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I BORGHESI SANNO DOVE ANDREMO A PARARE

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Roma 14 dicembre 2010: la Grecia è nulla rispetto a quanto accadrà in Italia  
«THE WORST CASE»
Cosa deve capitare in Italia per superare la linea rossa Bot alle stelle o gente in piazza?
da IL FOGLIO di mercoledì 13 luglio 2011
Pubblichiamo qui sotto l’editoriale de IL FOGLIO in edicola oggi. Ne raccomandiamo la lettura. Senza peli sulla lingua gli “analisti” di Sua Maestà dicono che c’è una sola maniera per evitare il crollo economico: «la Manovra tremontiana  servirà a poco, servono politiche di lacrime e sangue» per lavoratori e ceto medio. Evocano quindi “il rischio” della sollevazione popolare. Ovvero: le teste d’uovo del capitale sanno a cosa andremo incontro. Il dramma è che dall’altra parte non solo non ci sono idee, non ci sono nemmeno teste pensanti. 

«Gli analisti ragionano sulle soglie del non ritorno. Parlano Perotti e Bisin Roma. Esiste una soglia oltre la quale l`Italia potrà fare il botto? C`è chi osserva, per esempio, che il salvataggio diventa necessario quando i mercati chiedono più del 7 per cento sui titoli di stato. Passato il 5,5 per cento, Irlanda, Grecia e Portogallo hanno resistito poche settimane: superato il 7, si è reso necessario il salvataggio. E` uno scenario plausibile per l`Italia, anche se ieri la Borsa ha chiuso in sostanziale pareggio? “La volatilità dei listini è enorme, non ci si può basare, per queste valutazioni, su quello che succede in meno di 24 ore”, dice al Foglio l`economista Roberto Perotti.

Nemmeno l`andamento positivo dell`asta di ieri dei titoli di stato è decisivo: “Il quantitativo di titoli era piccolo”. Comunque sia, il professore della Bocconi, insieme con il collega dell`Università di Chicago, Luigi Zingales, sabato scorso ha scritto che “il momento del contagio finanziario è arrivato”.
Chiosa Alberto Bisin, professore di Economia alla New York University: “I mercati ci dicono che la situazione non è sostenibile e che le misure proposte non bastano. In altre parole, non si fidano del paese e di chi lo governa. Non significa che siamo al capolinea, spazi di manovra ci sono.
Quello che manca, ancora, è la volontà politica di agire: ma prima o poi ci saremo costretti”.
Scadenze certe per il futuro insomma non ce ne sono: “L`Italia si avvicina all`occhio del ciclone – si limita a prevedere Perotti – e l`esperienza internazionale dimostra che quando crolla la fiducia poi la situazione precipita in maniera rapidissima”.
Bisin concorda: “Più aspettiamo, peggio è. L`aumento dei tassi significa che, nei prossimi anni, la spesa per interessi aumenterà di qualche miliardo di euro all`anno.
Questa spesa è garantita da un lato dagli attivi patrimoniali pubblici, dall`altro, implicitamente, dal risparmio privato.
Quindi, o interveniamo sulla spesa, o dovremo farlo sul prelievo, e l`esecutivo non sembra avere credibilità e forza per farlo”.
Perotti e Zingales hanno proposto di “anticipare gli effetti della manovra e raggiungere il pareggio di bilancio entro un anno”.
Quasi 50 miliardi di manovra in 12 mesi: la cura non rischia di essere letale? Perotti elenca tre contro-obiezioni: “Primo, i mercati – questo è un dato di fatto – ridono, si fa per dire, all`idea che il governo annunci risparmi di spesa di qui al 2014, ovvero per una data in cui l`attuale esecutivo peraltro non sarà più al potere. Senza contare che i governi che nella storia sono riusciti in operazioni di rientro dei conti pubblici, hanno iniziato sempre con significativi tagli alla spesa da subito”. Ma di qui al 2014 l`economia mondiale potrebbe riprendersi e rendere più tollerabile il rigore: “Torniamo nel campo delle scommesse, e i mercati non si lasciano convincere”. Del resto, dice Perotti, “non è scritto da nessuna parte che una manovra di grossa entità debba deprimere l`economia”. Tutto sta a come si modula la manovra, come spiegano Perotti e Zingales con un vero e proprio decalogo sul Sole 24 Ore di oggi: “Risparmi e crescita potrebbero venire per esempio dalla privatizzazione delle grandi società pubbliche – anticipa Perotti – oltre che ovviamente dalla presa d`atto che siamo il paese che in Europa spende di più, in proporzione al pil, per le pensioni”. Senza dimenticare che proprio il professore della Bocconi resta uno dei più convinti sostenitori di possibili tagli alle tasse: “Ovviamente a fronte di ulteriori riduzioni di spesa”, aggiunge.
Se la politica non dovesse realizzare tutto questo, gli scenari anche per l`Europa sarebbero inediti. Parlare di “salvataggio” sarebbe semplicistico, sostiene Perotti, se non altro perché “c`è salvataggio e salvataggio.
Negli anni 70 il Fondo monetario in- ternazionale intervenne nel Regno Unito.
Dopodiché è arrivata Margaret Thatcher e il paese, oltre a restituire il prestito, ha attraversato un boom economico. In Grecia, invece, a oltre un anno da un salvataggio di oltre 100 miliardi di euro, ci troviamo a discutere di un secondo salvataggio”. Il worst case scenario per l`Italia, per ora, consente di prevedere soltanto una cosa: “Un soccorso delle proporzioni di quello greco, nel nostro caso, è insostenibile per l`Europa.
Al massimo potrebbe arrivare una mano se un`asta dei titoli del debito andasse male. Ma se il paese non riuscisse a rifinanziarsi sul mercato, sicuramente non ci saranno un anno o due per discutere su eventuali soluzioni, come sta avvenendo in Grecia, prima di dover dichiarare default”.
Attenzione, però. Spiega Bisin: “Il default arriva quando, a fronte di una spesa per interessi crescente, non c`è più nulla da tagliare o da tassare. Questo punto di rottura, in un paese come l`Italia che ha una vasta spesa pubblica e un ingente risparmio privato, è soprattutto politico e sociale.
Il livello di guardia, cioè, dipende da quando la gente scenderà in piazza perché non accetterà le politiche di austerity. Il paradosso è che più le rimanderemo, più queste politiche diventeranno dolorose. Più aspetteremo prima di tagliare robustamente e strutturalmente la spesa pubblica, più dovremo farlo in fretta e quindi in modo poco ponderato. Invece, se lo facciamo prestò e bene, otterremo un doppio risultato: mettere in sicurezza il paese e frenare l`aumento degli interessi”. Insomma: “In astratto, se nessuno fa nulla, prima o poi il debito esplode: ma uno scenario in cui nessuno fa nulla è improbabile, perché ci sono enormi pressioni dei mercati e delle istituzioni internazionali. Se non sarà questo governo – conclude – sarà il prossimo.
Non agire non è un`opzione».

