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NON È TUTT’EURO QUEL CHE RILUCE

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I tassi d’interesse sui BTp sul mercato primario. Sul 
secondario sono stabili oltre il 6%. Clicca per ingrandire

Una svolta? 
No si resta nel pantano


di Moreno Pasquinelli

Ultim’ora, 22:30 del31/07/2012


Quest’articolo era appena stato scritto quando le agenzie hanno battuto queste notizie: “Da Berlino: no a licenza bancaria all’ESM”. “Borse contrastate: lo spread risale (BTP al 6%). “Spagna: accelera la fuga di capitali: in 11 mesi sparti 259 miliardi di euro”. 
Come volevasi dimostrare.

Ieri abbiamo avuto quindi due eventi importanti. L’asta dei BTp e gli incontri del Segretario al Tesoro degli Stati Uniti Timoty Geithner, prima col Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble e poi, a Francoforte, con il governatore della Bce Mario Draghi. Proviamo a tirare le prime somme.



Partiamo dall’asta dei BTp. Al governo Monti non è affatto andata liscia come ci vogliono far credere. Le frasi ad effetto di Draghi hanno evitato il peggio, ma non ottenuto il risultato sperato. [1] Non c’è stato il fuggi fuggi dai titoli italiani, che sono stati tutti venduti, ma parliamo di 5 miliardi e mezzo, una bazzecola rispetto ai mille miliardi di BTp che circolano sui mercati, ed una piccola percentuale dei 450 miliardi che il Tesoro deve raccogliere di qui a fine anno (ne mancano all’appello 150). 


Ieri sera i Tg esultavano, seguiti a ruota dal profluvio di titoli ottimistici dei quotidiani questa mattina: «Bene l’asta dei BTp: tassi sotto il 6%».  Figura ingannevole: gli interessi offerti sui BTp non erano oltre la soglia del 6% e se guardiamo alla curva dei rendimenti (vedi tabella sopra) il calo dei rendimenti è ben poca cosa —infatti lo spread col Bund tedesco resta incollato a 467 punti base, 200 punti sopra il livello della primavera scorsa.
La sostanza si nasconde dietro al velo di frasi di circostanza. L’Italia, a meno che il governo non applichi un nuovo durissimo salasso sociale (col rischio di causare un vero e proprio crollo economico italiano), non può permettersi a lungo di reggere questa situazione: se vuole evitare l’insolvenza (si calcola che il costo per interessi nel 2013 salirà a circa 100 miliardi!) i rendimenti dovuti ai creditori devono scendere almeno della metà e lo spread calare altrettanto.


Che il peggio sia stato evitato, che la minaccia di un default imminente sia stata sventata, lo sapremo con certezza solo giovedì, quando il Consiglio direttivo della Bce renderà note le sue decisioni. Da parte mia mi sono già sbilanciato: escludo che la Bundesbank capitolerà alle pressioni congiunte di chi vorrebbe che la Bce acquisti quantità illimitate di titoli di stato dei paesi a rischio default —la misura che, appunto, potrebbe in linea teorica dimezzare gli spread e i rendimenti sui titoli spagnoli, italiani, portoghesi, greci ecc. 


Prendo atto che la quasi totalità degli analisti escludono l’ipotesi opposta, che i banchieri centrali di Germania, Finlandia, Austria e Olanda si mettano di traverso, non solo bloccando l’intervento della Bce, ma smentendo e dunque azzoppando il governo della Merkel. Il compromesso è la soluzione altamente probabile. La Bce verrà autorizzata ad acquistare sui mercati secondari una certa quantità di titoli. Quale quantità? A quali condizioni? E con quale tempistica? Questi i due busillis.


