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SFIDUCIATI, VI INSEGNA QUALCOSA IL BRASILE? di Piemme

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22 giugno. C’è diversa gente in giro che pensa che il governo del Partito dei lavoratori brasiliano sia un esempio se non un modello da seguire. Ogni volta che mettevamo in guardia da queste illusioni ci si rispondeva con la solita musica: “non vi va mai bene un cazzo”. Ci sono poi altri che ci criticano come visionari perché pensiamo che solo con una sollevazione popolare sarà possibile cambiare lo stato di cose esistente. “Non si vede all’orizzonte alcuna sollevazione! Campa cavallo…”

Ma andiamo con ordine.

Scrivevo nell’ottobre 2010, a margine delle elezioni che portarono Dilma Roussef alla vittoria su Marina Silva:

«Il miracolo brasiliano, se ha parzialmente risolto il problema della povertà assoluta per milioni di cittadini, ha infatti prodotto nuovi squilibri sociali e devastazioni ambientali crescenti (di qui il successo della Marina Silva). Sul medio lungo periodo questo sviluppo accelerato e distorto è destinato a produrre nuove povertà e nuove contraddizioni sociali. (…)

Ci sarà un momento, come dicevamo, in cui i nodi verranno al pettine, e gli enormi squilibri sociali per adesso attutiti dal miracolo, esploderanno in maniera deflagrante. Il boom infatti dipende non solo dall’arguta politica estera sud-sud di Lula (per farsene un’idea vedi l’articolo di Celso Amorin su Il sole 24 Ore del 2 ottobre 2010) ma dalla congiuntura internazionale. La crisi valutaria (la divisa brasiliana continua ad apprezzarsi minacciando la spinta esportativa mentre dollaro euro e yen si svalutano e il cinese renminbin non si rivaluta che a passo di lumaca) e un nuovo crollo del sistema fianziario, metterebbero anche l’economia brasiliana in ginocchio. Addio boom, bye bye lulismo». Brasile l’altra faccia del miracolo

Atene 2010….

L’enorme ondata di proteste popolari, esplosa una settimana fa dopo che diverse amministrazioni avevano deciso di aumentare il costo dei trasporti urbani per finanziare le grandi opere in vista dei mondiali di calcio è anzitutto la prova provata del carattere essenzialmente neoliberista del modello sociale lulista. All’ombra del governo del Pt il capitalismo brasiliano si è fatto strada nel mondo, la borghesia carioca si è ingrassata, ampi settori di ceto medio hanno avuto accesso al consumismo. C’è poi l’altra faccia della medaglia, non solo questa “crescita” è avvenuta sulle spalle di un proletariato, urbano e rurale, enormi masse di diseredati si sono accalcati nelle periferie delle metropoli, senza accesso, non solo ai consumi, nemmeno ad una vita minimamente dignitosa.

In poche parole, il Pt ha favorito un colossale ciclo di accumulazione capitalistica, per lanciarlo nella sfida dei mercati globali, ma questo a spese del proletariato e della maggioranza del popolo.

Che ci sarebbe stata l’esplosione sociale non avevamo dubbi. E così è stato infatti. Un’ondata straripante di cui la gioventù è la testa d’ariete e che ha visto i mille rivoli dell’indignazione sociale confluire nell’impetuoso fiume in piena della sollevazione.

Non sono servite né la marcia indietro demagogica della Dilma Roussef: “Capiamo le ragioni della protesta”… né la cancellazione degli aumenti. Questa piccola vittoria ha fatto invece ingrossare il movimento di massa, e l’ha fatto ingrossare per la semplice ragione che quella dell’aumento del costo dei trasporti urbani era solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E’ il modello sociale stesso del governo del Pt che è messo sotto accusa, un modello che, sopraggiunta la recessione mondiale, fa acqua da tutte le parti.

… Londra 2011…



Alcuni commentatori esecrano gli atti di “violenza cieca”, i saccheggi e gli espropri, fanno il verso alla Roussef che tenta come può di dividere i “buoni” dai “cattivi” e di riportare l’ordine sociale. Vedremo come andrà a finire. Di certo questa enorme e fuliminea sollevazione popolare fa da spartiacque, il Brasile è entrato in una nuova fase politica.

Questa sollevazione parla ai tanti rassegnati, sfiduciati, scettici, demoralizzati del nostro paese, quelli che ci fanno una capa tanta sostenendo che siamo dei visionari quando diciamo che ci vuole una sollevazione di popolo. Questi pessimisti di mestiere sanno bene che solo se il popolo si sveglia si cambierà lo stato di cose esistente, solo che essi argomentano che la sollevazione in Italia è impossibile, oppure, dimenticando la storia, dicono che “il popolo italiano è un popolo bue”, che “non ha mai fatto una rivoluzione”.

