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DAL PRESIDIO DEI FORCONI (2)

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Terzo giorno
di lotta e di riflessione





Siamo oramai giunti al terzo giorno del presidio dei Forconi a Villa San Giovanni. Sotto una calicola insopportabile, accentuata dal fatto di essere sull’asfalto, gli attivisti dei Forconi continuano generosamente la loro battaglia.
Come mostra il nostro video la modalità perseguita è di bloccare in modo intermittente il transito, dei mezzi pesanti e delle vetture. Si tenga conto che ciò avviene aggirando il diniego categorico delle forze di polizia le quali hanno detto chiaro e tondo che in caso di blocco totale sarebbero intervenute in maniera pesante. Così, non appena si forma una fila consistente di mezzi, i Forconi lasciano che gli automezzi defluiscano.


Ad ogni stop si discute coi cittadini, siano essi camionisti al lavoro o turisti. Si spiegano le ragioni della protesta. La simpatia è generale, quella dei camionisti è aperta solidarietà. Sono essi per primi a spegnere i motori contribuendo a fermare il traffico.
Questa vicinanza i Forconi l’avevano vista e sentita nel corso della carovana che ha attraversato la Sicilia e che ha preceduto il presidio.

Ma questa simpatia è restata una solidarietà a parole.


E’ triste dirlo, ma i Forconi sono soli, ostracizzati dai partiti, dimenticati dai media, abbandonati nel momento decisivo anche dai tanti siciliani che pur simpatizzano con la loro lotta. Ed essi sono i primi a rendersene conto. E di questo si discute, tra una pausa e l’altra del blocco, tra i Forconi venuti qui, a Villa S. Giovanni.
Che fare quando non si possiede la forza sufficiente per sferrare un colpo contundente al governo Monti e al sistema? Cosa fare per coinvolgere cittadini e movimenti? Un’altra domanda s’insinua: dove abbiamo sbagliato, se abbiamo sbagliato, da gennaio in qua?


E’ evidente che dalla straordinaria battaglia dei blocchi di gennaio, passando per la grande manifestazione di Palermo a marzo, il movimento dei forconi ha conosciuto un riflusso. Il potere ha reagito come suo solito, con l’inganno, ostentando finte aperture alle loro richieste, e poi blandendo il bastone. Chiara era la tattica: non potendo portare un attacco frontale data l’ampiezza della rivolta siciliana, si era scelta la tattica di prendere il movimento per stanchezza e sfinimento.


Vorremmo sbagliarci ma l’impressione è che, per il momento, questa tattica, ha pagato. 
Tra i militanti più in vista dei Forconi la riflessione è dunque aperta. Nessuno si nasconde che ci sono stati errori, che è stata sottovalutata la questione di dare una organizzazione più efficiente al movimento. Che c’è stato un eccesso di “movimentismo”. Alcuni sostengono che si sarebbe dovuto battere il ferro quand’era caldo, che bisognava “alzare il tiro” quando il movimento aveva la massima forza.
Ci sarà modo di tirare un bilancio e di capire come andare avanti. Nel frattempo il presidio continua. S’è detta una cosa e s’ha da fare. Ragionare si deve ma senza mai arrendersi. Non fosse che per questo ci sentiamo di ribadire: Viva i Forconi! 









Un pensiero su “DAL PRESIDIO DEI FORCONI (2)”

  1. Agostino Abbaticchio dice:

    Bisogna tenere duro e non mollare. Se non adesso, quando?

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