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TERNI: BISOGNA BATTERE IL FERRO QUANDO È CALDO! di Marcia della Dignità

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2 novembre.

Accade che il nemico commetta errori. 

Qui sotto il volantino che viene distribuito tra gli operai Ast
[Nella foto accanto l’assemblea di questa mattina, 2 novembre, davanti alla acciaierie AST]
La violenza della polizia sotto l’ambasciata tedesca ha costretto i servili media di regime a mettere la vicenda Ast alla ribalta ed il signor Renzi a convocare in fretta e furia il vertice di giovedì. 

Non fatevi illusioni! 

Renzi ha difeso la proposta di accordo già presentata dalla Guidi, ovvero: (a) 290 licenziamenti sui 536 richiesti, (b) un forno a corrente alternata, (c) incentivazione all’esodo volontario, (d) semaforo verde alla ThyssunKrupp sull’integrativo. UNA BIDONATA!

Facciamo un po’ di conti.

Dal 2015 l’AST, grazie agli sgravi IRAP, risparmierà 7milioni di euro. Più o meno 536 dipendenti costano all’azienda 13,37 milioni l’anno. 13,37 meno 7 fanno 6,37 milioni. GUARDA CASO UNA CIFRA CHE CORRISPONDE AI 290 ESUBERI DELLA GUIDI.

Dato che 140 dipendenti hanno già accettato la “buonuscita” (costo annuo 3,74 milioni) restano 150 operai da licenziare.  [Il Giornale dell’Umbria del 31 ottobre]
Alla Morselli non è parso il vero ed ha dichiarato: «…sono emerse modalità alternative per l’implementazione del piano di ristrutturazione e di rilancio dell’AST, nel rispetto degli obbiettivi economici inzialmente definiti». [Il Sole 24 Ore del 31 ottobre]

Mario Ghini della UILM e Giuseppe Farina della FIM-CISL hanno subito accolto con favore la

BIDONATA.
Ast, viale Brin, 2/11/14

Il vero disegno della ThyssenKrupp…
La Thyssen, in barba a quel che strombazza la Morselli nel cuore della notte, vuole chiudere prima possibile E CONCENTRARE LA PRODUZIONE DI INOX IN GERMANIA.

I fatti parlano chiaro.

(1) al momento dell’acquisizione dai finlandesi, l’accordo prevedeva che venisse chiuso l’impianto di Bochum in Germania, e che Terni funzionasse a pieno regime. Dopo tre anni, invece, Bochum, anche se in perdita, e per volontà del governo tedesco, continua a produrre e non chiuderà i battenti.

(2) la Thyssen, in Germania ha accettato, per far fronte alla sovrapproduzione, i “contratti di solidarietà” (diminuzione dell’orario di lavoro a parità di occupati). A Terni invece licenzia.

(3) malgrado gli impianti Thyssen di Duisburg siano notoriamente obsoleti ed in perdita, le banche tedesche con l’appoggio del governo, hanno concesso 200milioni di euro di finanziamento alla multinazionale —l’Unione europea, in base alla famigerata regola per cui non sono ammessi gli “aiuti di Stato”, avrebbe dovuto sanzionare la Germania, ma non lo ha fatto.

(4) l’Unione europea ha figli e figliastri ed è sotto il predominio tedesco, sarebbe quindi vano sperare in un suo intervento a favore di Terni e dell’Italia. 

Nazionalizzare!

Siccome l’acciaio ternano è di assoluta rilevanza strategica per il Paese, spetta al governo intervenire. Come? NAZIONALIZZANDO GLI IMPIANTI DI TERNI. Solo così si salveranno, assieme ai posti di lavoro ed ai volumi produttivi, condizioni in fabbrica e ambientali decenti, la città di Terni e, con essa il tessuto industriale del Paese.

Comitato di lotta

Questo dev’essere l’obbiettivo dei lavoratori. E visto che certi sindacati alla fine accetteranno (come altre volte accaduto) accordi bidone, paralizzando la RSU, che i lavoratori più decisi formino subito un COMITATO DI LOTTA (aperto anche a quelli delle ditte terze come la ILSERV).

Questa battaglia si deve vincere ora!
Se serve anche occupando la fabbrica!

Marcia della Dignità

Un pensiero su “TERNI: BISOGNA BATTERE IL FERRO QUANDO È CALDO! di Marcia della Dignità”

  1. Alfio dice:

    sembra che veniamo dominati da una Germania che sta anche lei pre crollare ma in qualche modo con le sue ultime forze riesce sempre a far valere i suoi diritti e noi italiani, spagnolo, portoghesi, il sud dell Europa viene lasciato a se tesso, senza piu nessuno che se ne occupi, anche perche ormai molti paesi sono solo interessati a risolvere le proprie questioni, quindi non so se si puo ancora parle di Europa Unita.

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