Se saranno adottate mezze misure la tempesta sarà solo rimandata in autunno. Una terza risolutiva operazione di acquisto SMP (Securities Markets Program) dovrà essere ben più corposa delle due precedenti. Ciò sarebbe tanto più vero se l’azione della Bce non fosse immediatamente accompagnata dall’applicazione spedita delle decisioni annunciate dal Vertice politico europeo del 28 e 29 giugno: unione bancaria e, soprattutto, accelerazione del processo di unificazione politica dell’eurozona. «Adesso per Mario Draghi viene eil difficile. (…) A Londra egli ha chiarito che la Bce non si sostituirà ai Governi: avendo questi dato la possibilità al fondo salva-Stati ESM di intervenire sui mercati dei tioli di Stato, il cosiddetto meccanismo anti-spread». [2]


Di sicuro, come affermavo venerdì scorso, la Bce non farà alcun “miracolo” che, semmai ne saranno capaci, dovranno fare i governi. «Per quel che risulta da fonti monetarie l’impianto a cui lavora la Bce non prevede l’introduzione di un Quantitative easing all’americana, ma la semplice identificazione di spread coerenti (e riservati) con gli attuali fondamentali macroeconomici, rispettivamente 250 e 300 punti base su cui dovranno convergere i debiti  sovrani italiano e spagnolo.» [3] 


Allora, e non lo diciamo per facile polemica, Paolo Barnard si sbaglia di grosso: la Bce non metterà affatto in circolazione moneta nuova di zecca, limitandosi invece ad un concambio, offrendo alle banche parte delle sue riserve monetarie in permuta di titoli sovrani tossici (questo significa acquistare sul secondario). Ben lo ha capito Nouriel Rubini. [4]


E’ in questa luce che avranno un’importanza straordinaria le decisioni che adotterà la Corte costituzionale tedesca, che il 12 settembre si riunirà (ma a quando la decisione finale?) per stabilire se il fondo (cosiddetto anti-spread) MES/ESM sia legittimo o lesivo (come di fatto è) della sovranità nazionale tedesca (figurarsi se non lede quella di un paese come l’Italia). Se la Corte affosserà l’ESM/MES, anche l’eventuale terza operazione SMP della Bce andrà ramengo e, con essa l’eurozona. Per questo è probabile che la Bce attenderà, prima rastrellare titoli, cosa verrà fuori da Karlsruhe. Insomma, salvare l’euro, in queste circostanze, con così tante variabili e interessi contrastanti in gioco, sembra davvero, come afferma sul Financial Times di ieri uno dei padri fondatori dell’euro, Otmar Issing, una missione impossibile. Egli anzi prevede una rapida fine della moneta unica. [5]


E qui veniamo al secondo evento, gli incontri bilaterali di Geithner con Schäuble e Draghi. Il potente blocco oligarchico yankee che portò al potere Obama ha bisogno che questi resti Presidente. Per questo chiede disperatamente alla tecnocrazia europea di fare tutto il possibile affinché l’euro non crolli (il suo indebolimento rispetto al dollaro sta peggiorando la bilancia dei pagamenti a stelle e strisce e incide sull’enorme deficit di bilancio ), almeno prima delle elezioni di novembre, il che farebbe letteralmente scoppiare l’economia USA, rendendo la rielezione altamente improbabile. Così si spiegano, non solo il viaggio di Geithner, ma pure le dichiarazioni tranquillizzanti dei leader europei, Merkel in testa. E si spiega anche la possibile terza operazione SMP da parte della Bce. La sorte di Obama è legata a doppio filo a quella dell’euro. Forse quella del primo è stata messa al riparo.


Forse. E’ vero che le dinamiche dei mercati finanziari non avvengono nella stratosfera, che esse sono legate indissolubilmente ai fondamentali dell’economia reale. Da questo punto di vista che l’Europa sia in recessione, che l’economia USA stagni e che quelle dei Bric zoppichino, pesa come un macigno sui biscazzieri del capitalismo-casinò, nel senso che accentuano e non attenuano la tendenza a fuggire dall’investimento, a dedicarsi alla pura speculazione finanziaria sulle valute, sui titoli, ecc. (nelle borse e fuori), a preferire la tesaurizzazione parassitaria (rendita). 


