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MPL (43): CARTA DEI PRINCIPI

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Oltre il capitalismo

i 9 concetti basilari del Mpl

Approvata nel giugno scorso dal Coordinamento nazionale, questa «carta dei Principi» verrà sottoposta al vaglio della Prossima assemblea nazionale costitutiva del Mpl.

«I principi su cui si fonda il Movimento Popolare di Liberazione (MPL) vengono di seguito elencati e definiti in nove concetti base che devono essere considerati la nostra visione del mondo e la nostra stella polare. 

 

 1. LIBERTA’
Diritto di ogni persona alla propria autodeterminazione. La libertà, o libero arbitrio, è la facoltà che ad ognuno deve essere assicurata, di esercitare la propria volontà e di realizzare i propri bisogni fondamentali. La libertà individuale tuttavia non è illimitata, ma condizionata dagli obblighi e dai vincoli che derivano dalla vita associata. Ogni comunità, data l’ambivalenza dell’essere umano, al contempo essere socievole e individualista, stabilisce i limiti oltre i quali il libero arbitrio, quando diventa sopruso deve essere condannato. La società stabilisce quindi il modo in cui le libertà vengono esercitate, quali volontà possono essere soddisfatte e quali bisogni siano realizzabili.

 

2. FRATELLANZA 


Poiché la natura ci crea diversi, la comunità deve essere organizzata in maniera che queste differenze non causino discriminazioni, ma anzi siano di arricchimento per consolidare il senso comunitario. Nel proteggere con amore e solidarietà i più deboli dai soprusi e dagli abusi, i diritti della comunità devono sempre essere prevalenti rispetto agli interessi individuali. Il particolare va subordinato all’universale: la comunità è tenuta ad auto-regolarsi, affinché le pulsioni egoistiche siano arginate nel rispetto del fatto che gli uomini, in quanto appartenenti al genere umano, debbono considerarsi fratelli, tenuti quindi a rispettarsi reciprocamente, a sostenersi nel bisogno, ad accettare il vincolo di solidarietà. Le leggi, che devono essere dinamiche, sono necessarie perché devono assicurare il rispetto di questa fratellanza, così come le sanzioni atte a punire le offese al bene comune e alla collettività.

 

3. COMUNITA’

Fino ad oggi l’umanità ha prevalentemente conosciuto forme sociali nelle quali solo ristrette minoranze, avendo in mano mezzi e poteri, erano libere e potevano soddisfare aspirazioni e bisogni, mentre la maggioranza della popolazione non era libera ma soggiogata e sfruttata. Il capitalismo contemporaneo, proprio nei luoghi dove pretende di aver raggiunto il suo massimo sviluppo, ha sì raccolto il connaturato desiderio umano della ricerca della felicità, ma lo ha snaturato, realizzandolo nella forma di un consumismo mercificato, compulsivo e distruttivo. La società che vogliamo vuole soddisfare i bisogni materiali al pari di quelli spirituali. Vuole cioè assicurare a tutti quegli strumenti necessari, materiali e immateriali, non solo con il lavoro e il reddito, ma anche con il tempo libero indispensabile affinché i cittadini possano coltivare le loro più diverse propensioni e facoltà, sociali e culturali, morali e intellettuali.

 

4. DIRITTI

I diritti sociali e quelli personali sono intrinsecamente interdipendenti. I diritti personali sono per loro natura sociali. I diritti fondamentali sono quelli all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, all’istruzione, alla salute, alla libera circolazione, all’informazione, alla libertà di pensiero, di parola, di stampa, di comunicazione, di autorganizzazione e quant’altro consente il pieno sviluppo in armonia con la natura. Affinché tutti possano esercitare questi diritti non basta che essi siano sanciti per legge, occorre sviluppare una adeguata coscienza sociale e che la comunità sia organizzata in modo che i cittadini possano disporre in forma associata e diffusa dei mezzi di produzione, di scambio e di comunicazione. La comunità deve incoraggiare la massima giustizia sociale, considerando come proprio fine il superamento delle disparità di classe e di casta, tutelando e sostenendo tutte le forme di vita comunitarie ed egualitarie. Ogni suo atto politico deve essere anche finalizzato alla difesa dell’eco-sistema, e in base a questo, proporre e stimolare adeguati modelli di vita, economici e istituzionali.

