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LA FINE DI UN TABÙ… LA MORTE DI UN ALIBI di Leonardo Mazzei

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19 maggio. 

L’importanza dell’appello anti-euro che arriva dalla Spagna.

Sorpresa! Graditissima sorpresa! Buone notizie dalla penisola iberica, in attesa che qualcosa si smuova anche in quella italica.

L’appello per l’uscita dall’euro, promosso da importanti personaggi della sinistra spagnola – primo firmatario Julio Anguita ex coordinatore di Izquieda Unida (foto) – può segnare una vera svolta.

Due settimane fa era stato Oskar Lafontaine, ex presidente dell’Spd e fondatore della Linke, a cominciare ad incrinare il muro delle certezze euriste, così forte nella sinistra del continente. Un pronunciamento importante il suo, ma assai poco raccolto dai suoi compagni di partito. Ben diverso il peso che potrà avere, invece, l’appello che arriva dalla Spagna.

Quello spagnolo è infatti un vero manifesto anti-euro, basato su un’analisi seria della situazione e volto a proporre un altrettanto serio programma per la fuoriuscita dalla moneta unica. Un manifesto che affronta la questione del debito, della necessità di un suo abbattimento (default), ma che indica anche le altre misure da prendere:  nazionalizzazione del sistema bancario, controllo del movimento dei capitali, riforme sociali, ricostruzione dell’economia nazionale, processo costituente per una nuova democrazia. Sembra quasi la fotocopia del nostro programma!

Quel che colpisce, a confronto con la penosa sinistra italiana, è la lucidità del testo spagnolo su alcune questioni dirimenti.

Innanzitutto, è chiaro ai promotori il fallimento del progetto europeo, come pure la non riformabilità dello stesso. Basta dunque con la storiella dell’«altra Europa»: «Per desiderabile che sia un’altra Europa, per ora non è percorribile, richiede basi molto diverse su cui fondarsi e la sovranità perduta di ciascuno Stato».

Occorre dunque la riconquista della sovranità nazionale, senza infingimento alcuno. Così si pronunciano, infatti, gli estensori del manifesto: «Affermiamo pure che il nostro paese non può uscire dalla crisi nel quadro dell’euro. Senza moneta propria e senza autonomia monetaria è impossibile far fronte al dramma sociale ed economico, tanto più che pure la politica fiscale è stata annullata dal Patto di Stabilità, proditoriamente costituzionalizzato».

La sovranità nazionale (di cui la moneta nazionale è parte) viene così rivendicata da sinistra: ecco la rottura di un bel tabù per tanti sinistrati di casa nostra.

Anche l’inquadramento del problema euro ci sembra alquanto corretto: «Una crisi di questa portata ha cause complesse e multiple, dalla crisi generale del capitalismo finanziario agli sprechi e alla corruzione, passando per un sistema fiscale tanto regressivo quanto ingiustamente applicato, ma, anche a rischio di semplificare l’analisi per scoprire le soluzioni, bisogna attribuire all’entrata del nostro paese nella moneta unica la principale ragione di questa desolante situazione».

Correttamente, l’euro non è l’unica causa della crisi, anzi la sua emersione come decisivo fattore di aggravamento si manifesta all’interno della crisi globale del capitalismo finanziarizzato, ma nel concreto contesto europeo (e nello specifico dei paesi della periferia sud) l’euro è il principale fattore di crisi. Ed è da qui che si deve partire.

Di più: l’euro non è soltanto il principale fattore di crisi, esso è anche lo strumento decisivo per una sua gestione draconianamente classista da parte del blocco dominante. Un aspetto che non sfugge al manifesto spagnolo.

Dunque il sacro dogma dell’euro è stato infranto. Ed ora non ci sono più alibi per nessuno, a sinistra. Vedremo quali contraccolpi sortirà in Italia il segnale proveniente dalla Spagna. Certo nessuno potrà più dire, come amano fare molti sinistrati di vario orientamento, che la rivendicazione della sovranità nazionale è di per se una cosa di destra.

Il manifesto spagnolo è stato davvero una graditissima sorpresa, perché anche in Spagna il tema della sovranità nazionale sembrava un tabù. Vedremo ora chi si farà avanti in Italia, paese dove fino ad oggi i passi avanti non sono stati molti. E quelli compiuti sono stati sempre troppo timidi e impacciati, in nome di un internazionalismo formale quanto mai utile al globalismo del capitale ed agli interessi oligarchici che dettano le danze in Europa.

Ma la crisi ha una sua forza oggettiva e le cose possono dunque cambiare. Non necessariamente cambierà un certo infantilismo di sinistra, ma forse sarà più facile abbandonarlo a se stesso. Non sarebbe poco.

2 pensieri su “LA FINE DI UN TABÙ… LA MORTE DI UN ALIBI di Leonardo Mazzei”

  1. Avvocato Sinatra dice:

    Condivido pienamente le tesi esposte con grande chiarezza da Leonardo Mazzei che ci dovrebbero consentire di toglierici il cappio dal collo che quattro abusivi rappresentanti del nostro popolo ci hanno messo.Ancorché io abbia 83 anni sarei pronto a scendere in piazza e fare la rivoluzione liberatrice per fare in modo che il nostro popolo si riappropri della sua libetà !!!

  2. Anonimo dice:

    Condivido parola per parola. Bravo Leonardo!

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