LIBIA: UNO STATO-NAZIONE FALLITO
Angelo Del Boca, storico del colonialismo, antimperialista |
Intervista ad Angelo Del Boca
Tripoli a un passo dalla capitolazione. Fino a pochi giorni nessuno avrebbe scommesso sulla caduta di Gheddafi. La Libia – tanto per fare qualche numero – aveva un surplus di ricchezza tra i più alti in Africa. Nel 2009 le risorse disponibili per i capitoli di spesa ammontavano a 26 miliardi di euro. Il debito pubblico era fermo, ormai da anni, al quattro per cento del Pil. Un´utopia irraggiungibile per molti paesi occidentali. Perché allora questa rivolta? Lo chiediamo allo storico Angelo Del Boca, storico del colonialismo, antimperialista e profondo conoscitore della Libia.La rivolta libica ha sorpreso tutti. La Libia sembra un paese solidissimo. Cosa è accaduto?
Ho una mia tesi, diversa da quella sostenuta nei giornali. Se non si fosse mossa la Cirenaica difficilmente la sommossa sarebbe arrivata a Tripoli e non avrebbe causato la fine del regime. La Cirenaica è da sempre una regione non addomesticata agli ordini di Gheddafi perché è storicamente sotto l´influenza della Senussia. Non dimentichiamo che è la regione dove Omar al Mukhtar ha fatto la sua guerra contro gli italiani ed è stato ucciso. Per tradizione la Cirenaica non ha mai obbedito molto al regime di Gheddafi, tanto è vero che già nel ´96 il Colonnello dovette mandare addirittura l´esercito, la marina e l´aviazione per reprimere una sommossa. Non mi stupisce perciò quanto è accaduto a Bengasi. Mi sorprende, invece, che la rivolta si sia estesa anche alla Tripolitania, questo sì.
In Europa non abbiamo visto un libico andare per le strade a chiedere l´elemosina. Era un paese molto diverso da quelli confinanti. Credo che ci sia stato un input dall’esterno. Esistono alcuni gruppi di libici residenti all´estero, negli Stati Uniti, a Londra e a Ginevra, che hanno partecipato, dai blog e attraverso internet, all´organizzazione della sommossa. All´interno non conosciamo gli agitatori. Non ci sono personaggi noti o di spicco. Sappiamo però che le tribù delle montagne sopra Tripoli si sono associate alla rivolta. Tra loro ci sono i Warfalla e i Berberi.
L´integrità nazionale e statale della Libia rischia davvero di disgregarsi?
Sì. Le tre regioni se ne potrebbero andare ciascuna per la propria strada. La Cirenaica, ad esempio, subisce ancora l´influsso della confraternita senussa e potrebbe darsi un proprio governo. Non credo che a guidare il paese possa essere il figlio di Gheddafi Saif al Islam, nonostante le sue dichiarazioni liberali. Se abbattono il padre, abbattono anche il figlio. I ribelli vogliono demolire un´intera epoca e dei Gheddafi non ne vogliono più sapere. A prendere il sopravvento potrebbe essere qualche capo dei clan della montagna.
C´è da tenere sott´occhio anche il ruolo dell´esercito, o no?
Non è un grande esercito, nulla di paragonabile ai 400mila uomini dell´esercito egiziano. E´ un esercito di ottantamila uomini e in Cirenaica si sono schierati con gli insorti. E, in parte, anche in Tripolitania.
La Libia di Gheddafi, non sottovalutiamolo, è anche un impero finanziario con partecipazioni in tante banche e società occidentali. Non è così?
Berlusconi ha concluso un Trattato con Gheddafi con molta superficialità, a occhi chiusi, ben sapendo delle violazioni dei diritti umani. I libici hanno investito in Italia, ci danno un terzo del petrolio e del gas, hanno relazioni con Finmeccanica e con altre ditte che stanno lavorando in Libia. Avremo delle sorprese.
* Fonte: Liberazione del 22 febbraio 2011 intervista a cura di Tonino Bucci
E 'un peccato perché non hanno opzioni. Non possiamo ignorare questa situazione, anche se nessuno può farci niente. A chi importa veramente questo paese?
E 'specializzato nello studio dell'impero coloniale italiana, e il coinvolgimento in Libia, Etiopia, Eritrea e Somalia durante la prima parte del 20 ° secolo. Del Boca è stato il primo studioso italiano impegnato nella ricerca sui crimini commessi dall'esercito italiano in Etiopia e Libia. Durante il fascismo e la seconda guerra mondiale, prese parte al movimento di resistenza italiana.