Questi pessimisti sono uno dei fattori che ritardano la sollevazione, l’altro fattore essendo la vasta schiera di politicanti e di intellettuali che ciurlano nel manico (vogliamo metterci anche i “grillini”?), invocando la pace sociale, condannando in linea di principio ogni rivolta sociale. Essi temono l’entrata in scena del popolo lavoratore e della gioventù, sono spaventati, vorrebbero loro rappresentare il popolo e, coi guanti bianchi, essere i piloti del cambiamento.

.. Rio De Janeiro: TUTTO IL MONDO E’ PAESE


Il fatto è che essi scambiano il proprio sentimento di prostrazione e di impotenza con quello delle larghe masse, che sono invece, secondo noi, sul punto di esplodere, e non c’è nulla che il potere possa fare per evitare la deflagrazione. Può solo procastinarla.

Non ci chiedete quando la goccia farà traboccare il vaso, né quale potrà essere questa goccia. L’importante è individuare qual è la tendenza principale, ovvero che tutto congiura verso una grande resa dei conti. Compito delle forze politiche che hanno la testa sulle spalle, per quanto oggi minoritarie, è andare incontro, senza avventurismi ma con coraggio, alla rivolta sociale incipiente. Quelli che oggi sono maggioritari diventeranno minoritari, mentre quelli che sono oggi ai margini del teatrino politico occuperanno il centro della scena sociale.













12 pensieri su “SFIDUCIATI, VI INSEGNA QUALCOSA IL BRASILE? di Piemme”

  1. roberto grienti dice:

    gennaio 2012, esplode in sicilia il movimento dei forconi; la cadaverica sinistra radicale, prende le distanze, assumendo il solito atteggiamento aristocratico solone, che ne confermava lo stato ormai irreversibile, di ignorare del tutto i cambiamenti sociali; i forconi sono la manifestazione del fallimento del capitalismo che in crisi totale o quasi, scarica quelle figure sociali che sono state la base su cui reggeva il suo dominio politico,economico e culturale; le regionali siciliane di ottobre 2012 e le politiche di febbario, hanno dimostrato l'inutilità di questa sinistra radicale aristocratica, gruppettara ed opportunista; non parliamo poi della cgil ormai gemella siamese di cisl ed uil; piemme dice bene solo la sollevazione potrà cambiare lo stato delle cose; solo che manca il partito o l'organizzazione o fronte rivoluzionario, che sappia prevedere il big bang in anticipo o quanto meno lavorare per favorirlo; a proposito dei forconi compagni della redazione non ne fate più cenno come mai?; secondo me dovreste dedicare più spazio alle classi sociali sfruttate e meno ai paginoni di economia che pur essenziali sono spesso dei mattoni che solo gli specialisti ingoiano; va bene l'importanza della conoscenza, se questa non caratterizza l'mpl come organizazione elitaria.

  2. Vopisco dice:

    Questo articolo solleva diverse questioni e manca di toccarne altre. La protesta in Brasile è stata sì innescata da un pretesto – l’aumento delle tariffe degli autobus – ma a tutt’oggi non è stata in grado di unire i diversi motivi che l’hanno innescata in un’unica causa. C’è chi protesta contro l’inflazione, chi contro la corruzione, ecc. ma nessuno ha finora trovato una causa comune a tutto ciò. Poi son d’accordo quando dite che chi è scettico circa una sollevazione popolare in Italia è, in buona sostanza, un qualunquista. È tuttavia chiaro che finora gli italiani hanno mostrato una resilienza non comune, data la catastrofica situazione economica, politica e sociale. Individuare una sola causa per questo stato di cose – una causa per di più razzista ("il popolo italiano è un popolo bue") – è inutile, controproducente, profondamente sbagliato. Eppure è così: le proteste di piazza si limitano a una sfilata controllata dalla polizia.

  3. Giovanni dice:

    «Alcuni commentatori esecrano gli atti di "violenza cieca"», occorre ricordare loro che: "Oggi la violenza è invisibile, perché è economica. Il mancato rinnovo dei contratti di lavoro dovuti all’inflessibile ordo oeconomicus, così come l’innalzamento dell’età pensionabile, il taglio selvaggio degli stipendi [..] più in generale, l’esproprio forzato del futuro come dimensione progettuale per il nuovo “esercito industriale di riserva” dei giovani ridotti alla schiavitù formalmente libera del lavoro flessibile e precario [..] (dimostrano che ndr) l’economia è, insieme, politica e violenza.La violenza, che resta il cuore segreto della società, va certamente analizzata ma in tutte le sue manifestazioni e senza parzialità. In molti, credo, abbiamo fatto esperienza di questo tipo di violenza di cui parla Fusaro (della scuola di pensiero di Preve). Intanto la triplice del nuovo autoritarismo sindacale manda in scena la vetusta e sempre più capziosa commedia di piazza. Mentre dall'alto si preparano ad un monitoraggio sempre più stretto dei conti correnti, ovviamente col nobile scopo di combattere l'evasione. Quella dei dominati, mica quella dei dominanti.La tendenza è quella indicata in questo articolo, cosa produrrà e in che tempi non so dirlo. Ma almeno ci sono in Brasile scuole di pensiero in grado di porsi alla guida del malcontento popolare? Ricollegandomi al precedente commento, c'è in Brasile qualcuno in grado di unire le diverse anime della protesta?

