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LO STERCO DEL DEMONIO

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La crisi economica ha provocato tra il 2008
e il 2010 ben 290 tra suicidi e tentati suicid
i
Il lancio della moneta

di Francesco Salistrari*

«È partito da Forlì e ha raggiunto Roma per darsi fuoco davanti alla Camera dei Deputati. Operaio, aveva perso il lavoro da due mesi. Rischia di morire, comunque rimarrà sfigurato».


Dedichiamo queste dense riflessioni del compagno Salistrari all’operaio romagnolo che versa in gravissime condizioni.
«E probabilmente sapremo trovare il modo di lasciarci soli, l’un l’altro.

Come sempre siamo stati, in fondo. Soli.
Ognuno si chiuderà a riccio dentro se stesso, abbandonando gli altri alla propria vita, ai propri problemi, senza avere la benchè minima capacità di guardarci negli occhi e parlarci con l’anima, una volta almeno. Saremo sbigottiti dal comportamento di alcuni, rattristati da quello di altri, impauriti da altri ancora. E’ la paura, la paura di restare senza niente. Prima di tutto, la paura.
Che ci attanaglierà le viscere, che ci bloccherà la parola, che ci impedirà di capire, di vedere.
Resteremo chiusi nel nostro silenzioso risentimento e ci lasceremo portare ovunque sarà possibile.
Qualcuno impazzirà. Qualcuno si toglierà la vita.
Vedremo sparire volti che ci sono stati familiari per tanto tempo, senza capirne il perchè, intuendo il dolore, ma senza farlo proprio. Sarà difficile sobbarcarsi il dolore degli altri e comprenderlo. E vederlo. E porvi rimedio.
Ci sarà solo il nostro dolore. Quello del nostro esiguo orizzonte. Quello fatto di sbuffi e risvegli, nella notte.
Sarà dura alzarsi dal letto. Sarà dura addormentarsi.
Vivremo lo sgretolarsi di una realtà senza capirla, anelando con tutte le forze un ritorno al passato. Come bambini che non vogliono crescere.
Tutto questo ci succede. Un giorno alla volta.
Una folata di vento si alza dal nulla ed un pensiero insieme ad essa, vola via.
Esisterà un luogo dove vanno i pensieri?! Dentro di noi, c’è di sicuro. E a volte tornano indietro.
Cosa ci si può inventare?
Quale potrebbe essere un’idea?
Un valore…
Un valore inestimabile, incalcolabile, eterno. Che sopravviva a qualsiasi tempo, a qualsiasi epoca, a qualsiasi ideologia, a qualsiasi tiranno. Che sovrasti ogni governo ed ogni legge.
L’umanità lo possiede?
Può essere il denaro?
Si, il denaro E’ un valore.
Un valore che sopravvive dal tempo dei tempi. Un pensiero, un’idea talmente radicata da cangiar forma e adattarsi ad ogni circostanza, ad ogni situazione, da guidare la storia dei popoli.
Il denaro è un’ideologia che pervade tutte le ideologie, che prescinde da tutti i tipi di economie, che vive nell’uomo.
Il denaro è la difesa.
Il denaro ci rende diversi l’un l’altro, perchè vogliamo sentirci diversi l’un l’altro.
Il denaro non è solo possesso, è amore.
E’ forse questo il valore “universale” che condivide l’umanità?
E’ possibile?

L’istinto di dominazione è una peculiarità umana come specie?
Non lo so. Non posso rispondere a queste domande. Molti hanno avuto la superbia di tentare una risposta, senza successo.
Ma c’è un sentimento che vive e combatte con il denaro dalla notte dei tempi. E’ l’amore filiale. E’ la determinazione costante di voler difendere a tutti i costi, anche della vita stessa, i propri figli, fino alla fine. E’ un sentimento che ci accomuna tutti. E salvo quella infinitesima percentuale di comportamenti diversi che pur si osservano, capiamo tutti che esiste qualcosa di veramente importante.
La vita.
Eh si. Riflettendoci bene ogni essere umano, chi in misura minore, chi in misura maggiore, comprende l’immensità dell’importanza della vita.
Che sia la sofferenza per la sofferenza di un figlio, o la sofferenza per un gruppo di persone, o una nazione, o un popolo, o l’umanità nel suo complesso, non conta l’ampiezza. E’ un sentimento condiviso. Collettivo.
Ma forse ci è stato insegnato a vedere le differenze e poche volte le affinità.
Forse ci è stato insegnato a considerarci diversi, a prescindere. Diversi nel modo di vestire, di comportarsi, in quello che vogliamo. Diversi.
Forse ci hanno detto che è meglio per tutti credere che esistano per forza persone buone e persone cattive. Da qualsiasi latitudine si vogliano guardare “buono” e “cattivo”. Non importa.
Ma cos’è che rende un uomo cattivo o spinge un altro a comportarsi bene?
Secondo la mia stupida visione, è la gradazione di intensità dell’incapacità a considerare gli altri alla stessa stregua dei propri figli. Quella sfumatura di grigi che ognuno si porta con se.
Comprendiamo l’importanza fondamentale della vita, ma non riusciamo a proiettarla abbastanza lontano da noi stessi. Il grado di intensità di questo fascio luminoso che si sprigiona dai nostri corpi è determinato dal grado di intensità della nostra consapevolezza a capire che si tratta di un fascio benefico. Come l’emissione di una serie di onde a bassa frequenza capace di riallineare i nostri squilibri.
Lo scambio di queste onde, si può chiamare interazione sociale, cicalio di sottofondo, ma anche ugo. Non ha importanza.
Esiste.
C’è.
Ed è allineato a quello analogo della terra. Di quella creatura così meravigliosa che ci permette di esistere, di essere qui, di provare un sentimento, di apprezzare una lacrima.
E’ meraviglioso il regalo che ci è stato fatto.
L’universo pullula di vita. Sprigiona da ogni sua forza, da ogni suo movimento, legge, equilibrio.
L’universo è un’infinita incubatrice che vaga nel nulla.
Siamo troppo importanti, come esseri, come espressione profonda di questo grande spettacolo, da poter preoccuparci di qualcosa di così infimo e di inefficiente come farci la guerra l’un l’altro.

La guerra di classe. La guerra di popolo. La guerra di frontiera. La guerra di borsa. Commerciale. Fredda. Lampo. Preventiva. Intelligente. Di Pace. Strategica. Culturale. Di razza. Di religione. Di aggressione. Da strada. Urbana. Civile. Di liberazione. Di indipendenza. Di conquista. Di rapina. Di potere. Dinastica. Moderna. Locale. Limitata. Rivoluzionaria. Politica. Insurrezionale. Guerrigliera. Al terrorismo.
Perchè tutte queste definizioni?
La guerra E’ una sola.
Quella contro l’uomo.
E’ la nostra guerra interiore.
Quella di tutti i giorni.
E’ così paradossale da sembrare vero.
E siam talmente convinti che sia vero, da farlo essere vero.

La dicotomia tra vero e falso, nella nostra logica, è solo un modo per chiamare in modo diverso le facce della stessa moneta».


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