4 pensieri su “I BORGHESI SANNO DOVE ANDREMO A PARARE”

  1. Anonimo dice:

    vergogna!!!! Il debito è gia esploso porca quella troia puttana. Ma che cazzo dite. Pensate davvero che siamo così stupidi? quando, e sarà presto, si dovrà salvare questo paese della minchia ci vorranno 1000 miliardi di euri(sc). Andate a fare in culo voi neolioberisti e ladri lobbisti. Occorre una commissione indipendete che esamini il problema del debito odioso. Chiudere questa cazzo di borsa della mia fava e mandare affanculo i capitalisti neoliberisti della minchia come gli autori di questo articolo. Bocconiani del cazzo.Quando arriverà il giorno del diluvio, spero proprio che queste teste di cazzo siano i primi a sparire dalla faccia della terra. Infami!!!P.S. Privatizzate questa garn coppola!

  2. Anonimo dice:

    Voi che avete studiato economia voglio dirvi una cosa. La parola economico vuol dire vantaggioso. Ora economia sana vorrebbe dire vantaggiosa per qualcuno. Ora quando io compro un bene e questo mi dura pochi mesi così che lo devo ricomprare di nuovo dov'è il vantaggio? Il vantaggio è per chi lo fabbrica e basta. Ora considerando che il numero dei fabbricanti nel mondo è una infinitesima frazione dell'intera popolazione mondiale l'economia è a vantaggio di una elite di famiglie e basta.Voi che studiate mi domando una cosa così semplice non penso ci voglia una laurea.Tutto quello che state dicendo è falso anche se contiene una logica. Voi state solo parlando dell'economia dei pochi, e le soluzioni che volete che confezionate servono solo e soltanto per mantenere un ordine delle cose. Pochi eletti e un mare di schiavi. Complimenti!

  3. Anonimo dice:

    tanti discorsi e pochi fatti, abbiamo la soluzione a portata di mano e ci fate sopra tante chiacchiere, evasori fiscali, piccole città con tre comuni, provincie, regioni ecc. e sprechi dei parlamentari, avremmo già una somma cospicua per risolvere qualche problema. ma sicuramente non interessa a chi appartiene a un ceto sociale medio alto, alto e a tutti gli intrallazzati.

  4. Anonimo dice:

    l'unico modo per uscire dai guai e'annientare lacasta nel senso elettorale,in primis riforma delporcellum anche a colpi di referendum,con degli sbarramenti al 10% il resto a lavorare,elezionidirette del popolo, anche del presidente della republica,i sig.ri candidati dovranno esporre iloro curriculum vitae dettagliati e certificatidei carichi pendenti e antimafia anche dei nonnimassimo 500 persone dalla faccia pulita con la voglia di fare e di guadagnarsi lo stipendio,sequesto non accadra'non possiamo farcela ed il tempo e'finito.

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