  4. Unknown dice:

    Respingere in blocco in movimento, come alcuni campioni del geo-politicismo stanno già facendo, è un errore madornale. All'interno del movimento ci sono forze popolari e di sinistra che avanzano rivendicazioni sacrosante. La base del PT ne sarà influenzata e si spera anche i gruppi dirigenti, che dovranno rompere con i settori moderati ed approfondire le politiche sociali a danno di quelle neo-liberali, così come (ripeto, giustamente!) chiedono le frange popolari e progressiste del movimento.

  5. Redazione SollevAzione dice:

    Inutile anche questa volta, spiegare i colori ai ciechi e la musica ai sordi""

  6. Anonimo dice:

    Concordo sul pessimismo e il qualunquismo, ma anche se parlo per mie esperienze personali ritengo che qualche fondamenta ce le abbia.Diciamocela in faccia la verità: siamo il paese col più alto analfabetismo di ritorno, dove il settarismo è all'ordine del giorno e della notte. Non una cultura, non un pò di rispetto verso il prossimo (salvo ristrettissime eccezioni), dove uno pensa a coltivare il proprio orticello e a pregare nella propria parrocchia.Ci sarà la sollevazione? Lo spero, ma che sia come la intendete voi, in direzione socialista, e non altro, perchè sennò siamo alla frutta veramente.In ultima istanza, quoto roberto girgenti. Penso che sia giusto che torniate a dialogare coi forconi, soprattutto ora che stanno iniziando ad utilizzare il linguaggio tipico dei rivoluzionari marxisti ;-)BYIL VILE BRIGANTE

  7. Francisco Goya dice:

    Sembra che ci siamo quasi stando a questo report di Mediobanca.Però una cosa è il casino generale, un'altra un 10% almeno di cittadini che abbiano un minimo di idee chiare.L'ARS qualcosa a proposito del risveglio dei cittadini lo dice e quindi penso che mi iscriverò.Certo che quell'articolo di Marano su Gerusalemme capitale santa della nazione mediterranea mi ha fatto un po' ridere. Sarà molto religioso…Comunqe se interessa sta sul Foglio e c'è il link al report originale.http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/22/crisi-peggiore-del-92-entro-6-mesi-potrebbe-costringere-alla-richiesta-di-salvataggio/634091/

  8. Anonimo dice:

    Una mezza idea su quale sarà la goccia che fa traboccare il vaso in Italia io ce l'avei: l'aumento dei bilgietti per andarsi a guardare la partita allo stadio 😉

  9. Anonimo dice:

    "siamo dei visionari quando diciamo che ci vuole una sollevazione di popolo"che ci voglia è vero, che ci possa essere è tutto da dimostrare.Tanto per cominciare, cominciamo a eliminare il termine "Popolo", non esiste il popolo, esistono le classi, e la rivoluzione è tale solo se la fa il proletariato, altrimenti è solo la sostituzione di una borghesia con un'altra.dimenticando la storia, dicono che "il popolo italiano è un popolo bue", che "non ha mai fatto una rivoluzione".Se una rivoluzione è un sovvertimento radicale e soprattutto DURATURO del potere, in Italia non c'è mai stata, e sfido chiunque a dimostrare il contrario.Giovanni

  10. Anonimo dice:

    L'unica rivoluzione che c'è stata in Italia è stata l'immonda invasione del Nord contro il Sud che lo ha depredato di tutte le sue ricchezze e relegandolo alla marginalizzazione con metodi che oseri dire "nazisti". Una vera e propria operazioe di esportazione della democrazia.BYIL VILE BRIGANTE

  11. Redazione SollevAzione dice:

    Punto primo: le rivoluzioni possono essere vittoriose o essere sconfitte. Un conto è farle, le rivoluzioni, un altro è vincerle.Punto due: una sollevazione, una rivolta non è la stessa cosa che una rivoluzione. Siamo ben consapevoli che una rivoluzione sociale non è alle porte, ma questa crisi conduce alla sollevazione popolare che metterà sotto sopra tutto il quadro politico e rimetterà in moto un movimento offensivo. Oggi siamo ancora in difensiva.Punto tre: una rivoluzione sociale non cade dal cielo ma è risultato di una serie di scosse e di rivolte popolari, dentro le quali le diverse forze sociali coinvolte si giocheranno la posta in palio, quella del governo del paese.Punto quattro: siamo dentro un sistema bloccato che si va sfasciando, compito delle forze politiche antagoniste è prepararsi a incrociare e guidare la sollevazione inevitabile.Piemme

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