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GRECIA: L’AZZARDO DI SAMARAS, IL DILEMMA DI SYRIZA di Emmezeta

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11 dicembre
E’ il segreto di Pulcinella che il Primo ministro greco Samaras ha anticipato di due mesi l’elezione del Presidente delle repubblica perché punta alle elezioni anticipate. Per eleggere il Presidente occorrono infatti almeno i voti di 180 deputati, mentre Samaras può disporre di 155. I giornali greci fanno notare che c’era un candidato  alla Presidenza che avrebbe potuto ottenere subito un’ampia maggioranza: il leggendario compositore Mikis Teodorakis. Invece Samaras ha proposto un tecnocrate liberista, l’ex-Commissaario europeo Stavros Dimas.
Grecia: il governo della Troika gioca la carta della paura

E’ un classico. Ogni volta che si avvicina un voto pericoloso per gli euro-oligarchi spunta fuori l’arma di ultima istanza: la paura. Di più, il terrore. Fu così anni fa con il referendum irlandese. E’ stato così tre mesi fa con quello scozzese. Ora è la volta della Grecia, il Paese mandato in rovina dal sistema dell’euro.

Qui in vista non c’è un referendum, bensì le elezioni anticipate, ma sarà comunque un referendum sull’Europa. L’appuntamento con le urne, segnato con l’evidenziatore rosso sul calendario di Bruxelles, era previsto per la prossima primavera, nell’ipotesi – da tempo ritenuta quasi certa – che il parlamento di Atene non abbia i numeri per eleggere il nuovo presidente della repubblica. Ma dopo l’annuncio di ieri del primo ministro Antonis Samaras questo calendario va rivisto.

Il leader di Nea Demokratia, a capo di un governo di servitori della Troika, ha infatti deciso di accelerare i tempi, anticipando di due mesi l’elezione presidenziale. La votazione è stata fissata per i giorni 17, 23 e 29 dicembre. Nelle prime due tornate sarà necessaria la maggioranza dei due terzi, il 29 basterà invece il 60%. Se anche quel giorno sarà fumata nera, il successivo scioglimento del parlamento porterà alle elezioni prevedibilmente agli inizi di febbraio.


Nel puzzle europeo il tassello greco è piccolo. In termini economici conta meno del due per cento del pil. Ma in termini politici e simbolici vale molto di più.


E questo tassello appare in decisa fibrillazione. Syriza è in testa ai sondaggi e, grazie ad un forte premio di maggioranza, potrebbe avvicinarsi al 50% dei seggi. Una prospettiva che preoccupa non poco i palazzi europei. E’ vero che Syriza non mette in discussione né l’euro, né l’Unione Europea, ma solo il Memorandum e la politica di austerità. Come tutti sanno l’idea propagandata da Alexis Tsipras è quella di “cambiare l’Europa”, un’idea alquanto velleitaria che serve solo ad allontanare per un po’ il momento delle scelte.


Ora, dato che tutti sanno che Tsipras non potrà di certo cambiare una irriformabile Europa, restano solo due possibilità: o sarà l’Europa a cambiare Tsipras, piegandolo ai voleri della Troika, od il leader di Syriza si troverà, suo malgrado, a gestire il momento della rottura con l’UE. Una prospettiva fino ad oggi respinta come il peggiore degli incubi.


Ma perché Samaras ha voluto anticipare i tempi? Quasi tutti i commentatori descrivono questa decisione come un azzardo, ed in effetti è così. Ma come in tutti gli azzardi c’è una precisa logica in questa scelta: quella di dettare il ritmo delle danze, drammatizzando il voto nella speranza che il “generale paura” gli consenta un recupero ad oggi apparentemente impossibile. Probabilmente al capo del governo ellenico restava solo questa carta, e l’ha giocata spudoratamente a costo di far tracollare la borsa di Atene di oltre il 12%.


E’ difficile però pensare che egli abbia agito senza il preventivo via libera di Bruxelles. Sintomatica, in questo senso, la dichiarazione del commissario agli affari economici, il socialista francese Pierre Moscovici che ha detto che: «Samaras sa dove sta andando, credo che i mercati dovrebbero sentirsi più sicuri di quello che si sono sentiti stamattina (ieri, ndr)». 


Che l’elemento, spesso irrazionale, della paura, possa rivelarsi un’arma decisiva non dovrebbe sorprendere. Tanto più che essa verrà sicuramente alimentata dai professionisti del terrore mediatico che certo la Commissione ha da tempo sul libro paga. E già ieri Samaras ha adottato il più trito linguaggio catastrofista, parlando di: «nubi di instabilità ed incertezza» che «si sono ormai addensate su di noi».


La sua proposta è quella di eleggere alla presidenza della repubblica, ovviamente con il pieno sostegno del Pasok, l’ex commissario europeo Stavros Dimas, un tecnocrate più conosciuto a Bruxelles che in Grecia. Dopo di che, quando la sua elezione risulterà priva dei numeri necessari, prenderà il via una campagna ancor più pesante nei confronti di Syriza.