Il cosiddetto Credit crunch (stretta creditizia) è solo una delle manifestazioni che la liquidità non fluisce nell’economia reale, ma se ne resta asserragliata nella bisca, dove il denaro si valorizza (d-d¹). Ma questo accrescimento di ricchezza dei redditieri non è virtuale, è ben reale. Esso si spiega con la captazione di ricchezza, per essere precisi di plusvalore, da parte della finanza a spese dell’economia reale. Per esprimerci in una figura metaforica: la sfera della finanza, che doveva essere una sovrastruttura, ha assunto tali dimensioni da codeterminare il ciclo economico. E’ un fatto che le montagne di denaro offerte dagli Stati dopo la crisi del 2008-09, non hanno sortito gli effetti anti-ciclici sperati, ma sono state trattenute, via banche d’affari e fondi d’investimento, nel gioco d’azzardo. Invece di essere estirpato il tumore maligno è andato in metastasi e ammorba il corpo del capitalismo occidentale, gli succhia energie vitali, col rischio che lo spinga alla finale consunzione.


Solo per dare due esempi del punto di follia a cui è giunto il capitalismo a questo suo recente stadio di iper-finanziarizzazione. Lo sapevate che il periodo di detenzione media dei titoli azionari statunitensi è adesso di 22 secondi? [6] Altro che fisiologico “accorciamento dell’orizzonte temporale degli investitori! Alcune grandi operazioni speculative, grazie ai diabolici algoritmi di potentissimi calcolatori, avvengono nello spazio dei nanosecondi.


E quanti soldi secondo voi servono alla stessa speculazione finanziaria per far tremare gli Stati e dettare le loro agende politiche? «Bastano poche centinaia di milioni di euro (o decine) per muovere di una manciata di punti base lo spread tra BTp e Bund. (…) Davvero poca cosa se si considera che solo nel mese di giugno sono stati comprati e venduti BTp per un totale di 26,6 miliardi di euro, un miliardo di euro a seduta».[7]


Il capitalismo-casinò è una vettura scassata che corre verso il precipizio coi freni rotti.
Le misure dei Governi e delle banche centrali, che magari sono state immaginate come terapie per contrastare questa metastasi, hanno finito per aggravare la malattia, per nutrire il cancro. Non si esce da questo marasma se non con una svolta profonda, con misure che vadano alla radice 


Delle due l’una. O il blocco dei dominanti, messe da parte le contraddizioni interne, scatenerà un’offensiva a tutto campo per far sprofondare le masse popolari dell’Occidente nella miseria, obbligando così i lavoratori salariati a vendere la propria forza-lavoro a prezzi di saldo e ad erogarla in condizioni schiavistiche, sperando così di far ripartire un ciclo virtuoso di accumulazione, oppure le classi dominate riusciranno a fare blocco, a conquistare il potere, iniziando quindi con lo sradicamento della rendita e del capitalismo-casinò. Ineludibili le misure necessarie. Farla finita col liberismo, riportare l’economia sotto uno stretto controllo politico e quindi: mettere fuori legge i Mercati grigi (Over the counter), chiudere le borse, nazionalizzare le banche e i settori strategici dell’economia, tirare fuori i titoli di stato dalle bische dei mercati, cancellare i debiti sovrani, aiutare i lavoratori e prendere in mano la gestione delle aziende.


Ci dicono che queste misure, sono giuste solo in teoria, perché se applicate implicherebbero la fuoriuscita dal capitalismo. E cosa dovremmo fare allora? Impiccarci tutti al nodo scorsoio del debito pubblico? Accettare il genocidio sociale per tenere in piedi un sistema che ogni cinquant’anni distrugge quanto costruito dalle generazioni precedenti e che divora le risorse del nostro pianeta?

