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FASSINA, IL PD E L’EURO (lettera a Sergio Cesaratto) di Enea Boria

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23 settembre. 
Il 21 agosto scorso POLITICA&ECONOMIA BLOG pubblicava uno scambio tra Sergio Cesaratto, Lanfranco Turci e Riccardo Achilli. Tema: uscire dall’euro si o no? Cesaratto, ad un certo punto, allude al fatto che Stefano Fassina (nella foto) possa essere alfiere di un”piano B” del Partito democratico per lo sganciamento dall’euro. Tema, anche vista la disputa in corso nel Pd sull’Art. 18, e il servilismo di Renzi verso la troika di scottante attualità. 
Volentieri pubblichiamo una lettera di Enea Boria ad POLITICA&ECONOMIA BLOG che,  il blog ha preferito non pubblicare.


«Egregio prof. Cesaratto, 


intanto la ringrazio per il suo lavoro di divulgazione, che è prezioso perchè ha anche il dono e la qualità della contestualizzazione politica, il che credo sia estremamente importante proprio in questa fase.

Il perché è semplice: che questa Unione europea e la sua moneta unica siano un cul de sac che non funziona perché non può funzionare (o meglio, funziona, ma in senso inemendabilmente impopolare ed antidemocratico) ormai lo hanno capito tutti tranne quelli che non vogliono capire e redimere le anime candide è un esercizio di stile purtroppo inutile.

Qua quindi il problema, da tecnico (di comprensione e analisi), si sposta ad una dimensione squisitamente politica (come ce ne caviamo fuori, con quali mezzi, con quali alleanze volte a tenere insieme quali blocchi sociali, con quale contestualizzazione del ruolo delle classi sociali in Italia e dell’Italia nel resto del mondo come prospettiva?).

In questo senso non mi soffermo troppo su Achilli, che vuole evitare la riproposizione di un contesto storico fatto di paesi che degradino i propri rapporti politici all’interno dell’Europa in quanto in guerra commerciale reciproca, col sud che attacca con le svalutazioni competitive.

Chiedo scusa, ma una tesi simile è semplicemente incommentabile.

In guerra commerciale ci siamo ORA grazie a questo assetto presente; fino all’introduzione dell’euro nessuno in Grecia si sarebbe mai sognato di andare a bruciare svastiche nelle strade durante una visita di stato della cancelliera tedesca; se questa architettura saltasse non sarebbe il sud ad attaccare con le svalutazioni competitive ma il nord, e segnatamente i governanti tedeschi, a dover giustificare 15 anni di politiche restrittive interne coi propri elettori e cittadini, mentre non potranno far nulla per arginare la normale e naturale rivalutazione del “neo-marco”.
Insomma, Achilli dal punto di vista politico (e forse anche economico, mi permetto) ha capito tutto al contrario. Inutile dilungarsi.

Piuttosto chiedo a Lei, prof. Cesaratto, cosa realmente intenda dire in questo passaggio:

«In sostanza se vai a una strategia di scontro con l’UE e ci credi, se fuori dall’euro. Se sei conscio di queste conseguenze, benvenuto (con Fassina) nel nostro club che definirei “non c’è vita in Europa” (attento non che “non c’è vita in QUESTA Europa”, slogan da anime belle)».

Lei ci sta forse dicendo che Fassina starebbe pianificando una strategia di scontro con la UE che ci porrebbe automaticamente fuori dall’euro, e che questa sarebbe una opzione consapevole e voluta?


Cioè Fassina è il piano B del PD per sganciarsi dall’euro?
Per adesioni e contatti: info@sinistracontroeuro.it

Lo dice lei a Turci: “Benvenuto con me e con Fassina nel club di quelli che non c’è vita in Europa”.


Lei sarà ben informato, ma io sarei alquanto scettico sul fatto che Fassina abbia una intenzione precisa, per quanto non dichiarata, di cercare di prendere in mano il partito per traghettarci fuori dall’euro.

In ogni caso io sono un dipendente, e credo in linea di principio che, se prima Fassina non mi darà la scala mobile e non inaugurerà una politica commerciale di natura essenzialmente protezionista —la sinistra o è protezionista o non è, diciamocelo. E con buona pace di Achilli il protezionismo è proprio quella via di mezzo di buon senso, rivolta alla difesa dei ceti popolari, che si situa a metà tra il laissez faire (che provoca le guerre ) e l’autarchia degli stati autoritari, che sono le due politiche di destra, liberista o fascista— dallo sganciamento dall’euro non me ne verrà un bel niente di buono; cioè passo dalla pessima prospettiva della permanenza nell’euro, alla pessima prospettiva di politiche tatcheriane senza euro.
Cioè per me tutto resterebbe uguale.

Dato quel che ha detto professore, perchè dovrei fidarmi di gente del PD che mi massacra da 20 anni?
Non crede che io abbia, piuttosto, diritto ad un certa dose di rancore verso costoro, Fassina compreso?»

Cordiali saluti

15 settembre 2014
Enea Boria

3 pensieri su “FASSINA, IL PD E L’EURO (lettera a Sergio Cesaratto) di Enea Boria”

  1. Anonimo dice:

    Se ho ben Capito Fassina e compani si stanno parando il culo in caso di fallimento dellEuro,insomma cambiare ma essere Loro sempre al centro della scena Politica .Situazione quindi che ben conosciamo da sempre.Certo che siamo proprio Fessi ,ma davvero.

  2. Anonimo dice:

    Io ho avuto il piacere di visionare i video su youtube di Nando Ioppolo e Nino Galloni intervistati dal blogger Elia Menta in uno di questi video non ricordo quale Ioppolo affermava che Fassina era caduto nella trappola del pensiero liberista del resto pensiero dominante negli ultimi 20/30 anni ma che adesso si stava rendendo conto della realta' e che a lui sembrava seriamente dispiaciuto.Certo dopo aver fatto danni incalcolabili cavarsela con un mea culpa sarebbe troppo semplice se ha capito cerchi di porre rimedio ai danni fatti in fondo avere nel PD qualcuno che finalmente cerca di modificare le politiche liberista del partito male non sarebbe.Comunque la trappola del pensiero liberista negli ultimi decenni ne ha fregati molti Fassina sarebbe uno dei tanti.

  3. Anonimo dice:

    facciamo finta che Fassina abbia davvero buone intenzioni. Sarebbe così folle il suo comportamento? Se un partito importante dichiarasse apertamente la propria opposizione a UE e euro, appena cominciasse ad avere qualche possibilità di vittoria i media servi della UE farebbero terrorismo (vedi con Grillo che pure non ha mai avuto il coraggio di dirsi apertamente contro l'euro) e convincerebbero milioni di cittadini a correre in banca a svuotre i conti, creando le condizioni per un collasso economico che verrebbe imputato agli antieuro anzichè a chi ci ha asservito all'euro. Quindi l'unico modo per uscirne senza danno è farlo nel giro di una notte, e questo può farlo solo un partito già affermato che si è sempre dichiarato filoUE, e quindi che non dà sospetti di "tradimento" ai poteri forti europeisti. Insomma, una specie di 25 luglio e 8 settembre in un golpe solo.

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