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CHI MINACCIA CHI?

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Una manifestazione dei patrioti libici a Perugia

Resoconto della Conferenza stampa svoltasi a Perugia il 27 giugno


di Comitato per la libertà per i 3 patrioti libici

Si è svolta ieri pomeriggio, come preannunciato, la conferenza stampa organizzata dal “Comitato per la libertà dei 3 patrioti libici”, in una sala, quella della Consulta degli Immigrati, gremita di gente. Una parte dei media non era presente, vinta forse dalla sleale concorrenza del processo per il ‘caso Meredith’ o da una probabile congiura del silenzio ai danni di quelli che sono considerati i “cattivi” di turno, ossia i giovani studenti leali al governo di Tripoli, colpevoli di difendere e sostenere il loro paese, schierandosi apertamente contro l’illecito bombardamento della NATO. La Rai regionale e vari giornalisti si sono presentati puntuali all’appuntamento. Ma a riempire la sala, stupendo favorevolmente gli stessi membri del comitato organizzatore, sono stati proprio quei quei giovani libici, gli amici di Nuri, Khalifa e Abdel, che con vero coraggio, hanno scelto la solidarietà con i loro compagni di lotta, hanno deciso di non lasciarsi intimidire e di non farsi mettere a tacere, pronti a dimostrare l’irreprensibilità dei comportamenti dei loro connazionali prigionieri e l’infondatezza delle accuse loro rivolte.

Dopo una breve introduzione di Daniela Di Marco, volta a ricapitolare i fatti e le ingiuste accuse a carico degli indagati e quindi del perché il Comitato si è costituito, la parola è passata a Moreno Pasquinelli che con precisione ha ricostruito l’inquietante clima politico che ha fatto dell’Umbria, con la serie di arresti maturati in pochi anni, non solo un laboratorio per sperimentare i nuovi dispositivi giuridici liberticidi ma pure un territorio di caccia per intimidire e annientare ogni opposizione antagonista. Il Pasquinelli ha poi spiegato come la rivolta dei cittadini della Cirenaica sia stata defraudata della sua legittimità dal momento che i “ribelli” hanno invocato e subito ottenuto l’aiuto della più micidiale macchina da guerra che è la NATO. Pasquinelli ha quindi denunciato il vergognoso atteggiamento del governo italiano che in colpo solo ha stracciato il Trattato d’amicizia e di cooperazione con la Libia, e proprio in virtù del quale 180 studenti libici erano giunti a Perugia solo pochi giorni prima del conflitto. Ora che l’Italia è in prima fila nei criminali bombardamenti le autorità, con questi arresti, vogliono terrorizzare questi stessi studenti e punirli per il loro patriottismo.

E’ poi intervenuto Francesco Guastarazze il quale, ricordando che i diversi membri del Comitato, nelle settimane passate, sono stati in prima fila nelle mobilitazioni non solo per chiedere la fine dei bombardamenti NATO, ma per la pace immediata e il dialogo tra le opposte fazioni libiche, ha sottolineato la falsità delle accuse rivolte dalle potenze occidentali al governo di Tripoli (bombardamenti a tappeto, torture, stupri di massa), falsità rilevata anche dai recentissimi rapporti di Amnesty International e Human Right Watch. Non per difendere i diritti umani la NATO è intervenuta in Libia, ma per allungare le mani sulle risorse naturali del paese.

E’ in questo contesto che a Perugia la comunità degli studenti libici si è divisa, pro e contro i bombardamenti NATO, tra lealisti del regime di Tripoli e dall’altra i tifosi dell’aggressione occidentale. Malgrado le presunte minacce che i lealisti avrebbero proferito ai loro avversari, ad avere la peggio sono stati i patrioti libici, che hanno visto tre dei loro connazionali finire in prigione. La “colpa” loro ascritta è di avere manifestato pubblicamente contro i bombardamenti, sfidando le autorità italiane che vi partecipano.

Luca Tadolini, l’avvocato di Nuri, da poco tornato da un colloqui con quest’ultimo, condividendo il quadro sopra descritto, ha spiegato l’enormità e la mostruosità delle accuse in termini giuridici. Non ci sono prove concrete e sostanziali a conferma delle presunte intimidazioni e minacce che i tre arrestati avrebbero compiuto. Ha sottolineato poi che al momento sono disponibili alle difese solo stralci delle intercettazioni telefoniche, che costituiscono per altro solo dei labili indizi e non sono certo prove sufficienti per sostenere l’accusa. Animate e anche accese discussioni tra connazionali sono comprensibili, ma non sono mai degenerate in atti di violenza. Riguardo all’accusa più grave contro gli inquisiti, che avrebbero voluto occupare l’ambasciata e addirittura uccidere l’ex Ministro degli esteri libico, Tadolini ha spiegato che dalle intercettazioni si evince che non si trattava di reali intendimenti criminosi, ma di organizzare una manifestazione davanti all’Ambasciata libica e di semplici invettive verbali. L’avvocato ha poi concluso sulla natura pittoresca dell’accusa: «associazione a delinquere a carattere transnazionale»: trattandosi di una vicenda politica l’accusa avrebbe semmai dovuta essere quella di “Associazione sovversiva” (quindi 270bis e relativi ammennicoli), oppure di “Terrorismo internazionale”. Non riuscendo a provare nulla di tutto si è finito per considerare dei militanti amanti del loro paese come puri e semplici delinquenti.

la Conferenxza stampa, dopo alcune domande dei giornalisti e interventi dei presenti si è conclusa in un clima di fratellanza e di ottimismo, malgrado non sfugga a nessuno quanto la battaglia politica e legale sia difficile e lunga. Saremo tutti, domani mattina, sotto il Tribunale, mentre i giudici del Riesame decideranno se tenere in carcere Nuri oppure, come noi ci auguriamo di tirarlo fuori data l’infondatezza della accuse.

Perugia 28 giugno 2011
Il Comitato per la libertà dei 3 patrioti libici

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