 

5. ANTICAPITALISMO

L’umanità ha conosciuto diverse modalità di produrre e distribuire i beni di cui aveva bisogno. Il capitalismo è il sistema economico oggi dominante, ma non è certamente il migliore, né l’unica soluzione possibile. Facendo leva sull’egoismo umano è riuscito a sviluppare grandemente le capacità produttive dell’umanità, ma per sua stessa natura ha finito per distribuire in maniera fortemente diseguale i risultati di questa immensa capacità produttiva. La disuguaglianza distributiva, che causa contrasti sociali insanabili, è la manifestazione della concentrazione in pochi mani della proprietà dei mezzi con cui la società produce i beni di cui ha bisogno. Potendo disporre di questi mezzi e usandoli come capitale, e grazie al fatto che ogni prodotto assume la forma di merce, solo una minoranza può appropriarsi della gran parte della ricchezza sociale cristallizzatasi in denaro. Mosso solo dal profitto, spinto ad una produzione senza limiti, il capitalismo non solo deve spremere i salariati come limoni usandoli alla stregua delle macchine, esso va incontro a crisi periodiche devastanti, e inonda anche il mondo di prodotti privi d’ogni effettiva e benefica utilità, la cui produzione su larga scala causa danni irreversibili all’eco-sistema. Inoltre, semina guerre nel mondo per l’accaparramento delle risorse energetiche e minerarie a basso costo. La fuoriuscita dal capitalismo, attraverso la sollevazione popolare, non è solo auspicabile ma una necessità ormai non rinviabile se si vuole evitare il disastro che stiamo vivendo in campo economico, sociale, ambientale, culturale e umano.

 

6. SOCIALISMO

La società deve sbarazzarsi del mito ideologico che considera l’economia un meccanismo automatico indipendente a cui gli uomini sono obbligati a sottostare. Socialista è quel sistema in cui la politica viene prima dell’economia, la quale è strettamente posta sotto il controllo pubblico per finalizzarla al bene comune, di cui l’eguaglianza è la forma compiuta. Il passaggio dal capitalismo al socialismo potrà avvenire solo grazie ad una serie di audaci cambiamenti progressivi, che saranno tanto più solidi quanto più fondati sul consenso e la partecipazione popolare. Nella fase di transizione o pre-socialista, il mercato dovrà sottostare a regole pubbliche, poiché sappiamo che esso non distribuisce affatto equamente e razionalmente le risorse disponibili. Il diritto di proprietà non sarà incondizionato, la comunità dovrà limitarlo ogni volta che arrechi danno ai principi della fratellanza e dell’eguaglianza, della sicurezza sociale, del buon vivere, dei diritti di cittadinanza precedentemente esposti e all’eco-sistema. Ogni accumulazione che violi questo principio dovrà essere considerata illecita e punita per legge. Tra le differenti forme di proprietà, la società avrà il dovere di promuovere quella autogestita e comunitaria, in cui i cittadini, invece di faticare come schiavi, siano protagonisti della produzione, partecipi delle scelte della loro azienda, primi fruitori dei suoi risultati. Tutti i settori strategici di interesse nazionale, telecomunicazioni, trasporti, energia, istruzione, sanità, previdenza, banche, assicurazioni, dovranno essere di proprietà pubblica, e posti sotto il controllo dei lavoratori per evitare burocratismo, spreco di risorse e corruzione.

 

7. DEMOCRAZIA

La democrazia è la modalità procedurale con cui la comunità, grazie al principio dell’adozione delle decisioni a maggioranza, adotta le sue deliberazioni, designa gli organi deputati ad elaborarle, ad eseguirle ed eventualmente a farle rispettare con potere di sanzione. In tempi ordinari e pacifici, quando i conflitti sociali non sono esplosivi e le minoranze accettano di soggiacere alle decisioni della maggioranza, la democrazia è il sistema più funzionale per assicurare la giustizia sociale e la partecipazione dei cittadini alle decisioni politiche. Non c’è alcun contrasto tra il sistema socialista e le procedure democratiche, anzi solo il sistema socialista può assicurare il compimento della democrazia. Tutti i cittadini sono elettori ed eleggibili, e possono candidarsi per ricoprire funzioni pubbliche, senza altre qualità che la fiducia del popolo, il merito, la competenza e la comprovata dirittura morale. Il sistema elettorale deve dunque essere diretto e proporzionale con la facoltà popolare di revoca immediata. Lo statalismo centralista e il burocratismo sono nemici della democrazia, che consiste anche nella facoltà del popolo di controllare direttamente i suoi rappresentanti. Ciò è possibile decentrando i poteri secondo il modello federale e municipalista. Il governo federale repubblicano, le giunte regionali e municipali, tutti gli organi di amministrazione della giustizia, e dell’informazione, i comandi militari e di polizia sono espressione del popolo, ricevono cioè il loro mandato dalle Assemblee Popolari corrispondenti. Ogni volta che gli organi statuali con atti e leggi abusive, neghino la sovranità popolare, la costituzione, o violino i diritti inalienabili dell’uomo, il popolo o anche una sua parte, hanno il diritto di opporsi e di rovesciare questi poteri.