Fin qui la linea scelta dal governo in carica. Quale sarà invece quella di Tsipras? In un recente discorso egli ha delineato la sua alternativa in maniera piuttosto generica, parlando di «risoluzione della crisi umanitaria che attanaglia la Grecia», di «lotta alla disoccupazione», della necessità di «trasformare democraticamente il sistema politico». Come si vede, niente di preciso. E del resto i suoi uomini non fanno altro che ribadire la volontà di evitare decisioni unilaterali, puntando invece a negoziare tutto con Bruxelles.


Già, negoziare, ma che cosa? Il nodo che non sembra aggirabile è quello del debito pubblico che Tsipras vorrebbe ristrutturare in maniera condivisa, attraverso una Conferenza europea che consenta di tagliare il debito dei Paesi maggiormente colpiti dalla crisi.


Inutile dire che una simile ipotesi non viene neppure presa in considerazione nei palazzi europei. E’ vero che nel 2012 una complessa manovra di ristrutturazione del debito greco venne in effetti consentita, a condizione che nessuno pronunciasse la parola default. E’ vero che tutti sanno che i livelli del debito greco non sono in alcun modo sostenibili. Ma è altrettanto vero che le oligarchie euriste non possono permettersi una simile operazione. Non soltanto per gli aspetti economici, ma anche per quelli squisitamente politici. Specie nel momento in cui il confronto tra Italia e Francia da una parte, ed il blocco germanico dall’altra, annuncia tensioni crescenti nei prossimi mesi.


Tsipras sbaglia a pensare che un taglio del debito, senza la contemporanea uscita dall’euro, possa essere sufficiente per uscire dalla crisi. Ma sbaglierebbe ancor di più se pensasse davvero che Bruxelles possa accendere il semaforo verde alla ristrutturazione. In ogni caso egli ha ragione da vendere nel denunciare l’insostenibilità del debito. Vedremo se e come riuscirà davvero a tagliarlo. Di certo non potrà farlo con i sì della signora Merkel e del signor Juncker.


Ne consegue che se il tassello greco del processo di disunione europea è piccolo, esso è – al di là delle volontà soggettive dei protagonisti – anche altamente instabile. Talmente instabile da poter dare una forte scossa a tutto il sistema eurista.

4 pensieri su “GRECIA: L’AZZARDO DI SAMARAS, IL DILEMMA DI SYRIZA di Emmezeta”

  1. Anonimo dice:

    E quindi vedete anche voi che la "disobbedienza" è (positivamente) sovversiva.Naturalmente bisogna vedere cosa farà veramente Tsipras se sarà eletto ma è certo che se manterrà la sua promessa di rigettare il memorandum un minuto dopo essere stato votato dal popolo greco riuscirà a far saltare tutto il piano degli euro tecnocrati SENZA PASSARE DA SFASCISTA.Perché il punto è che si si vuole creare un fronte ampio contro questa UE bisogna usare un linguaggio non massimalista e soprattutto non si può fondare il proprio programma su un "NO" a qualcosa ma solo su un'idea propositiva.Non vi preoccupate che se volete il casino ne avrete anche troppo, lo sapete bene che di segnali in questo senso ce ne sono molti.

  2. Anonimo dice:

    Leggete un po' qua.La borsa di Atene crolla di un altro 7% sulle dichiarazioni di Samaras che dice: "Se si va alle elezioni e le perdiamo rischiamo di uscire dall'euro".http://www.wallstreetitalia.com/article/1789093/nuovo-crash-borsa-atene-premier-parla-di-uscita-dall-euro.aspxAttenzione perché se sono ridotti a fare terrorismo sull'orlo del burrone significa che non sanno più cosa fare.Non solo Samaras ma anche la Troika che tramite Juncker minaccia l'Italia come un mafioso avvisandola di "spiacevoli conseguenze".Ragazzi, quando le cose precipiteranno se la sinistra non sarà unita e compatta sarà un disastro.

  3. Anonimo dice:

    Il Telegraph è diventato marxiano!!!Dice il giornalista che Marx "elegantly explains why European Monetary Union was destined to fail".http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/eu/11286161/The-euro-is-heading-for-disaster-what-luck-for-David-Cameron.htmlUn passo: "This elite has the same distaste for democracy as 18th-century lords, and over the long term the same chances of survival. In its dying convulsions, Jean-Claude Juncker’s political class has abolished democracy."

  4. Lorenzo dice:

    Bisogna anche vedere se, in caso di vittoria di Tsipras (possibile) e di incapacità della trojka di piegarlo ai suoi voleri (improbabile ma possibile) il regime non passerà ai fatti instaurando un nuovo governo dei colonnelli.Le prove generali hanno avuto luogo negli anni '90 in Serbia e Tunisia con pieno successo. Il massacro della costituzione italiana che abbiamo davanti agli occhi suggerisce che i dominanti siano pronti ad applicare gli stessi metodi nei paesi core dell'Unione.Questo può essere uno dei motivi che suggeriscono la linea prudenziale quanto incoerente attualmente adottata da Tsipras.

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