I tagli lineari non si applicano alle spese militari
Tremonti non risparmia sulla guerra
di Enrico Piovesana*
Pubblichiamo questa nota di Peacereporter che dà la misura delle priorità di spesa seguite dal governo in questa fase: meno sanità, meno istruzione, meno servizi sociali, meno ammortizzatori sociali, meno pensioni, MA più guerre, più bombe e più bombardieri.
La stangata di Tremonti da 47 miliardi prevede tagli alle spese per sanità, scuola e pensioni, ma lascia inalterate le spese per le missioni militari all’estero.
Nella bozza della manovra economica, all’emblematica voce ‘spese indifferibili’, è infatti stabilito uno stanziamento di 700 milioni di euro per proroga di sei mesi (fino al 31 dicembre 2011) della partecipazione italiana alle missioni internazionali.
Si tira la cinghia su tutto, dalla salute all’istruzione, ma non sulle guerre. La cifra di 700 milioni (che comprende la guerra in Afghanistan e le missioni in Libano, Kosovo, Bosnia, Iraq, Pakistan, Somalia, Sudan e Congo) è infatti in linea con i precedenti finanziamenti semestrali.
Questo stanziamento militare, tra l’altro, non comprende le spese per la guerra in Libia, che nei primi tre mesi è costata da sola oltre un miliardo di euro (almeno 700 milioni di spese correnti per la Difesa per bombe, missili e carburante per aerei e navi, e altri 400 milioni di finanziamenti ai ribelli provenienti dal ministero degli Esteri).
Nessun taglio, nella manovra del Tesoro, nemmeno per le spese militari di riarmo, a partire dai 3,6 miliardi di euro destinati nei prossimi tre anni (lo stesso coperto dalla manovra) al programma di acquisizione di 131 caccia-bombardieri F-35.
Se questa sola folle spesa di riarmo fosse tagliata, se si ponesse subito fine all’incostituzionale partecipazione alle guerre in Libia e in Afghanistan (che attualmente costa 800 milioni all’anno), molti miliardi di euro verrebbero risparmiati, e non ci sarebbe bisogno di toccare sanità, scuola e pensioni.
*FONTE: peacereporter del 29/06/2011