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SIRIA: UNA PACE DIFFICILE A FARSI

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18 giugno. La Casa Bianca, col pretesto dell’uso di armi chimiche da parte dell’esercito siriano, dopo aver tenuto una posizione di apparente equidistanza, sta per decidere di sostenere il frammentato fronte delle opposizioni al governo di Bashar al-Assad inviando armi leggere. Un gesto più che altro simbolico, visto che le svariate milizie dei ribelli già ricevono, via Turchia, tonnellate di armi leggere. Si tratta tuttavia di un gesto che rischia di far saltare i già deboli tentativi di trovare una soluzione politica.
 

Nel novembre scorso venne lanciato, da prestigiosi intellettuali di vari paesi tra cui due premi nobel, un Appello dal titolo «SIRIA: sì alla democrazia no all’intervento straniero».
In Italia venne sottoscritto da centinaia di cittadini. 

Sulla base di quell’Appello ed in suo nome, dopo un intenso lavorio e con tre mesi di ritardo sul previsto a causa delle numerose traversie, una delegazione internazionale si è recata in Siria dal 2 al 8 giugno scorso. *
Ne davamo conto in un breve resoconto dal titolo «Tornando da Damasco col cuore spezzato».


Sulla base dei numerosi incontri avuti in Siria, sia con esponenti delle diverse opposizioni che con le autorità governative, tra cui il Presidente Bashar al-Assad, la Delegazione internazionale ha diffuso la DICHIARAZIONE che alleghiamo qui sotto.




LE NOSTRE PROPOSTE PER UNA PACE GIUSTA

«Dal settembre 2012, “L’Iniziativa internazionale Pace-in-Siria” ha intrapreso consultazioni dentro e fuori la Siria. Tra il 2 e l’8 giugno “L’Iniziativa” ha incontrato funzionari di alto rango del governo, esponenti dell’opposizione e autorità religiose.

“L’Iniziativa” è composta da figure di spicco della società civile provenienti da Europa e America latina (vedi l’elenco allegato) in rappresentanza di tutte le parti interessate alla pace e alla giustizia in Siria. Il suo scopo è quello di contribuire alla fine della guerra e delle sofferenze aiutando a creare le condizioni favorevoli per l’avvio di un processo politico attraverso il dialogo e i negoziati.

Per raggiungere tale scopo, ci siamo incontrati con funzionari statali ad alto livello e vari gruppi e partiti di opposizione dentro e fuori il paese, come pure con le organizzazioni religiose e gli organismi internazionali e non governativi.

Siamo stati ricevuti, informati sugli aspetti e l’essenza del conflitto, e siamo stati ascoltati.

Sulla base delle discussioni avute l’Iniziativa ha individuato le aree chiave per un accordo e ha tratto le seguenti conclusioni:

1. Il conflitto non può essere risolto con mezzi militari.

2. Vi è la necessità di una soluzione politica praticabile basata sul dialogo e i negoziati allo scopo di elaborare un quadro per una transizione politica.

3. Una guerra settaria ora è in divenire e c’è una reale possibilità che essa possa diventare transnazionale, rendendo la pace ancora più urgente.

4. Il conflitto ha avuto un impatto catastrofico sul popolo siriano dato che 6,8 milioni di persone, secondo i funzionari delle Nazioni Unite consultati, hanno bisogno di assistenza.

5. L’afflusso di finanziamenti, armi, soldati, combattenti stranieri e milizie dall’esterno finalizzati alla continuazione della guerra, dev’essere fermato del tutto.

6. L’embargo ha aumentato la miseria tra la popolazione ed è un fattore, tra gli altri, che colpisce gravemente l’assistenza necessaria.

7. La riunione di Ginevra II deve essere partecipata e sostenuta da tutte le parti interessate, in modo che soddisfi realmente le aspirazioni sociali del popolo siriano basate sulla giustizia per gli oppressi, i diseredati, e gli sfollati.

L’iniziativa pace-in-Siria è d’accordo con le considerazioni di cui sopra.