Note

[1] A proposito del ruolo delle parole e delle promesse nel capitalismo-casinò: «In una crisi di fiducia, le aspettative hanno un ruolo centrale. L’effetto delle parole del presidente Draghi ne è la riprova più evidente. Per questo, le modalità d’intervento e di comunicazione della banca centrale sono altrettanto importanti di quanto ciò che essa fa per davvero». 
Prova di fiducia nelle mani della Bce. Guido Tabellini. Il Sole 24 Ore, del 31 luglio 2012


[2] Alessandro Merlo. Il Sole 24 Ore del 31 luglio 2012


[3] Ma Gli Usa aspettano la prova del mercato. Mario Platero, Il Sole 24 Ore del 31 luglio 2012


[4] «Il primo round di acquisti della Bce è stato inefficace perché troppo contenuto, riluttante, intermittente e “sterilizzato” [dopo aver acquistato i titoli la Bce drenava pari importi di liquidità mantenendo costante la massa monetaria. Ndr]. Di fatto non sono aumentate le risorse a disposizione del sistema per una malriposta paura dell’inflazione. Serve un intervento davvero massiccio, continuato, persistente, non sterilizzato. [ovvero un Quantitative easing. Ndr]». 
L’intervista. La Repubblica, 30 luglio 2012

[5] Guido Tabellini. Ibidem

[6] Fonte: Societé generale

[7] Quelle “noccioline” che muovono gli spread. Morya Longo. Il SOle 24 Ore del 31 luglio 2012

6 pensieri su “NON È TUTT’EURO QUEL CHE RILUCE”

  1. cat62 dice:

    Moreno, peccato che quelli che la pensano come te sono ancora pochi, purtroppo.Delle due l'una. 1)O il blocco dei dominanti, messe da parte le contraddizioni interne, scatenerà un'offensiva a tutto campo per far sprofondare le masse popolari dell'Occidente nella miseria, obbligando così i lavoratori salariati a vendere la propria forza-lavoro a prezzi di saldo e ad erogarla in condizioni schiavistiche,”La ritengo la più probabile, e a me pare che con Monti sta già succedendo.La 2 purtroppo la vedo molto meno probabile!Purtroppo a me sembra che se “questi “(la classe dominata) non arrivano prima alla miseria più nera e non si rendono del perché sono arrivati a quel punto (e non è detto che se rendano conto), non riusciranno mai a coalizzarsi, “a fare blocco” E una cosa che mi scoraggia molto, mi sembra che gli hanno fatto il lavaggio del cervello. Sostengono (e con convinzione) chi li sta portando alla miseria, sostengono il liberismo, il libero mercato, il sistema capitalistico, la globalizzazione, le privatizzazioni,la competizione al ribasso sui salari e sui diritti, dicono (gli operai) che siamo ideologi, che bisogna essere realisti, che ci dobbiamo adeguare al sistema, che se c’è disoccupazione è colpa dei comunisti e dei sindacati che non hanno permesso adeguamenti salariali e contrattuali, la diminuzione di diritti e welfare (nonostante tutte le riforme al ribasso che ci sono state, e nonostante il vistoso e conseguente aumento della redistribuzione dal basso verso l’alto che c’è, e c’è stato, nonostante la sovraccumulazione del capitale reale e virtuale che reclama il diritto alla speculazione e al profitto parassitario (le rendite) pagate dall’economia reale, dal lavoro), che non siamo competitivi, che siamo la causa delle delocalizzazioni, e chi più ne ha più ne metta!Ma quale rivoluzione si può fare, fino a quando permangono queste “convinzioni”? E la cosa che più mi rattrista è che per la maggior parte questo sistema è sostenuto dalla maggioranza dei cittadini, operai soprattutto, mi dispiace dirlo (perché ne faccio parte), ma mi sembra che più si scende a livello di classe sociale, più aumentano queste persone “convinte”. Che tristezza!Ho dei dubbi sul discorso sull’uscita dall’euro, perché:Ma per le cose che dici tu, “oppure le classi dominate riusciranno a fare blocco, a conquistare il potere, iniziando quindi con lo sradicamento della rendita e del capitalismo-casinò. Ineludibili le misure necessarie. Farla finita col liberismo, riportare l'economia sotto uno stretto controllo politico e quindi: mettere fuori legge i Mercati grigi (Over the counter), chiudere le borse, nazionalizzare le banche e i settori strategici dell'economia, tirare fuori i titoli di stato dalle bische dei mercati, cancellare i debiti sovrani, aiutare i lavoratori e prendere in mano la gestione delle aziende.”E siccome questo blocco capace di adottare le misure drastiche di cui parli, a me non sembra ancora possibile, chiedo;E se queste misure non si possono adottare cosa succede?Si, sono abbastanza convinto che comunque staremo meglio, ma sempre in questo sistema, o no?Vorrei conoscere la vostra opinione in merito alla questione, “uscita dall’euro, impossibilità di cambiamenti drastici”come e cosa cambia nel sistema?Grazie.Nunzio

