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TASSE: QUANDO È TROPPO È TROPPO di Sollevazione

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15 settembre.
LAVORIAMO 161 GIORNI ALL’ANNO PER PAGARE LE TASSE. 20 GIORNI DI LAVORO SE NE VANNO PER PAGARE GLI INTERESSI SUL DEBITO.

La tabella qui accanto (clicca per ingrandire) da la misura del disastro che vive l’economia capitalistica italiana. Non solo l’economia non si è ripresa dal collasso del 2009, essa va sempre peggio, mentre gli altri paesi “avanzati”…  “se la cavano”.

Il Sole 24 ore di oggi apre con questo titolo: «L’Ocse boccia l’Italia: Pil giù dello 0,4% nel 2014, unico Paese del G-7 in recessione. Anche S&P taglia le stime». 

Che questo dipenda da mali antichi del sistema capitalistico italiano (e moderni, vedi lo studio di Angelo Salento sul tasso di finanziarizzazione) non c’è dubbio. Come non ce n’è alcuno che l’altra causa per cui l’economia è in piena depressione si chiama Unione europea, di cui la moneta unica (che hanno favorito il processo della finanziarizzazione).

Il motore è inceppato, e non perché manchi moneta, quanto perché questa, invece di circolare come capitale produttivo di plusvalore, via banche, borse e mercati grigi, svolazza nelle praterie della finanza speculativa alla ricerca di interesse e rendita.

Ma questa non è la storia di cui vogliamo parlare oggi. 

A causa del rispetto dei vincoli monetaristi e liberisti imposti dai trattati europei, pur di tenere in vita l’euro, i governi italiani non solo non possono adottare cosiddette “politiche anticicliche”, sono costretti ad esacerbare le politiche austeritarie. Per rispettare il dogma del rimborso del debito pubblico i governi italiani, quello attuale di Renzi compreso, agiscono come operatori per quella che è una vera e propria trasfusione di sangue a favore del vampiresco sistema bancocratico e del capitalismo-casinò.

Mentre il Pil nel 2013 è stato di 1560 miliardi di euro, la pressione fiscale ha raggiunto la stratosferica cifra del 43%, ovvero circa 685miliardi —di cui 475 di tributi; secondo i dati del Ministero del tesoro erano 424 nel 2012 = +51.

Cambierà la musica con il governo Renzi? Noi riteniamo di no. Renzi vorrebbe che la Legge di stabilità in cantiere —in quanto porterà all’incasso gli aumenti dei tributi già decisi dal governo Letta (Tasi ad esempio)— faccia quadrare i conti (ovvero tranquilizzi i “mercati”) solo con tagli alla spesa pubblica (che ricordiamo è più bassa della media Ue). Vedremo. La Legge di stabilità, com’è noto, dovrà passare al vaglio della Commissione europea. Vedremo se la Commissione, per nome e per conto dei suoi mandanti-succhisangue (i “mercati”), non chiederà ulteriori aumenti di tasse.

Sta di fatto che a Pil decrescente l’imposizione fiscale aumenta anche ove questo non accadesse in termini assoluti. E tuttavia sta aumentando proprio in termini assoluti. In un report del 12 settembre la Cgia di Mestre ci informava che “agli italiani servono 161 giorni di lavoro per pagare le tasse”.
Per la precisione la Cgia afferma:

«Su ogni famiglia italiana grava un carico fiscale medio annuo di quasi 15.330 euro. Tra l’Irpef e le relative addizionali locali, le ritenute, le accise, il bollo auto, il canone Rai, la tassa sui rifiuti, i contributi a carico del lavoratore etc., ogni nucleo famigliare versa all’erario, alle Regioni e agli enti locali mediamente 1.277 euro al mese. La pressione fiscale che per il 2014 è destinata a toccare il record storico del 44%, quest’anno i contribuenti italiani hanno lavorato per il fisco fino all’11 giugno: ben 12 giorni in più di quanto avevano fatto nel 1995. I giorni di lavoro necessari per pagare le tasse ammontano a 161, come nel 2011 e contro i 160 del 2013 e i 155 del 2010 e del 2011».

Di questi 161 giorni di lavoro, 19-20 sono serviti  per pagare gli 80miliardi e rotti di interessi sul debito pubblico. Sono andati cioè direttamente nelle tasche dei grandi consorzi finanziari che speculano sul debito pubblico.

