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MPL (32): L’INCONTRO DI SALERNO

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Massimo Bontempelli (1946-2011)

La “sinistra rivelata” e noi

di Nello De Bellis e Tina Cuomo

Martedì 26 giugno si è svolto presso un noto locale di Salerno un incontro informale tra Moreno Pasquinelli, membro della Segreteria nazionale del MPL, ed un nutrito gruppo di simpatizzanti del Movimento, volto ad un approfondimento tematico delle tesi del MPL in funzione dell’auspicata costituzione di un circolo anche nella città campana. 


Ha introdotto la discussione Nello De Bellis, il quale ha presentato l’ospite ed affermato che la ragione profonda dell’incontro medesimo risiede nella consapevolezza sempre più diffusa della drammaticità del momento storico che stiamo vivendo, “periodo non più ordinario, ma straordinario, vista la valenza epocale della crisi sistemica del Capitalismo occidentale, che ormai si riverbera in tutti gli aspetti e in tutti gli atti della nostra vita concreta”. Ha proseguito poi illustrando i punti di convergenza e di affinità che legano, al di là delle differenti biografie dei presenti, il nucleo locale di promotori e simpatizanti con le posizioni programmatiche dell’MPl. 

In primo luogo – ha proseguito De Bellis – la comune lettura della crisi del Novecento. “Il conflitto, sempre più aspro e a tratti distruttivo, tra Capitale e Lavoro, non passa più attraverso la dicotomia classica Destra-Sinistra, Borghesia-Proletariato. Noi ci troviamo di fronte ad un Capitalismo mondializzato integralmente post-borghese e post-proletario “policentrico e ricorsivo” (per dirla con i termini di G. La Grassa) che ha sussunto ceti, classi e la natura umana stessa nel meccanismo della riproduzione sociale capitalistica. Vi è una nuova stratificazione sociale (una nuova nobiltà, un nuovo clero, un nuovo Terzo Stato) che sostituisce la classica dicotomia marxiana. Tale comunanza di approccio intellettuale è dovuta anche all’essersi formati su quella costellazione di autori che, dopo la fine del Comunismo storico novecentesco, hanno continuato, in un isolamento che i nuovi sviluppi organizzativi, mostrano per fortuna, più apparente che reale, a rispondere ad un mandato sociale e ad interpretare la crisi del nostro tempo. 

“Noi tutti – ha chiosato De Bellis (parafrasando una celebre affermazione di Dostoevskij) – siamo usciti dal cappotto di Bontempelli”. L’inizio del percorso che da Chianciano, nel 2008, portò alla formazione di Rivoluzione Democratica, trova puntuale riscontro in un’importante iniziativa della Società Filosofica Italiana di Salerno che nel febbraio dello stesso anno presentava il testo di Bontempelli e Badiale “La Sinistra rivelata”. In esso era già presente una critica della Sinistra istituzionale e del suo ceto poltico “come componente più moderna e spregiudicata del mondo del Capitale che ha totalmente interiorizzato il proprio ruolo di mediatore del consenso popolare alle politiche delle oligarchie finanziarie transnazionali, e che media questa interiorizzazione con un totale e sprezzante nichilismo.” Ciò spiega anche l’entusiasmo e l’attivismo a favore del Trattato di Maastricht e della costituzione dell’Unione Europea da parte della Sinistra ufficiale con l’eccezione di poche e sparute frange critiche e figure intellettuali. Ulteriore punto di convergenza – ha concluso il presidente della seduta – la critica dell’euro e dell’Unione Europea. “Soltanto l’MPL ,in particolar modo dal convegno di Chianciano dell’ottobre 2011, ha posto su basi serie, scientifiche oltrechè politiche, il tema dell’uscita dall’euro e dall’UE ed ha articolato, con l’Appello al Popolo lavoratore, una piattaforma credibile e rigorosa per la fuoriuscita dalla crisi. 

Altre formazioni o altri gruppi, anche quelli nati da analoghe ispirazioni intellettuali, sono preda di incertezza e di ambiguità e non osano, avendo introiettato il principio di realtà del pensiero delle classi dominanti, pronunciare la formula fatidica e liberatoria.” Si tratta ora, tale lo scopo del presente dibattito, esperire se al di là della concordanze sulle analisi, la metodologia e la proposta politica del Movimento posano trovare effettivo riscontro di massa sia a livello locale che nazionale”.

Nello De Bellis

«Slancio razionale e coraggio»
Moreno Pasquinelli, in sahariana e sandali francescani, dimentico dell’afoso pomeriggio di giugno, ha mostrato in ogni piega del suo discorso di essere sia uno studioso della politica che un militante e un rivoluzionario. Di analisi e ricette politiche sono capaci in molti, ma non conosco nessuno capace di viaggiare in tutta Italia col fuoco della giustizia che gli serpeggia in corpo. Lui è il San Francesco della politica, un romantico. Ma questa è solo la scorza di un contenuto che non è affatto romanticamente agganciato a ideali irrealizzabili.
Cosa accomuna noi filosofi salernitani a Moreno? Come l’amico Nello De Bellis evidenziava durante l’incontro di ieri, c’è una stessa lettura della crisi che stiamo vivendo, che non è solo crisi economica, ma anche crisi della sinistra.. 


