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LA PORTA GIREVOLE

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Goldman Sachs vota Partito Democratico


L’americana Goldman Sachs Group Inc. è una delle banche d’affari più grandi del mondo. La Goldman, in virtù della sua potenza finanziaria, ha una capacità di condizionamento enorme.  Non deve stupire che, dopo aver messo lo zampino a favore della nascita del governo “tecnico”, sia già all’opera per assicurare che dopo Monti ci sia Monti. Con quali mezzi la Goldman può condizionare il quadro politico italiano?
Anzitutto facendo lobbying. Così dobbiamo leggere il suo recente “report” sulla situazione politica italiana (vedi sotto), in cui Goldman tifa sfacciatamente, in vista delle prossime elezioni, per il Pd, nell’ottica di una “grande coalizione”. Ove l’attività di condizionamento politico non bastasse, Goldman non esiterà a ricorrere a metodi più “persuasivi”, quali l’attacco speculativo. Lo ha già fatto nella primavera scorsa, sbarazzandosi dei titoli italiani innescando l’impennata dello spread. Cosa preoccupa Goldman? Che alle prossime elezioni guadagnino terreno le “forze politiche euroscettiche” come il M5S. A dimostrazione che la grande finanza anglosassone trema all’idea che la moneta unica imploda.

Per la cronaca: non solo Mario Draghi e Mario Monti sono stati dipendenti o consulenti della Goldman, ma pure Romano Prodi e Gianni Letta.

Qui sotto l’articolo di Antonio Satta da Milano Finanza del 20 settembre 2012.
Degno di nota che questo pezzo sia stato ripreso dal sito nazionale del Pd, vedi qui, senza alcun commento.


«Le polemiche saranno inevitabili. Per le prossime elezioni Goldman Sachs scommette sul Pd. Il colosso finanziario americano, a sette mesi dalle elezioni politiche italiane, ha pubblicato un report che farà rumore, nel quale si sostengono le chanche di una maggioranza di centro sinistra incentrata sul Pd. E questa maggioranza molto probabilmente manterrebbe la linea Monti, anche se non è chiaro se riconfermerebbe Mario Monti a capo del governo. In ogni caso, secondo il report, difficilmente il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, porterà il Paese alle elezioni prima di aver risolto la questione della riforma elettorale. Goldman Sachs ritiene «probabile che vengano introdotte modifiche alla legge con l’idea di garantire una coalizione centrista a favore di una conferma di Monti».

Ora non si può dire che a Goldman Sachs non conoscano la politica e gli effetti che una dichiarazione del genere può scatenare. Se c’è una banca d’affari che con la politica e i governi, in patria e all’estero, ha avuto relazioni strettissime è proprio GS. In America hanno tirato in ballo le revolving doors (le porte girevoli) per definire il fenomeno tipico in Goldman di un dirigente di primo piano che lascia il suo incarico per passare al governo, e magari, finito il mandato, torna tranquillamente alla casa madre. Per limitarci all’Italia, Mario Draghi è stato vicepresidente di Goldman Sachs per l’Europa dal 2002 al 2005, ma tra i consulenti della banca d’affari ci sono stati anche Gianni Letta, Romano Prodi e Mario Monti.

Ebbene, ora gli analisti di Goldman Sachs, peraltro molto attiva nella vendita di Btp nei momenti in cui lo spread era salito alle stelle e grande sostenitrice di un governo Monti post-Berlusconi nelle fasi calde del novembre scorso, scrivono che il tempo del governo tecnico del loro autorevole ex collega, «sta per finire» e «l’Italia potrebbe risentire dell’incertezza politica collegata alle future elezioni politiche in agenda ad aprile 2013». 