Un governo popolare che voglia invertire la rotta, ovvero rendere possibile l’avvio di un piano per la piena occupazione e far uscire il Paese dal marasma, dovrebbe riprendersi la sovranità politica (tra cui quella monetaria), dovrebbe quindi dichiarare una moratoria sul rimborso del debito ed anche colpire la rendita finanziaria. Abbiamo spiegato come.

7 pensieri su “TASSE: QUANDO È TROPPO È TROPPO di Sollevazione”

  1. Anonimo dice:

    La sovranità monetaria! Un sogno impossibile?Forse. A Tal proposito ho letto ieri su "L'altra informazione" un servizio che si rifà alla ricerche dell'illustre avvocato Marra a proposito dell'assassinio dello statista italiano Aldo Moro avvenuto, mi pare nel 1978. Secondo Marra, in base alle prove reperite, l'on.le Aldo Moro è stato fatto uccidere non solo perché aveva intenzione di addivenire al famoso "compromesso storico" proposto dall'on.le Berlinguer, ma pure per un motivo ben più "grave" (!!!) avendo tentato di ripristinare parzialmente la Sovranità monetaria facendo stampare biglietti da 500 lire al posto delle monete metalliche che, come si sa, possono venire coniate "impunemente" dalla Zecca di Stato anche odiernamente. Povero Aldo Moro: un Democristiano con l'iniziale maiuscola!!! Gli hanno fatto fare così la fine di Lincoln e di John Kenney storicamente fatti assassinare per analoghi motivi!! E' proprio il caso di dire che "chi tocca i fili, muore!

  2. Giovanni dice:

    L'ultimo link non funziona. Rinvia all'editing del presente post.

  3. Redazione SollevAzione dice:

    abbiamo risolto: il link ora funziona.

  4. Anonimo dice:

    Probabilmente e' vero che le tasse sono alte ma anche voi con la stessa litania di assumere i contributi a carico dei lavoratori come tasse mi sorprende. I contributi sono salario differito chesi tramutera' in pensione per dirllo in modo banale.Saluti

  5. Redazione SollevAzione dice:

    Caro anonimo,non è che la teoria del "salario differito", per quanto attraente, sia marxista. Ti rimando alla definizione di di Marx del salario. *Che poi con lunghe battaglie i lavoratori abbiano strappato ai padroni vari diritti, ferie pagate, periodo di malattia retribuito, pensioni, ecc. ciò non toglie che per il capitale queste siano tributi o tasse, ovvero detrazioni dal plusvalore –col che si abbassa il profitto. Se poi si voglia chiamare queste detrazioni dal plusvalore salario supplementare, differito, sociale e chi più ne ha più ne metta, lo si faccia, ma si tratta di definizioni che hanno scarso rigore scientifico.* Il salario è il prezzo che il capitale paga alla merce forza-lavoro, e come per ogni merce esso deve corrispondere i suoi costi di produzione; che per l'operaio consistono nei costi necessari alla riproduzione della sua energia lavorativa. C'è qui di mezzo la categoria marxiana di lavoro produttivo, ovvero produttivo di plusvalore. Se ad esempio un'operaio rimanesse gravemente ferito sul lavoro dopo un anno di attività e non potesse più lavorare, egli oggi riceverebbe una pensione d'invalidità fino alla fine dei suoi giorni. Una importante conquista sociale, ma ciò non toglie che non produrrebbe al capitale alcun plusvalore, e quindi sarebbe (Marx docet) lavoratore improduttivo).

  6. Lorenzo dice:

    Questa è troppo bella. Il Sole 24ore si schiera per la fuoriuscita dall'euro, la sovranità monetaria e accusa le élites tecnocratiche di immolare lo sviluppo del Paese e specialmente dei suoi ceti più deboli sul dogma eurista:http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2014-09-14/il-vero-motore-resta-edilizia–151320.shtml

  7. Anonimo dice:

    @redazioneL'insistenza sulla pressione fiscale insopportabile e' strumentale alla riduzione del costo del lavoro. Non vedo quindi cosa c'entri il rigore scentifico e l'interpretazione di Marx sul concetto di salario con la difesa dei diritti che si sono conquistati soprattutto nel secondo dopoguerra e che ci stanno sempre piu' erodendo. :oi che siete gli esegeti di Marx spiegatemi anche cosa ha detto a proposito ad esempio dell'art. 18Saluti

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