezioni presidenziali del prossimo anno? 

Saeed Al-: Senza una commissione imparziale posso solo dire che le prossime elezioni saranno ancora peggio. Nelle elezioni precedenti, il presidente e il suo partito più volte hanno promesso che le elezioni sarebbero libere ed eque, ma quello che è successo in realtà era il contrario.

Noi, precedentemente, abbiamo rifiutato la presenza di osservatori internazionali, ma ora stiamo rivedendo questa posizione dal momento che abbiamo perso la fiducia nei meccanismi locali e le promesse fatte dal PND.

Al-Masry: Siete preoccupati per la presenza crescente di uomini d’affari in parlamento? 

Saeed Al-: il Parlamento si è trasformato in un’arena per gli imprenditori che vogliono fare affari. Un uomo d’affari entra nel gruppo come un piccolo imprenditore o anche un normale cittadino e attraverso una vasta gamma di relazioni con i ministri e gli organi dello Stato diversi, diventa un magnate.

Sempre più uomini d’affari stanno cercando di entrare in parlamento. Nel 2000, il 23 per cento dei parlamentari erano uomini d’affari. Nel parlamento del 2005, i loro numero è salito al 27 percento della composizione totale, e ora alcune stime suggeriscono che costituiscono il 35 percento nel nuovo parlamento.

Gli imprenditori hanno infine occupato posizioni chiave nell’ esecutivo. Molti ministri sono influenti uomini d’affari. Siamo in un sistema in cui un gruppo di affaristi domina l’esecutivo e il legislativo.

Al-Masry: alcuni sostengono che Tagammu affronta una profonda crisi a causa della vostra decisione di restare nella corsa elettorale e per aver respinto gli inviti al boicottaggio da parte di alcuni membri autorevoli del partito. 

Saeed Al-: La decisione iniziale di correre alle elezioni è stata fatta dal Comitato Generale del partito. Per quanto riguarda il boicottaggio, ho consultato i membri sia del Comitato centrale e dell’Ufficio politico, così come i sei candidati in corsa, e la maggioranza ha detto che è meglio non ritirarsi.

Al-Masry: Tagammu presenterà un suo un candidato alle elezioni presidenziali del 2011?

Saeed Al-: E ‘troppo presto per discuterne. Tuttavia, se non ci sono garanzie sufficienti per garantire elezioni libere ed eque, non presenteremo un nostro candidato. [Fonte]


* Traduzione di Piemme

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