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«PERCHÉ OGNI COSA È SCRITTA» di sollevAzione

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6 aprile. «È sempre stato facile fare delle Ingiustizie !
Prendere, Manipolare, Fare credere!……..ma adesso

State più attenti!
Perché ogni cosa è scritta!
E se si girano gli eserciti e spariscono gli Eroi
Se la guerra (poi adesso) cominciamo a farla noi
NON SORRIDETE……..GLI SPARI SOPRA…….SONO PER VOI!» [Vasco Rossi]

Avevamo in mente un altro articolo per oggi, quando ci è giunta la notizia terribile del triplice suicidio di Civitanova Marche. Si sono tolti la vita moglie e marito (Annamaria Sopranzi e Romeo Dionisi, nella foto). La coppia, ridotta alla fame, si è impiccata nella propria casa: lui esodato, lei pensionata. Il fratello della donna, appena appresa la notizia, si è tolto la vita gettandosi in mare. 

I MILIONARI (clicca per ingrandire)

Quel che dicono le cronache lo riportiamo più sotto. 
 Quel che dicono i nostri cuori e le nostre menti per una volta combaciano. 

Il lutto che portiamo addosso è enorme, il desiderio di vendetta  altrettanto. Non solo il sistema è responsabile. Lo sono i criminali che ne tirano i fili, perché son loro, con i loro atti, a permettere simili tragedie.
Non ci sarà nessun Dio che li potrà strappare alla vendetta sociale che meritano.

SARÀ UNA SOLLEVAZIONE CHE VI SEPPELLIRÀ


«Hanno lasciato un biglietto in cui chiedevano perdono ben visibile accanto a un’auto, nel garage. Poi sono andati in uno stanzino sul retro del palazzo e si sono impiccati. Così hanno perso la vita, nel loro appartamento di Civitanova Marche, due coniugi, Romeo Dionisi, di 62 anni, e Annamaria Sopranzi, di 68 anni.  Il fratello della donna, Giovanni, di 70 anni, appena saputa la notizia, si è gettato in mare. Il suo corpo è stato recuperato dalla Capitaneria di porto, ma i tentativi di rianimarlo sono stati inutili.

Il motivo del suicidio dei coniugi è legato a questioni economiche: l’ unica fonte di reddito della coppia, 400-500 euro della pensione di lei, non bastava per arrivare a fine mese. Nel biglietto la coppia aveva indicato anche il luogo in cui trovare i loro corpi e  il numero di cellulare della sorella di Annamaria. 


Secondo le ricostruzioni dei carabinieri, lui aveva lavorato come muratore per 35 anni, ma con la crisi dell’edilizia era rimasto senza lavoro. Tuttavia, continuava tenere aperta la sua posizione all’Inps. Negli ultimi tempi, però, non riusciva a far fronte ai versamenti e si era indebitato con banche o finanziarie per una decina di migliaia di euro, tanti quanti Dionisi avrebbe dovuto riscuotere da un’impresa edile per la quale aveva lavorato in nero, anch’essa travolta dalla crisi. La moglie era un’artigiana in pensione. Sembra che la coppia non avesse neppure i soldi necessari a pagare l’affitto, avendo come unico mezzo di sostentamento la piccola pensione della donna».[1]

Note

Il Fatto quotidiano del 5 aprile

3 pensieri su “«PERCHÉ OGNI COSA È SCRITTA» di sollevAzione”

  1. Ecodellarete.net dice:

    Quando ho saputo di questo avvenimento il mio cuore si è riempito di rabbia.

  2. keoma08 dice:

    Roma, 6 apr. (LaPresse) – "Tanto è inutile girarci attorno, lo sanno tutti chi li ha uccisi: l'Inps, che inseguiva Romeo da quattro anni. Ma anche Equitalia. Insomma lo Stato. Vale per loro ma anche per tanta altra brava gente". Queste le dure parole rilasciata in un'intervista a La Stampa da Giuseppe Giudici, cognato di Romeo Dionisi, l'uomo di Civitanova che ieri insieme alla moglie si è tolto la vita a causa della mancanza di lavoro. Dopo il loro suicidio, si è tolto la vita anche il fratello di lei. "Romeo ed Anna non volevano chiedere aiuto ed erano terrorizzati", ha aggiunto l'uomo davanti all'obitorio dove sono stati portati i corpi.

  3. keoma08 dice:

    'Basta suicidi, aiuterò i poveri a prendere i soldi ai ricchi' Parole forti di un sacerdote dopo il dramma di Civitanova: la proprietà privata deve essere legata anche al bene comune VENEZIA – «Che non capiti mai che un mio parrocchiano sia tentato di uccidersi: insieme, io per primo, lo aiuterò a prendere i soldi che gli servono da chi si è arricchito sulla pelle dei poveri, perché sopravviva». È il messaggio ai fedeli che don Enrico Torta, parroco di Dese (Venezia) ha voluto scrivere nel bollettino parrocchiale dopo il triplice suicidio di Civitanova Marche. Inizialmente don Torta voleva usare un'espressione più forte: «lo aiuterò a rubare», poi ha ritenuto di abbassare i toni dicendo «lo aiuterò a prendere i soldi». Per don Torta, comunque, la sostanza non cambia. «Viviamo in una società ingiusta – spiega il parroco all'Ansa – che ha reso la proprietà privata svincolata dal bene comune». Dunque, per il sacerdote, «bisogna costringere i ricchi a tenere per sè quello che gli serve per vivere e il resto prenderlo per la collettività». «Perché la vita di un uomo – osserva – non ha prezzo». Secondo il parroco, «oggi l'emergenza vera è il lavoro, sono cose che non stanno né in cielo né in terra, bisogna fare una rivoluzione" da Il Gazzettino

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