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MANOVRA BIS: UN PRIMO GIUDIZIO

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Chi è stato l’estensore della lettera della Bce?
Un segreto di Pulcinella

«Addolorati e soddisfatti»


Se pensano di cavarsela così, si sbagliano di grosso


di Piemme

Svolgo brevi considerazioni, dopo aver ascoltato la conferenza stampa di ieri sera di Berlusconi e Tremonti, nella quale hanno  illustrato le decisioni del Consiglio dei ministri. Prendete queste considerazioni col beneficio d’inventario, poiché ho il sospetto che non ce l’hanno detta tutta. Infine spiegherò perché questa «manovra bis», ha il fiato corto, e si rivelerà un fallimento.

Primo dato. L’ammontare non è uno scherzo. In due anni tra tagli alla spesa, cosiddetti “tagli alla politica”, nuovi balzelli e e privatizzazioni, la Manovra bis prevede una riduzione del debito di 20 miliardi nel 2012 e 25,5 nel 2013. Questi si aggiungono ai circa 40/45 della manovra già approvata dal Parlamento. Siamo quindi a 90/95 miliardi —che in vecchie lire fanno 180mila miliardi. Ben il doppio della famigerata Finanziaria del Governo Amato dell’autunno 1992.


Secondo dato. E’ con tutta evidenza una Manovra che avrà pesanti ripercussioni recessive sul ciclo economico, causando una riduzione del Pil, non solo nel biennio in questione, ma a strascico anche dopo, che secondo alcuni analisti si aggirerà tra l’uno e il due per cento. Siccome siamo già in recessione immaginate quali saranno le conseguenze. Non so quantificare quanto 1/2 punti in meno di Pil significhi in termini di posti di lavoro che andranno perduti e aziende destinate alla chiusura (tanto più perché le banche stringeranno i cordoni della borsa) e quelle che non rinnoveranno la Cassa integrazione (ce ne sono in corcolazione circa 600mila).


Terzo dato. Si tratta di una vera e propria capitolazione ai “mercati”, ovvero alla classe dominante della rendita, composta non solo di “speculatori”, ma dai banchieri e dai grandi monopoli industriali. Dopo aver “commissariato” il paese essi hanno chiesto al governo di trovare i quattrini  affinché i soldi da essi investiti in titoli di Stato conservassero valore, e quindi per salvare le banche, ergo per salvare l’euro. Hanno avuto una risposta di ampie dimensioni.


Quarto dato. Sarà sufficiente a raggiungere questi scopi? Ne dubito. Manovra e Manovra bis sono due rattoppi ad un vestito ormai sdrucito: non sol quello europeo ma dell’intero Occidente imperialistico. Se l’analisi che SOLLEVAZIONE avanza sulle cause e la natura di questa crisi storico-sistemica è giusta, avremo che i “mercati” (la rendita finanziaria) riprenderanno slancio, si avventeranno sui debiti sovrani per far soldi, visto che la depressione economica, mettendo l’industria con le spalle al muro, toglie loro ogni altra fonte per captare plusvalore.


Quinto dato. La manovra bis, oltre ad essere una vendetta antipopolare per i recenti referendum (vedi la privatizzazione a tutto spiano dei servizi pubblici) è profondamente reazionaria perché  il grosso del malloppo (anche coi tagli alle detrazioni Irpef) lo va a prendere ancora una volta tra le classi sociali  meno abbienti (vedrete quando essa sarà spiegata nei dettagli!). Essa è un pasticciato  compromesso, non solo tra le anime di una maggioranza ormai moribonda, ma pure con le opposizioni —di Sua Maestà l’euro. Furbescamente mascherati come “tagli alla politica”, quelli alla pubblica amministrazione implicano non solo riduzioni massicce della spesa sociale (che si riverbereranno quindi sui settori popolari), essi rappresentano, tanto più in un paese dal radicato municipalismo, un vero e proprio attentato, non solo alla cosiddetta “coesione sociale”, ma al funzionamento dello Stato. Le due manovre spingono il paese verso il caos sociale, politico, istituzionale.


Sesto dato. Abbiamo già detto, da questa tribuna, che la sovranità nazionale, già azzoppata con l’ingresso nell’eurozona, è stata confiscata. Berlusconi, Tremonti e Bossi sono ormai tre fantocci lusitani (senza offesa per i portoghesi). Siamo già oltre il berlusconismo, siamo entrati in un nuovo quadro politico, che potremmo definire da  repubblichetta due e emzzo degli zombi. Il Parlamento, se il governo è stato commissariato e lo Stato pignorato, è diventato un’adunanza di quaquaraqua senza reale potere legiferante. Questo è de facto già un “governo tecnico”, o se volete “del Presidente”. Le “opposizioni”, siccome ubbidiscono agli stessi committenti dei tre pagliacci, siccome non hanno alcuna idea seria, si adegueranno, tentando di salvare almeno la faccia.


Settimo e ultimo dato. Siccome il paese sprofonderà in una crisi ancora più grave, andremo incontro ad un periodo di grandi turbolenze sociali, che vedranno mobilitarsi diversi strati sociali. Lo sfascio della classe politica, e quello dei sindacati, mai stati così deboli e sputtanati, aprirà spazi enormi a nuove formazioni politiche e tenderà a trovare nuovi luoghi di rappresentanza. D’ora in avanti tutto diventa possibile.


Diamoci da fare


22-23 ottobre
assemblea nazionale

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