  2. Realista dice:

    Vorrei sottolineare un fatto che mi pare sia passato fin troppo inosservato.Stando ai dati ISTAT pubblicati due giorni fa, in italia crescono sia gli occupati che i disoccupati. La ragione è che circa 750 mila persone che l'anno scorso non lavoravano, non cercavano lavoro e non studiavano, sono ora in cerca di lavoro. In particolare ciò è vero tra i giovani (under 35).Questa è una novità per l'italia, ed è esattamente il tipo di fenomeno che vuole impulsare il governo Monti: usare il bastone per riportare a cercare lavoro 4 milioni di italiani che fino a ieri potevano farne a meno, soprattutto tra i giovani.Se continua così, il risultato sarà maggiore occupazione (magari a parità di disoccupazione) con riduzione dei salari reali. Ciò è in linea con la deflazione (o minor inflazione) in presenza di crescita del PIL.

  3. Anonimo dice:

    "… la liquidità non fluisce nell'economia reale, ma se ne resta asserragliata nella bisca, dove il denaro si valorizza (d-d¹). Ma questo accrescimento di ricchezza dei redditieri non è virtuale, è ben reale. Esso si spiega con la captazione di ricchezza, per essere precisi di plusvalore, da parte della finanza a spese dell'economia reale."Questo è il punto, l'essenza della truffa monetaria, che solo i truffati possono debellare, ad una sola condizione: che ne prendano coscienza.Quando le borse "festeggiano", generando nuova ricchezza con la semplice lievitazione dei prezzi dei prodotti finanziari, i poveracci s'impoveriscono ulteriormente allo stesso modo, e se avessero voce come il loro numero maggioritario implica, tutti i TG invertirebbero il linguaggio: "Le borse festeggiano, bruciati Nmila miliardi nelle tasche della gente!" e viceversa: "Tonfo delle borse, recuperati Nmila miliardi per la gente!".Come questo ci sono altri mille meccanismi per "trasferire" ricchezza con lo strumento monetario, ed almeno i principali modi dovrebbero essere di dominio pubblico nelle loro "logiche" ed occupare la cronaca nera nelle loro manifestazioni quotidiane.Tutto ciò è naturalmente censurato dai potentissimi privilegiati dalla truffa, e perciò è nostro compito gridarlo ai 4 venti con la maggior competenza e serietà possibili.E' questa la rivoluzione moderna, l'affermazione della verità tra le masse. Tutto il resto è naturale conseguenza.Alberto Conti

  4. Realista dice:

    Vorrei aggiungere al mio commento precedente.Se da un lato sembra che la politica economica della "infernal devaluation" stia incredibilmente dando dei frutti in termini di profittabilità e crescita potenziale dell'economia italiana, dall'altro lato questa stessa politica pare sostenibile solo con il consenso di massa.Se ciò è vero, allora la partita si gioca sul fronte del consenso ai sacrifici per l'europa.

  5. Anonimo dice:

    Ottimo Pasquinelli, chiaro e preciso nelle analisi come sempre. Mi lascia però perplesso l'affermazione per cui il blocco oligarchico vorrebbe la rielezione di Obama in Usa. Perchè mai? Certo Obama non è un socialista, ma è più "di sinistra" rispetto ai vari repubblicani, che vogliono ulteriori tagli dello stato sociale (es. rifoerma sanitaria) e meno tasse per i più ricchi…gg

  6. Anonimo dice:

    scusa anonimo, ma l'oligarchia finanziaria è liberal, di "sinistra2, mica sono reazionari bigotti…gd

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