Il filosofo Massimo Bontempelli, interprete di questa crisi, ha reso possibile questo passaggio. C’è stato un appiattimento della sinistra e il conflitto tra capitale e lavoro non viene più interpretato dalle dicotomie sinistra e destra. V’è poi una critica all’euro e all’unione europea che ci accomuna. C’è una sorta di feticismo dell’euro che tiene avvinte le opinioni e in questo feticismo si perde la consapevolezza del percorso storico che ci ha portati all’unione europea e all’euro… da questo feticismo ottenebrante noi siamo usciti, come anche l’MPL. 

Siamo consapevoli che attraverso l’uscita dall’euro si allenterebbe la stretta in cui siamo inchiodati. L’MPL sta facendo i conti con il mito dell’Europa come unione di popoli capaci di conservare la sovranità e l’autodeterminazione. Abbiamo creduto a lungo in quest’ideale, ma sappiamo che è stato solo fumo negli occhi. L’unione europea è una mera unione monetaria e l’Italia ha dovuto svendere la sua sovranità per entrarvi. L’Italia si è ridotta come una pezzente, svendendo i suoi settori strategici e per quale vantaggio? Ma la storia può prendere altri sentieri. Quest’unione europea ha deluso moltissime persone, la delusione è evidente sui volti, negli atti quotidiani più semplici ma è taciuta e occultata da ricettine al ritocco. Ma non possiamo permetterci il lusso di ritoccatine ai trattati che ci tengono legati mani e piedi agli standard europei. Non possiamo più postecipare la questione della sovranità. Moreno è stato chiarissimo al riguardo. La sovranità è essenziale per programmare un’uscita dalla crisi. Non possiamo galleggiare sulla crisi come tappi di sughero in balia di onde smisuratamente superiori che ci sballottano dove vogliono. 

Nè vogliamo affondare. Moreno, con una precisione degna di un certosino (ma col linguaggio più colorito di un frate) ci ha messo in guardia dal moloch-default. Recuperare la sovranità ci permetterebbe di programmare e guidare l’economia reale del paese verso lo sviluppo facendo leva su un programma di tutto rispetto. Un programma socialista, certo. Avere un ideale e un programma ispirato al socialismo è avere una macchina con quel speciale carburante chiamato giustizia sociale. L’uscita dall’euro non è un fine, così non lo era a suo tempo l’adesione all’euro. Tale uscita ha un senso se è un mezzo per uscire dall’iniquità in cui siamo impantanati. L’euro non funziona più, ci è di danno. Sul nostro presente e sul nostro futuro grava come una saracinesca chiusa: uscendo dall’euro riapriamo la saracinesca. Tutto qui. 

Per fronteggiare l’uscita l’MPL chiede la nazionalizzazione dei settori strategici dell’economia. Guardiamo ad altri esempi vicini a noi: nel 2001 l’Argentina ha dichiarato default e questa è stata la condizione per ripartire. Dobbiamo ripudiare il debito pubblico, uscire dai trattati che ci obbligano a pagare un debito che non diminuirà mai e che anzi continuerà a crescere e usare i soldi che in tal modo risparmiamo per rimettere in moto l’economia. Nazionalizzare le banche e servirsi della svalutazione per ripartire sul mercato. Insomma, come Nello de Bellis ha detto “non facciamoci spaventare dalle cornacchie”. 

Ma, e qui c’è l’interrogativo di Fabrizio Campanile “I manifesti con la colla chi li va ad attaccare sui muri della città?” C’è sicuramente molta difficoltà nel creare un fronte popolare capace di portare a compimento il discorso dell’MPL, ma è una difficoltà che investe tutti i partiti perchè c’è una crisi di militanza ovunque. Ma la militanza va ricreata riconquistando i luoghi (fisici e mentali) della politica. Con lo studio, la sincerità, il dialogo vero. Poiché se è vero che essere impegnati politicamente è un investimento esistenziale, lo possiamo vivere anche con serenità. NON occorre fare dell’impegno politico il perno d’ogni relazionarsi. Si può vivere l’impegno anche con leggera briosità. Occorre una rottura di paradigma: il fronte non si può costituire avendo in mente un certo tipo d’uomo, operaio o altro. Dobbiamo uscire da ogni riduzionismo. NON c’è un fronte individuabile come fronte d’elezione, il fronte non solo è ampio, ma è interamente da costituire attraverso l’operato del discorso. 
Compito al quale Moreno cerca di adempiere con slancio e con razionale e lucido coraggio. 

Tina Cuomo

2 pensieri su “MPL (32): L’INCONTRO DI SALERNO”

  1. Anonimo dice:

    Il Massimo Bontempelli ritratto nella foto e' lo scrittore,drammaturgo,saggista e poeta,amico di De Chirico e di Savinio,scomparso mezzo secolo fa.Sarebbe auspicabile una maggiore attenzione,almeno formale.Maurizio Fratta

  2. redazione dice:

    Ci scusiamo per lo sbaglio iniziale. La foto attuale è giusta, del compianto Massimo Bontempelli, omonimo (di qui l'errore) dell'omonimo scrittore lombardo, capofila dela corrente del cosiddetto Realismo magico, nonchè fascistissimo fondatore della ortodossa rivista di regime "Novecento".

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