Tunisia: chi c’è dietro l’omicidio di Chokri Belaid?
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Chokri Belaid, ammazzato a Tunisi il 6 febbraio scorso |
Lettera dalla Tunisia di un dirigente di Ennahda
di Daniela Di Marco
In seguito all’assassinio politico di Chokri Belaid, (di cui abbiamo parlato il 7 febbraio nell’articolo Tunisia: i frutti amari della rivoluzione) segretario generale del Movimento dei Patrioti Democratici [ultima propaggine di un’organizzazione che nacque come costola tunisina del Fronte Popolare di Liberazione Palestinese– FPLP] la Tunisia rischia di scivolare in una grave crisi istituzionale e in nuovi disordini sociali.
Dopo la cacciata del dittatore Ben Ali, i tunisini si sono trovati a dover affrontare una delicata fase di transizione, con il varo di un governo di unità nazionale, la formazione di nuove istituzioni come i Comitati di difesa civica, il Comitato per la protezione della rivoluzione (un coordinamento tra 28 diverse organizzazioni che avevano partecipato attivamente alle proteste) e quindi l’Alta Autorità per il raggiungimento degli obiettivi della rivoluzione, della riforma politica e della transizione democratica.
Il quadro politico tunisino è particolarmente complesso e variegato. Esistono più di 150 partiti e gruppi. Di questi 97 (soli o in coalizione) presentarono liste in occasione delle elezioni per l’Assemblea Costituente del 23 ottobre 2011, solo 19 partiti, però, ottennero dei seggi.
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I funerali di Belaid |
L’estrema sinistra, che sta cavalcando la tigre delle proteste per l’assassinio di Chokri Belaid contro il pericolo di una islamizzazione delle istituzioni e della società civile, si presentò divisa, e ottenne un risultato elettorale pessimo – tutte le varie liste “marxiste”, caratterizzate da una forte impronta laicista, messe assieme non superarono il 5%.
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Tunisi: 7 febbraio, una manifestazione di protesta contro l’omicidio di Belaid |
La lettera inviataci dal dirigente di Ennahda Lourimi Ajmi, che pubblichiamo qui sotto, lascia intendere che ad armare la mano assassina siano stati provocatori al soldo del vecchio regime di Ben Ali. Secondo altri dietro ci sarebbero invece i salafiti tunisini. Ma chi sono questi salafiti?
«Essi non sono organizzati in partiti politici, ma in associazioni religiose e di beneficenza. Controllano un certo numero di moschee, tra cui la Grande Moschea di Sousse, vicino Msaken. Sono supportati da alcuni teologi sauditi che visitano la Tunisia per tenere conferenze. Questo è il caso per esempio di Mussa Muhammad Sharif . Non so nulla circa la possibile costituzione di fondi salafita dall’Arabia Saudita. Le loro reti sono opache ed è difficile ottenere informazioni su di essi. Il fatto è che l’Arabia Saudita ha visto di cattivo occhio la rivoluzione tunisina per poi cercare in un secondo momento di “controllarla” attraverso i suoi predicatori salafiti. L’obiettivo dell’Arabia Saudita non è tanto quello di rallentare il processo di democratizzazione, ma piuttosto di disporre di casematte pro saudite in Tunisia per difendere gli interessi strategici del regno di “Saouds”. Non dimentichiamo che l’Arabia Saudita aspira a diventare una potenza politica nella regione in funzione anti iraniana». [Chi sono i salafiti tunisini].
I salafiti tunisini, di scuola wahabbita, hanno tutto l’interesse a indebolire Ennahda e forse a spaccarla, per diventare così la corrente egemone dell’islam politico in Tunisia.
Ennahda ha condannato apertamente il gesto vile dell’assassinio di Belaid, mentre alcuni gruppi di estrema sinistra tunisina hanno invece accusato pubblicamente Ennahda e il governo come colpevoli dell’omicidio.
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Assisi, agosto 2012. Lourimi Ajmi ospite del Campo Antimperialista (al centro). Alla sua destra Intissar Masri, a sinistra Daniela Di Marco |
«Cari fratelli,
Tutta la classe politica tunisina è in stato di shock in seguito all’assassinio di Chokri Belaid, amico di vecchia data e una delle figure di spicco della sinistra marxista e nazionalista pan-arabista in Tunisia. Chokri è stato freddamente assassinato in pieno giorno davanti casa sua, in un quartiere borghese alla periferia nord di Tunisi, El Menzeh 6. Questo è l’evento più sanguinoso dopo la cacciata di Ben Ali.
L’assassinio di Belaid rischia di mettere in pericolo una transizione democratica già fragile, potrebbe alimentare tensioni sociali e approfondire le divisioni regionali e politiche sulla base di una polarizzazione ideologica in un periodo in cui stiamo cercando di rafforzare la coalizione di governo tra gli islamisti di Ennahda e i laicisti di centro sinistra, ciò dopo essere riusciti a portare avanti una sorta di accordo tra il governo centrale, il sindacato UGTT e il padronato.
Conoscere l’identità dell’assassino di Belaid e i moventi del delitto sono una priorità perché tale atto non si ripeta più e preservi il processo politico di transizione dalla deriva.
Il nostro partito, Ennahda, ha fortemente condannato e denunciato l’assassinio di Chokri Belaid e respinge qualsiasi accusa contro il governo e la troika al potere, si sente colpito da questo atto criminale, che serve solo alla controrivoluzione, ai sostenitori del vecchio regime e del ritorno alla dittatura. Dobbiamo essere tutti uniti contro la violenza politica e rassicurare i nostri amici della nostra determinazione a perseguire la scelta democratica e consensuale nell’interesse del nostro paese e della nostra rivoluzione».
Segnaliamo alcuni articoli di analisi sulla “rivoluzione dei gelsomini”
– Tunisia: quando ciò che è reale è razionale
– Nostro Report sul congresso del PCOT
– La Brigata di solidarietà di Sumud
– Inchiesta sui moti in Tunisia
– Riflessioni sulla rivoluzione tunisina