 

8. REPUBBLICA

La forma istituzionale che più d’ogni altra ha mostrato di aderire ai principi di libertà, fratellanza ed eguaglianza è quella repubblicana. Il popolo è sovrano, depositario e mandatario di tutti i poteri. Esso esercita questa sua facoltà attraverso l’elezione, e se necessario, mediante l’immediata sostituzione di tutti i rappresentanti e i funzionari pubblici di ogni ordine e grado: non solo i consiglieri locali e i parlamentari, ma anche i magistrati e i militari, gli amministratori delle aziende pubbliche, i dirigenti scolastici e direttori di tutti i grandi mezzi di comunicazione di massa. Tra le forme repubblicane possibili noi preferiamo quella “democratica popolare”, i cui organismi basilari, in base al principio dal basso verso l’alto, siano le Assemblee dei Cittadini. Chiunque occupi una carica pubblica sarà ricompensato con uno stipendio sociale, che gli consenta di esercitare le sue funzioni e di vivere una vita dignitosa. Chi abusi dei sui poteri, e venga meno al senso del dovere e della moralità sarà privato della possibilità di essere rieletto. L’esercito professionale e gli apparati di polizia in quanto corpi separati dalla società civile sono soppressi. Tutto il popolo deve concorrere alla difesa nazionale e al mantenimento dell’ordine pubblico, e quindi deve essere atto all’uso delle armi, che non sarà monopolio di una casta al servizio dei potenti. La Repubblica, assumendo come intangibile il principio della libertà religiosa e quello della pari dignità di ogni confessione, sarà indipendente da ognuna di loro e respingerà come illecita ogni loro ingerenza negli affari istituzionali.

 

9. NAZIONE

Storicamente, tra le diverse forme comunitarie ha prevalso quella nazionale. Questa forma è da tempo sotto attacco da parte di potenti forze imperialistiche e globalizzatrici che considerano le nazioni un ostacolo al loro disegno direttamente imperiale, il cui centro è rappresentato dagli Stati Uniti d’America (e di cui l’Unione europea è appendice). Contro questo progetto dispotico noi ribadiamo che tutti i popoli e le nazioni hanno il diritto all’autodeterminazione, alla pari dignità, e agli stessi diritti nella comunità internazionale. Quella nazione che tenti, con l’assedio economico, militare e l’ingerenza informativa, di imporre la sua supremazia su altri paesi, attuando così una politica imperialistica, deve essere condannata come terroristica e fuorilegge. Ogni nazione sovrana che venga aggredita, come ogni popolo al quale sia negato il diritto all’autodeterminazione devono essere sostenuti dalla comunità internazionale che deve condannare chi opera al servizio di una potenza imperiale egemonica. L’Italia riotterrà la piena sovranità nazionale cancellando tutti i trattati internazionali sottoscritti dal vecchio regime, chiudendo ogni base militare straniera, dichiarando la sua neutralità».

4 pensieri su “MPL (43): CARTA DEI PRINCIPI”

  1. Anonimo dice:

    Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

  2. marxista dice:

    Vedo diverse novità rispetto all'impostazione classica anticapitalista, sia dal punto di vista valoriale che da quello più strettamente politico. Vorrei capire meglio il discorso sul socialismo. Premesso che sono d'accordo che il socialismo è un'opera di trasformazione che occuperà un lungo periodo storico, alla fine, Stato e Mercato, dovranno pur sparire. Altrimenti on vedo come si possa parlare di socialismo.

  3. Anonimo dice:

    Geremia diceQuesta Carta dei principi, nei suoi contenuti teorici, é tale da far invidia ai più celebri legislatori della storia. Io penso comunque sia possibile che stato e mercato possano coesistere perché é sempre una questione di "ordine", cioé di regole, ovverossia di leggi. Uno stato senza regole ed un mercato "homo homini lupus" sono quanto di peggio possa verificarsi in una collettività di umani.Oggi come oggi, quello che si chiama comunemente ultraliberismo capitalista è ricalcato sul modello homo homini lupus e le regole sembrano fatte apposta per facilitare gli sgozzamenti. Attualmente, comunque, se non accade qualcosa che finora non si intravede all'orizzonte, l'avvento del Nuovo Ordine Mondiale é notevolmente probabile e, come dice la sigla "ordine", avrà anch'esso le sue regole. In barba alle filosofie e alle utopie, ma forse conformemente ad antiche profezie, saranno banditi il concetto di uguaglianza, quello di fratellanza e, soprattutto quello di libertà che finora hanno affascinato il pensiero di molti spiriti di idealisti, filantropi e di più o meno ispirati predicatori religiosi. Ma forse furono introdotti ad arte per scardinare i potentati e le strutture del vecchio ordine mondiale così da spanare la strada ad un ordine diverso. Sono concetti che infatti vengono respinti, perché ritenuti nocivi, dal programma di un noto documento che sembra fare da scaletta a quanto é avvenuto e sta avvenendo nel mondo da parecchi decenni. Eppure certe utopie illuminano il cuore delle persone oneste, leali e consapevoli di far parte della grande famiglia degli umani e si proiettano nel futuro come scenari di speranza. Non si può, se non si appartiene alla genia dei lupi famelici, che auspicarne la realizzazione.

  4. Linea Rossa dice:

    …e come si possa dar valore al concetto di "Nazione"!

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