Il maggior rischio per il Paese, secondo la banca d’affari, verrebbe da una vittoria delle forze euroscettiche e tra queste colloca il Pdl di Silvio Berlusconi e il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Del resto, scrivono gli analisti, «le riforme impopolari del governo Monti, ad esempio l’Imu dal valore di 20 miliardi di euro all’anno, hanno favorito campagne politiche anti-europee e anti-euro di vari partiti». Non va nemmeno sottovalutato l’ appeal politico di Grillo, perché «ha buone opportunità di guadagnare un gran numero di seggi in Parlamento, riflettendo la di saffezione degli italiani all’esistente establishment politico».

GS rimane cauta, ma comunque «costruttiva», sulle dinamiche di mercato dei titoli di Stato italiani che potrebbero soffrire se la credibilità del nuovo programma di acquisto della Bce fosse messa in discussione, soprattutto in considerazione del debole scenario macroeconomìco. Ma pesa anche l’incertezza sugli esiti delle prossime elezioni, tanto che gli analisti arrivano a delineare tre possibili scenari che potrebbero portare l’Italia a ricorrere al programma di aiuti Efsf/Esm, così ribattezzati: il vincolato, il tattico e il mani-legate». Nei primo scenario («il meno probabile») l’Italia potrebbe essere obbligata a ricorrere ai fondi per il riemergere «delle tensioni sull’obbligazionario» che potrebbero rendere «illiquido il mercato dei Btp»; un’ipotesi possibile con «una vittoria dei partiti anti-europei». Nel secondo scenario, il governo italiano potrebbe «tatticamente» vincolarsi al Fondo salva Stati prima delle elezioni, «senza in realtà averne bisogno», annullando il rischio contagio dalla Spagna. Il terzo e ultimo scenario prevede che la richiesta di sostegno possa essere avanzata da Monti stesso, prima delle elezioni, per «legare le mani al suo successore».

3 pensieri su “LA PORTA GIREVOLE”

  1. Anonimo dice:

    Anonimo Geremia dice:Nel leggere l'articolo viene in mente una scena di rodeo con il cavallo preso al laccio che tenta in tutti i modi di liberarsi e viene strattonato o lasciato finché stremato si lascia mettere il morso e il "cow boy" gli monta in groppa. Qui altra serie di scalciamenti e sgroppate ma non c'é niente da fare e alla fine il cavallo é sottomesso, domato per fare da schiavo vita natural durante. Così sta per avvenire per questa misera Italia, con la differenza che gli scalciamenti non sono stati poi così convinti e accaniti. Anzi: quasi non ci ha provato perché un buon papà traditore ce l'ha messo lui il domatore in pista. E il laccio degli strozzini é inesorabile.

  2. Anonimo dice:

    Anonimo 2 dice:Straniero si definiva una volta chi proveniva da un'altra nazione. "Va' fuori d'Italia, va' fuori ch'é l'ora, va fuori stranier!" cantavano i garibaldini riferendosi soprattutto agli austriaci; E tanti ci hanno rimesso la vita per cacciar fuori lo straniero. Anche nella prima guerra mondiale volevano caccare gli stranieri: sempre di austriaci si trattava. Beata ingenuità dei semplici! In verità chi é da considerarsi straniero? "Chi non ha la nazionalità" sarebbe pronto a rispondere un semplice. Invece no: straniero é chi fa gli interessi di altre nazioni, di altri popoli. E governano l'Italia! Stranieri veramente sono i traditori del Popolo.

  3. Anonimo dice:

    Anonimo 2 dice:Anonimo 2 dice:Straniero si definiva una volta chi proveniva da un'altra nazione. "Va' fuori d'Italia, va' fuori ch'é l'ora, va fuori stranier!" cantavano i garibaldini riferendosi soprattutto agli austriaci. E tanti ci hanno rimesso la vita per cacciar fuori lo straniero. Anche nella prima guerra mondiale volevano cacciare gli stranieri: sempre di austriaci si trattava. Beata ingenuità dei semplici! In verità chi é da considerarsi straniero? "Chi non ha la nazionalità" sarebbe pronto a rispondere un semplice. Invece no: straniero é chi fa gli interessi di altre nazioni, di altri popoli. E governano l'Italia!Stranieri veramente sono i traditori del Popolo.

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