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ALLARME ROSSO. Che c’è dietro al crollo delle borse?

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16 ottobre. Giornali e Tv sparano titoli cubitali sul crollo borsistico di ieri, proseguito oggi. Cosa sta accadendo nel mondo della grande finanza globale? C’è una discrasia tra la spiegazione che da la grande stampa economica anglosassone e quella italiana. La linea interpretativa prevalente in Italia è ben espressa da Federico Rampini su Repubblica e Andrea Franceschi su Il Sole 24 ore, che spiegano il collasso borsistico anzitutto con le cause globali, ovvero con la sensazione prevalente tra i grandi speculatori, quella per cui il motore della “crescita” si starebbe inceppando non solo negli USA ma anche nei “paesi emergenti”.

La stampa anglosassone in vece, Wall Street Journal e Financial Times anzitutto, danno come causa primaria del crollo il “rischio Europa”, ovvero il timore che l’eurozona sia essa alle porte di un drammatico collasso, di qui la vendita massiccia di titoli di stato dei “periferici” e dei titoli e delle obbligazioni delle banche degli stessi paesi. 
Chi ha ragione? Facciamo un 30-70.

Vero è che tira una brutta aria a livello mondiale, ma la causa primaria del crollo di ieri e oggi risiede proprio nel fatto che l’unione europea traballa. Non è l’asta dei treasuries americani, o dei titoli giapponesi o cinesi, che non è andata bene, ma quella dei bonos spagnoli. E gli spread che crescono sono quelli di Grecia, Italia (siamo a 200 col bund tedesco e vedrete salirà ancora nelle prossime settimane), Spagna e Portogallo. E’ da questi paesi che i pescecani finanziari fuggono. E mentre fuggono si rifugiano in lidi sicuri (flight to quality), comprano titoli magari più cari e con più bassi rendimenti ma di paesi che ritengono affidabili, guarda caso anche i bund tedeschi, i cui rendimenti sono così prossimi allo zero —ciò che accentua gli squilibri interni all’eurozona, con i “periferici” che per tirare a campare debbono finanziarsi a costi tripli, quadrupli o più, della Germania.

I grandi speculatori finanziari agiscono in base a due dogmi: massimo profitto e minimo rischio. Chi glielo fa fare questi predatori di tenersi un Btp italiano a dieci anni se essi sentono puzza di rottura dell’eurozona, di ritorno alle valute nazionali  e quindi di default sui debiti pubblici?

Ci saranno i soliti cretini che parleranno del complotto della “finanza massonica”. Sbagliano. 

Per adesioni: info@sinistracontroeuro.it

I “mercati finanziari” non ci pare desiderino la fine dell’euro, che sarebbe un disastro anche per loro. ben al contrario, ieri ed oggi hanno anche voluto lanciare un segnale alla Germania della Merkel e alla Bce di Draghi: “Se continuate così vi avvitate nella recessione e l’eurozona va verso il burrone”. 

Nell’interesse della speculazione finanziaria è che la Bce acquisti i titoli di stato dei paesi europei col più alto debito, e che quindi la Germania si decida finalmente non solo ad accettare un Quantitative easing da parte della Bce, ma che ponga fine al suo protezionismo mascherato, che utilizzi cioè il suo grande surplus commerciale per una politica non deflattiva così da far ripartire un ciclo espansivo a scala europea.

Per dare un esempio di come la pensino i grandi investitori finanziari si deve leggere quanto afferma Wolfgang Munchau, proprio sul Financial Times:

“La situazione economica italiana è insostenibile e porterà a un default sul debito a meno che non ci sia un improvviso e duraturo cambiamento nella crescita. Se così non fosse, il futuro dell’Italia nell’eurozona sarebbe in dubbio, e di fatto lo sarebbe il futuro dell’euro stesso”. 

La “crescita”, è appunto il mantra di Renzi. Egli è sicuro che la sua Legge di stabilità invertirà il ciclo recessivo e inflattivo e, con la sua notoria sicumera, nella conferenza stampa di questa mattina, ha snobbato i segnali che giungono dai mercati finanziari.

Egli pensa che la sua manovra liberista (su di essa, e per spiegare quanto sia oltretutto truccata torniamo domani nel dettaglio) possa fare il miracolo. Si dovrà ricredere. E’ vero che buona parte della manovra è in deficit spending (e staremo a vedere se questa passa il vaglio della Commissione europea e della Germania), ma come scriveva Leonardo Mazzei il 3 ottobre scorso:

«Tornando ai conti del governo Renzi si impone una noterella finale. La politica di deficit spending in assenza di sovranità monetaria non è una cosa alla quale allegramente brindare. E’ molto probabile che essa porti a nuove crisi del debito, ad una ripresa dello spread, a nuove tempeste finanziarie. In breve: l’allentamento, per quanto parzialissimo, dell’austerità, serve a ben poco se non si esce dall’infernale sistema dell’euro che la rende necessaria».

Se non si esce dall’euro nel burrone l’Italia ci finisce di sicuro.

Un pensiero su “ALLARME ROSSO. Che c’è dietro al crollo delle borse?”

  1. Anonimo dice:

    Vi consiglio di leggere il post di oggi sulla manovra sul blog di PigaVi si dice che la covra di 11 miliardi di deficit è falsa perché ci sarà addirittura meno deficit (un miliardo di meno) e che l'intero provvedimento è assolutamente recessivo.

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