IL PARTITO TEDESCO di Moreno Pasquinelli
11 novembre.
Tedesco parlanti nel 1910 |
«Bruxelles 0 049 30 18 27 22 720: Henry Kissinger, che si chiedeva quale fosse il numero di telefono dell’Europa, oggi avrebbe una risposta. Il numero è questo. Peccato che non abbia il prefisso di Bruxelles ma di Berlino. E’ da qui, infatti, dal palazzo di vetro e cemento bianco della Cancelleria, che di fatto si governano i destini di cinquecento milioni di cittadini europei, anche se solo ottanta milioni di tedeschi hanno il diritto di scegliere chi poi guiderà tutti gli altri. La prevalenza della Germania è ormai un fatto acquisito a livello europeo. All’inizio era solo una prevalenza economica. Poi è diventata politica. Ora ha raggiunto i livelli di una prevalenza culturale». [Andrea Bonanni, Europa, tutto il potere a Berlino]
La Germania tra i Trattati di Versaiiles e Monaco |
«Come osserva un alto funzionario della Commissione, la Germania è l’unico Paese che sappia trasmettere un messaggio riconoscibile sul futuro della Ue. E non è un messaggio egemonico. Quando la Merkel parla di «fare i compiti» o di «mettere ordine in casa propria», può suonare antipatica e saccente ma esprime una esigenza profondamente sentita da tutti i tedeschi. La richiesta quasi ossessiva di ordine, di affidabilità, di rispetto degli impegni assunti, non esprime una volontà di sopraffazione. Declina, in base alla cultura e alla logica tedesca, le condizioni alle quali la Germania è disposta ad accettare una ulteriore condivisione di sovranità. Reinhard Silberberg, già incaricato per gli affari europei della Cancelleria e ora ambasciatore tedesco presso la Ue, ama ripetere che la Germania, in Europa, «è un leader riluttante». E non ha tutti i torti. Per restare sul treno europeo, la Merkel in questi anni ha dovuto piegarsi ad accettare molti passi che non avrebbe mai voluto compiere: dal fondo salvastati all’unione bancaria, dagli interventi straordinari della Bce alla supervisione unica del sistema creditizio, al ruolo decisivo del Parlamento europeo nel nominare il presidente della Commissione. Questa Europa a sovranità limitata e sotto tutela di Berlino non è un’Europa tedesca. E’ solo un’Europa in dolorosa transizione. Quando i governi nazionali, a cominciare da quello francese, capiranno che il solo modo per restituire piena sovranità ai loro cittadini è quello di condividere il potere politico come hanno condiviso la moneta, la Germania sarà probabilmente la prima a dire di sì. E ottanta milioni di tedeschi smetteranno, forse con sollievo, di decidere per cinquecento milioni di europei». [ibidem]
Eugenio Scalfari |
dominanti che punzecchiano Renzi, che scalpitano contro la sua Legge di Stabilità perché non è piaciuta alla Merkel. Di queste frazioni la Repubblica è il vero e proprio organo di stampa e propaganda. Non dimenticate l’intervento di Eugenio Scalfari del 3 agosto quando, in polemica con Renzi, invocò il commissariamento dell’Italia da parte della troika:
“Sotto il profilo politico sarebbe uno scacco, ma a volte bisogna trascurare la vanagloria”.
Caro Moreno, tu da umbro vorresti essere ghibellino, ma poiché prima ancora sei italiano ti tocca essere guelfo! Amaro destino!
perfetta analisi condivido e ripubblico.
Bravo Pasquinelli,finalmente un'analisi lucida,precisa e niente affatto retorica che sgombra il campo da ogni piagnisteo, in particolare di chi considera quel paese "ingiustamente" indicato come prevaricatore e imperialista,cosa che invece è,come dimostrano i fatti,con a capo delle classi dominanti che nel corso di questi ultimi cinquan'anni hanno coltivato lo stesso sogno,quello di sempre:schiavizzare i propri vicini e devastare il loro tessuto sociale e produttivo,perchè, si sa,almeno nei suoi ceti dirigenti,la "cultura" dell'ampliamento dell'"indispensabile spazio vitale" è un refrain che torna sempre.Altro che paranoie di incalliti antitedeschi,se non è nazismo rivisitato in salsa eurista questo, mi devono dimostrare,ma dubito che siano in grado onestamente di farlo,che non lo è. Luciano
"Il gioco è sempre lo stesso. E anche lo stile: che un Honecker in carcere ravvisava come caratteristica costante degli esponenti del capitalismo tedesco, o se si preferisce dell'establishment di quel paese…" (Cit. V. Giacché)
Ottimo articolo che condivido in larga parte, come, del resto, molti interventi del compagno Pasquinelli su questo tema. Faccio solo un appunto.Leon Trotsky, nel 1924, scrive un documento intitolato 'Le prospettive di una evoluzione mondiale' in cui sostiene che il piano degli Usa era quello di 'mettere l'Europa a stecchetto'. Dice Trotsky 'Il razionamento, lo sappiamo per esperienza, non è mai troppo piacevole. Ora, la razione strettamente limitata che stabiliranno gli americani per i popoli europei verrà applicata anche alle classi dominanti non solo della Germania e della Francia, ma anche della Gran Bretagna'. Seguendo questa analisi il fascismo, da una prospettiva della borghesia imperialistica, è stato un tentativo di resistere ( ripeto: all'interno di logiche borghesi ) alla presa imperiale statunitense in Europa. Lo stesso Trotsky, non a caso, disse che in una guerra fra la Gran Bretagna ed il Brasile di Vargas gli operai avrebbero dovuto sostenere il Brasile semi-fascista. Perchè questo ? Semplice, perchè l'Inghilterra era una vecchia potenza colonialistica ed allora si poneva come il cuore pulsante di quel sistema di sfruttamento che sbudellava classi, popoli e nazioni.Per capirci, il capitalismo mondiale, secondo Trotsky sarebbe stato guidato dagli statunitensi che avrebbero imposto il loro dominio militare, politico ed economico. Una analisi lucida e di grande attualità. Tutto questo, di certo, contrastò ( giustamente ! ) con l'analisi staliniana la quale, erroneamente, considerava l'imperialismo tedesco in grado di ripendersi ( ed oltre a quello tedesco l'imperialismo giapponese ). Domanda: quando la Germania può contrastare l'egemonia Usa dentro la NATO ?Il lepenismo, ad esempio, non potrebbe nascondere una alleanza Francia-Germania proprio per rompere, in una prospettiva capitalistica, la morsa imperialistica Usa in Europa ? Marine Le Pen, del resto, ha dato chiari segnali di volersi avvicinare alla Russia di Putin, quindi come leggere tutto questo ?Di mio, tendo a considerare il lepenismo un tentativo ( goffo ! ) di rispolverare la tradizione antica della Francia colonialista occupando da destra uno spazio lasciato vuoto dal vecchio gollismo. Marine Le Pen è una sionista islamofoba e come Putin ha ottimi rapporti con Israele ( Putin è amico personale del criminale genocida Lieberman ). Potrebbe, al contrario, essere questa una chiave di lettura per inquadrare la formazione di una polarità imperialistica europea ?Una cosa è certa, a prescindere: l'imperialismo occidentale, per me, si basa sulla diarchia Usa – Israele ( Usa – Sionismo ) e non Usa – Germania ( la stessa tesa è sostenuta dal sociologo marxista James Petras ). Poi, certi equilibri geopolitici, possono cambiare e l'articolo mi sembra importante proprio per riflettere su queste cose.