Nel corso delle sue discussioni, sono state presentate alle parti varie proposte tra cui:

– Organizzare una conferenza della società civile siriana che si terrà probabilmente in Austria a sostegno della costruzione della pace e della ricostruzione delle infrastrutture siriane con particolare enfasi sul ruolo delle donne nel processo di costruzione della pace.
– Zone locali di non violenza intorno a luoghi come ospedali, scuole, centri religiosi e culturali, ciò con l’aiuto della Mezzaluna Rossa.

– Atti di buona volontà sostenuti dalle forze in campo per il rilascio dei prigionieri, degli ostaggi e delle persone rapite, in particolare quelle tra loro più vulnerabili.

– Formazione di una delegazione parlamentare europea per incoraggiare il dialogo tra le parti interessate.

L’Iniziativa ritiene che non vi sia imperativo morale più alto in questo momento che quello di porre fine alle uccisioni ed alle sofferenze in Siria. L’aumento della miseria dev’essere evitato ponendo fine alla distruzione delle infrastrutture sanitarie e del patrimonio culturale. Ogni giorno che la guerra continua significa una ulteriore erosione del tessuto sociale della nazione e quindi della capacità di costruire una pace duratura basata sulla giustizia.

Riteniamo inoltre che una vera soluzione al conflitto dovrà sorgere da un processo politico il cui risultato sia coerente con i diritti democratici e umani fondamentali, con i principi della sovranità siriana, del diritto internazionale e del diritto umanitario internazionale.

Ci uniamo nel sostenere la sicurezza di tutti i civili, in particolare dei gruppi più vulnerabili, chiediamo l’adesione rigorosa al diritto internazionale umanitario tra cui la fine degli attacchi indiscriminati contro obiettivi non militari e l’accesso umanitario alla Mezzaluna Rossa siriana e di altri per la consegna e la distribuzione dei farmaci ponendo fine all’embargo sugli stessi.

Crediamo fortemente nell’importanza fondamentale del principio di autodeterminazione, nel quadro della sovranità e integrità territoriale e politica della Siria, basato anche sulla libertà di espressione e il rispetto dei diritti culturali, economici e sociali.

Noi rifiutiamo ogni intervento straniero nel conflitto siriano. Mettiamo in guardia contro i tentativi imperiali e regionali di creare stati confessionali e di ridisegnare la mappa del Medio Oriente, al fine di controllare le risorse e il futuro di questa regione, ignorando così i diritti inalienabili del popolo palestinese. La continuazione delle azioni militari non può che aumentare la dipendenza dall’esterno, l’intervento straniero e la moltiplicazione del numero delle vittime che portano al caos incontenibile e distruzione.

L’iniziativa proseguirà il suo lavoro per promuovere la discussione tra le parti e l’adozione di misure immediate per alleviare la sofferenza e promuovere la riconciliazione tra i siriani.

Beirut, 14 giugno 2013»


* Facevano parte della delegazione:

José Raul Vera López, vescovo cattolico ed esponente della teologia della Liberazione (Messico); Alejandro Benjamin Bendana Rodriguez, storico, (Nicaragua); Evangelos Pissias, Coordinatore internazionale della Flotilla per Gaza (Grecia); Leo Gabriel, antropologo, membro dell’esecutivo internazionale del Social forum mondiale (Austria); Maria Dimitropoulou, sociologa (Grecia);  Wilhelm Langthaler, pubblicista, esperto di questioni mediorientali, portavoce del Campo Antimperialista;  Moreno Pasquinelli, Coordinatore internazionale della Global March on Jerusalem (Italia); Jaqueline Campbell Davila, attivista per i diritti umani (Messico); Engel Christiane Reymann, Consulente parlamentare (Germania); Odyssefs Nikos Voudouris, parlamentare (Grecia); Francois Houtart, sociologo e prete cattolico (Belgio); Mireille Cécile Agnés Fanon ep. Mendes France, giurista (Francia).

Per ogni informazione visita il sito: http://www.peaceinsyria.org

Un pensiero su “SIRIA: UNA PACE DIFFICILE A FARSI”

  1. Anonimo dice:

    VERGOGNA!!!! Solo questo si può dire: VERGOGNA!!!!BYIL VILE BRIGANTE

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