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NAPOLITANO: CUSTODE DELLA COSTITUZIONE O DEL CAPITALISMO-CASINO’?

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Il pontefice del finto giusto mezzo


di Piemme


«Queste classi dominanti che hanno portato il paese allo sfascio, che non sanno proporci altro che onorare i debiti da esse contratti, che quindi non possono fare altro che ubbidire ai chi sta più in alto di loro, non hanno alcun titolo ad atteggiarsi come “patrioti”. Sono loro i veri distruttori, i veri disfattisti. Prima li mandiamo a casa meglio è».

Che Napolitano ne abbia fatte di cotte e di crude non lo si dovrebbe dimenticare. Non di dovrebbe dimenticare che questo signore ha controfirmato praticamente tutte le leggi più infami, nonché quelle grottesche dei governi che ha incontrato sotto il suo mandato. Ve lo ricordate, ad esempio, il Decreto cosiddetto “Salvaliste” del marzo 2010? Quando di fatto riammise illegalmente la lista della Polverini nel Lazio? Non ci piace il Marco Travaglio, ma questi, già nel luglio 2009 fece una disamina delle uscite del Presidente nell’articolo «Tutti gli errori del Presidente». Napolitano venne quindi soprannominato il Presidente Ponzio Pilato.
In verità era una definizione, come dire, politicamente corretta. In realtà Napolitano, col passare del tempo, ha mostrato di essere un duro, un sostenitore fanatico del mondo monopolare uscito dal crollo dell’URSS, di qui la difesa ad oltranza, sotto le mentite spoglie dell’europeismo, delle oligarchie dominanti. Un difensore acerrimo dell’idea che il capitalismo (imperialista) è l’unico mondo possibile, anche fosse il peggiore dei mondi.


Chi dimentica che è stato proprio lui, in ossequio allo stato criminale di Israele, ad equiparare l’antisionismo all’antisemitismo, invocando quindi, in barba alla Costituzione, di cui dovrebbe essere garante, leggi speciali per mettere a tacere chi contesta il diritto di Israele ad esistere? E chi dimentica che Napolitano, mesi addietro, è stata la testa d’ariete per spingere l’Italia a partecipare all’aggressione neocoloniale alla Libia?


Ed è stato lui, solo due settimane fa a firmare in fretta e furia il Decreto di macelleria sociale o la “Manovra bis” di Berlusconi e Tremonti.


Ieri questo signore ha svolto un pomposo discorso all’assemblea dei ciellini di Rimini. Dietro alla consueta demagogia papalina-super-partes Napolitano ha di fatto perorato l’inasprimento delle misure di austerità, dando una spinta alle componenti oltranziste affinché, in Parlamento, la “Manovra Bis” diventi Tris, che in poche parole significa semaforo verde a fare cassa aumentando l’Iva e soprattutto mettendo nuovamente le mani sulle pensioni. Insomma: drenare altre risorse dagli strati popolari alla rendita finanziaria.


Ciò che più ripugna del suo stile, è che egli utilizzi, in dosi massicce, la retorica pseudo-patriottica. Egli ha affermato, tra gli scroscianti applausi di quella potentissima mafia affaristica che va sotto il nome di Comunione e Liberazione: «Il prezzo che si paga per il prevalere nella politica di logiche ed interessi di parte sta diventando insostenibile». Come dire: dimentichiamo di essere milionari o morti di fame, disoccupati cronici o figli di papà, banchieri o precari, capitalisti o operai. Siamo tutti italiani, salviamo la patria. Vietato insomma difendere i propri interessi di classe, vietato contrastare le misure di austerità, vietato proporre un’alternativa alle misure imposte dalle forze sistemiche.


Più che un discorso da Presidente della Repubblica, un’arringa da generale che sprona le sue truppe alla guerra. E una guerra in effetti è quella che si annuncia, una guerra economica per salvare un sistema traballante, una guerra sociale ai danni della povera gente, chiamata a stringere come non mai la cinghia per non fa fallire uno Stato, che non è affatto uno stato di tutto il popolo, un organo effettivamente neutrale, bensì un comitato d’affari delle classi dominanti.

La verità è che non ci sono nemici stranieri alle porte che minaccino la sovranità nazionale. Il paese è da tempo privato della sua indipendenza, e il debito sovrano non è altro che una delle forme della sudditanza verso il grande capitale parassitario transnazionale. Da questa sudditanza occorre liberarci, e il nemico ce l’abbiamo anzitutto a casa nostra, è costituito dalle agenzie interne del capitalismo e della rendita globali. Un nemico che sa fare bene i suoi interessi di parte, camuffandoli sotto le mentite spoglie degli “interessi nazionali”.

Queste classi dominanti che hanno portato il paese allo sfascio, che non sanno proporci altro che onorare i debiti da esse contratti, che quindi non possono fare altro che ubbidire ai chi sta più in alto di loro, non hanno alcun titolo ad atteggiarsi come “patrioti”. Sono loro i veri distruttori, i veri disfattisti. Prima li mandiamo a casa meglio è.

Diamoci da fare

22-23 ottobre
assemblea nazionale

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