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«CE LO CHIEDE L’EUROPA?» Incontro con Gennaro Zezza

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La sezione di Salerno del Mpl invita i cittadini all’incontro pubblico con l’economista Gennaro Zezza che si svolgerà giovedì 31 ottobre, alle ore 17:00 presso il Centro “La Tenda” (Via Fiera Vecchia, 20).
Tema dell’incontro le politiche economiche imposte dall’eurocrazia, la loro natura e le conseguenze sociali, anzitutto per il nostro paese. In particolare verranno messi sotto la lente il Fiscal compact e il Mes/Esm.

COMUNICATO STAMPA-INVITO MPL SALERNO 
“Ce lo chiede l’Europa?” Austerità, MES e Fiscal Compact

Giovedì 31 Ottobre, alle ore 17.00, al Centro La Tenda (nei pressi di piazza Malta) il MPL (Movimento Popolare di Liberazione) organizza una conferenza sul tema. Interviene il Prof. Gennaro Zezza dell’Università degli studi di Cassino e del Lazio meridionale. Introduce Nello De Bellis, modera Maurizio del Grippo. 

«Mentre le campagne mediatiche focalizzano l’attenzione sugli sprechi reali o presunti e sui privilegi della casta politica, additati come l’unica causa del declino complessivo e della gravissima crisi strutturale che sta dilaniando il Paese, l’Italia ha sottoscritto ed ha avviato l’attuazione di due meccanismi che rischiano, se effettivamente applicati, di trasformarla nei prossimi anni in zona depressa ed area sottosviluppata» ‒  hanno dichiarato gli organizzatori.

Si tratta del Fiscal Compact e del MES Il primo è un trattato europeo approvato il 2 marzo 2012 da 25 dei 27 paesi membri dell’Unione europea (solo Gran Bretagna e Repubblica ceca non hanno aderito) ed entrato in vigore il 1° Gennaio scorso, che impegna i contraenti a portare il rapporto deficit-PIL al 60%, riducendo il proprio indebitamento del 5% annuo nell’arco di 20 anni. Dato, però, l’alto livello del debito italiano, pari al 127%, uno dei più alti dell’eurozona, ciò si tradurrebbe nell’obbligo di reperire risorse e dunque di impostare leggi finanziarie da 40-50 miliardi di euro all’anno per i prossimi 20 anni, con quali risultati di desertificazione sociale, è facile immaginare.

A ciò si aggiunga che l’articolo 3 del trattato impone agli Stati membri di inserire nelle rispettive Costituzioni l’obbligo del pareggio di bilancio, il che concretamente vuol dire che ad ogni investimento deve per legge corrispondere un pari importo in entrata (tasse e imposte). Nel più assordante silenzio ‒  proseguono gli organizzatori ‒  l’Italia ha già provveduto a ratificare (col voto favorevole di PDL, PD e UDC, contrari IDV e Lega Nord) tale norma, modificando importanti articoli della Costituzione (81, 117 e 119).

Secondo autorevoli studiosi, tra cui Paul Krugman, tale vincolo è la premessa programmatica della distruzione dello stato sociale. Vi è poi il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) che prende il posto del precedente EFSM, un fondo permanente a cui gli Stati in difficoltà macroeconomiche sono tenuti ad accedere, per poter rimanere negli obblighi di bilancio sempre più restrittivi dell’UE, e che erogherà i suoi prestiti in cambio di concrete garanzie e ulteriori cessioni di sovranità politica ed economica.
In tal senso l’Italia si è già impegnata a versare al MES 125 Miliardi di euro nei prossimi 5 anni, ripagare il debito (40,50 mld di euro l’anno) e mantenere il pareggio di bilancio.

“Questi sono i veri termini del problema, questa la minaccia che sta sospesa sul capo del nostro Paese e di cui tutti debbono prendere coscienza prima che sia troppo tardi, altro che le polemiche sugli scontrini alla buvette di Montecitorio! In questi anni di crisi l’Italia è passata dal 5° al 23° posto tra i paesi industrializzati 242.000 imprese fallite solo nel 2012, il 56% delle pensioni italiane al di sotto dei 1000 euro mensili, disoccupazione a picco.

Come può la causa reale di tutto ciò risiedere unicamente nei “costi della politica”, che incidono effettivamente dello 0,46%?

In realtà la responsabilità della casta è infinitamente più seria e più grave: essa consiste nell’aver assunto il ruolo di “borghesia compradora” sottoscrivendo la serie di trattati internazionali, a partire da quello di Maastricht, che hanno messo l’Italia nella condizione in cui attualmente si trova. Connettere la crisi economica, politica e spirituale in cui l’Italia si dibatte alla sua appartenenza all’euro e all’Unione europea ‒  concludono gli organizzatori ‒  è la peculiare posizione del MPL anche in seno alla Sinistra antagonista, che vede e denuncia gli effetti, ma non risale alle cause e cioè alla costruzione dell’Europa asociale, antipopolare, antidemocratica le cui premesse di trovavano già chiaramente nel Trattato di Maastricht e nell’atto fondativo dell’Unione europea.

“Ce lo chiede l’Europa”: quante volte abbiamo udito questo trito Leitmotiv ed ogni volta sono state liberalizzazioni, privatizzazioni,tagli alle spese sociali. Ogni cittadino italiano ed europeo confronti il suo status attuale con quello di prima e calcoli quanto ha perduto in reddito, diritti, dignità oltre che in speranze e aspettative in questi venti anni che sono stati i peggiori della vita di tutti.

Ripudiare il debito, uscire dall’euro senza che ciò danneggi i lavoratori e le classi popolari, uscire dall’UE è la nostra parola d’ordine, creando un fronte popolare che unisca tutte le forze democratiche che condividono il bisogno di liberarci di questa classe politica italiana corrotta perché asservita al sistema oligarchico europeo e alla finanza speculativa internazionale».



Un pensiero su “«CE LO CHIEDE L’EUROPA?» Incontro con Gennaro Zezza”

  1. Anonimo dice:

    L'Europa, per quanta suggestione possa promanare da un'idea utopistica di continente unito, è stata un fallimento totale. Da cosa sia dipeso questo risultato si può discutere a lungo. Qualcuno azzarda che possa essere dipeso pure da quella volta che l'Europarlamento. ha rifiutato di inserire quel riferimento alle origini giudeo cristiane, rifiuto che può essere alquanto dispiaciuto ai veri fautori di questa utopia, per altro piuttosto interessati all'obliterazione delle nazioni. L'Europa sarebbe quindi nata sotto cattivi auspici avendo rifiutato un patrocinio abbastanza influente almeno a quanto si dice oggi da più parti. Obliterare le nazioni in pratica sembrerebbe voler dire obliterare i popoli, cioè le genti indigene. Ciao, ciao.

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