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Euro in crisi? In una cittadina spagnola si sperimenta il ritorno alla peseta

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Murgados: non solo nostalgia della vecchia moneta.
Un segnale del futuro che dovrà venire

di Alessandro Galimberti*
Nostalgia del vecchio conio e del tempo che fu, o forse paura dello spettro finanziario che aleggia sull’Europa dell’euro. A pochi mesi dal ritiro definitivo delle divise nazionali – il 28 febbraio 2012 scade il termine ultimo per la consegna alle banche centrali delle monete sostituite dall’euro esattamente 10 anni fa: dopodichè diventeranno carta straccia – si moltiplicano le iniziative di quelli che… si stava meglio quando si stava peggio.

Come a Murgados, paesino di 6.500 anime nella nordica Galizia spagnola, al centro di un esperimento-nostalgia finito sulle pagine del Mundo di oggi. Già tre mesi fa, al deflagrare della gravissima crisi del paese iberico, nel borgo affacciato sull’Atlantico era stato deciso di restituire dignità di circolazione alla regal peseta. Del resto non è inusuale per uno spagnolo avere in tasca qualche spicciolo del tempo che fu: secondo la banca centrale infatti “vive” ancora l’equivalente di circa un miliardo di euro del conio che fu.

In pochi giorni, da allora, negozi e locali di Mugardos avevano rastrellato oltre un milione di pesetas, più di seimila euro. E la corsa alla peseta da allora non si è fermata, trasformando la cittadina spagnola in un terreno di sperimentazione per i nostalgici del conio nazionale di tutta Europa – quelli dei gruppi ‘Ridateci la lira’ o ‘Riprendetevi l’euro’ su Facebook – che con gli ultimi duri attacchi speculativi all’euro e ai paesi della ‘Periferia’ rialzano la testa, denunciando i ‘disastri’ della moneta unica.

Ora, con la tempesta sulla Grecia e i sinistri scricchiolii dell’eurozona, i proiettori in Spagna si sono riaccesi su Mugardos, enclave della peseta. Sulla terrazza del Club do Mar, affacciata sull’Oceano un bicchiere di vino rosso Ribeira del Duero costa indifferentemente 0,40 euro o 70 pesetas, un chilo di arance dal fruttivendolo 500 pesetas, in edicola un giornale 175, nel negozio di elettrodomestici un frigorifero 80mila.

Ogni tanto le delegate dell’associazione dei commercianti arrivano alla succursale della Banca di Spagna nella vicina città di Ferrol con borse piene di chili di pesetas in monete. La banca nazionale ha l’obbligo di cambiarela vecchia valuta in euro. I commercianti sono contenti. Ma a Mugardos la nostalgia non è solo allegria. «Quando penso in pesetas, non mi viene voglia di comprare», si lamenta una cliente della merceria della Calle del Ayuntamento. Poi guarda un vecchio biglietto da mille pesetas del 1992 con il faccione barbuto del conquistador Francisco Pizzarro: «Non eri molto bello, ma quanto valevi!».

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