DI RITORNO DA ATENE (la Guerra dell’euro e gli insegnamenti di quella del Peloponneso )
[ 19 febbraio ]
Lunedì scorso, su invito dei compagni della sinistra no-euro greca, ci siamo recati ad Atene. Ci eravamo stati, l’ultima volta, nel dicembre scorso, prima delle elezioni con cui i greci hanno mandato a casa Samaras portando SYRIZA al governo.
Per prima cosa abbiamo subito fatto un salto in Piazza Syntagma, davanti al Parlamento, dove da giorni migliaia di cittadini manifestano per invitare il governo di Tsipras a tenere duro nel negoziato in corso con l’Unione europea. Questo movimento spontaneo si è dato un nome: Kinisi Panelladiko Plation (Movimento Panellenico delle Piazze). “TENERE DURO!”, non cedere al ricatto euro-tedesco, questo chiedono i greci a TSIPRAS.
Questo movimento è solo la punta di un iceberg. Secondo gli ultimi sondaggi la popolarità del governo di SYRIZA, proprio perché fino ad ora ha respinto i diktat tedeschi, è salita al 70%! Anche tantissimi greci che avevamo votato a destra ora simpatizzano con Tsipras. E’ l’espressione di un diffuso e crescente sentimento di dignità patriottica, della volontà di non subire più alcuna umiliazione da parte della Merkel. Se fino ad ora la delegazione greca capeggiata da Varoufakis ha potuto tenere la testa alta al tavolo negoziale è perché sente alle sue spalle questo moto di popolo.
Se riuscirà a resistere fino alla fine, respingendo il prolungamento del Memorandum, e quindi del regime di protettorato neo-coloniale (per cui non è Atene che decide la politica economica bensì la troika) lo sapremo presto. Un fatto è certo: se Tsipras e Varoufakis piegheranno la testa, accettando le condizioni capestro tedesche, pagheranno una salato prezzo politico.
Il secondo fatto certo è che con la vittoria di SYRIZA la Grecia è entrata in una nuova fase politica. Una fase di alta instabilità e dagli esiti imprevedibili. In gioco non c’è soltanto la permanenza della Grecia nell’eurozona o la sua uscita, c’è forse anche la sua collocazione geopolitica, la sua appartenenza alla NATO.
SYRIZA ha un “Piano B” per gestire l’eventuale uscita dall’euro, che sarebbe la conseguenza di un rifiuto dei diktat tedeschi? I compagni greci della sinistra no-euro che abbiamo incontrato son quasi tutti concordi nel rispondere che no, SYRIZA non ha questo “Piano B”. La Merkel e gli eurocrati lo sanno, per questo tirano la corda, certi che alla fine Tsipras tirerà giù le braghe.
I compagni greci no-euro insistono che il ristretto gruppo “grandi vecchi”, quattro o cinque, che si raccoglie attorno a Tsipras (tutti provenienti dal vecchio SYNASPISMOS) sono decisamente europeisti, che essi vogliono evitare come la peste di uscire dall’eurozona e dall’Unione. Non possiamo che credergli, conoscendo le sinistre “radicali” europee, che chiedono sì la fine delle politiche austeritarie ma nella cornice dell’Unione, anzi chiedendo gli Stati Uniti d’Europa.
Noi abbiamo fatto notare ai nostri amici greci che il negoziato in corso potrebbe concludersi con un accordo temporaneo che salvi la faccia sia alla Merkel che a Tsipras. Ma sarebbe solo un accordo a tempo, una situazione provvisoria di “né pace né guerra”. Un rimandare all’autunno la decisione definitiva. Temporeggiare, ottenere ossigeno per alcuni mesi, questo è certo quel che vorrebbe Tsipras, nella speranza (altamente improbabile) che nei prossimi mesi si incrini il blocco euro-tedesco, nella speranza (probabile) che PODEMOS salga davvero al governo in Spagna, così che SYRIZA non sia più isolata nel chiedere la fine delle crudeli terapie austeritarie.
Ma questo è proprio ciò che la Germania non vuole concedere ad Atene, e che rende la posizione greca traballante. La Merkel non può infatti dare ad un governo che considera di estrema sinistra e ostile, ciò che non ha concesso al fido governo di destra di Samaras —determinando addirittura in tal modo la sua sconfitta elettorale.
E’ vero, SYRIZA non vuole portare la Grecia fuori dall’eurozona. Non può tuttavia, sull’altare dell’europeismo, accettare il prezzo salatissimo che chiede l’eurogermania. Non può, come chiede la Merkel, gettare nella spazzatura le sue promesse elettorali, non può consegnare al nemico la sua principale arma, la fiducia amplissima che la stragrande maggioranza dei greci ripone nel nuovo governo. A noi sembra così che il tentativo di salvare capra e cavoli sia un tentativo disperato.
Ammesso che a Bruxelles si giunga nei prossimi giorni ad un compromesso, l’eventualità di un default sul debito sovrano e la rottura saranno solo posticipati. Tsipras dovrebbe aver capito che per i tetragoni governanti tedeschi l’uscita della Grecia dall’eurozona è oramai considerata il male minore rispetto al tenerla dentro, che Berlino non vuole aprire la porta a deroghe dei trattati o ad uno “snaturamento” dell’Unione europea. E se Tsipras l’ha capito dovrebbe non solo liberarsi del tabù europeista, ma dotarsi alla svelta di un “Piano B” per gestire l’uscita. Forse il guadagnare tempo si può spiegare anche in questo contesto. Ce lo auguriamo.
Tsipras e Varoufakis sono greci, dovrebbero fare tesoro di quel che Tucidide scrisse nel V libro della Guerra del Peloponneso. Di fronte alla protesta degli abitanti dell’isola di Melo, per i quali il ricatto imposto dagli Ateniesi (allearsi con loro oppure venire annientati) era ingiusto, gli Ateniesi risposero che la giustizia ha senso solo nel caso in cui la forza sia uguale, altrimenti le ragioni del più forte sono destinate per natura a prevalere sempre su quelle del più debole.
Anche nella Guerra dell’euro come in quella del Peloponneso vale la medesima legge, quella che alla fine vince sempre il più forte. Oggi Berlino è Atene, e Atene è Melo. C’è un solo modo per i greci per non essere annientati, lasciare l’euro agli euristi, sganciarsi, riprendersi la piena sovranità, guardare oltre e altrove.
Ma allora Ars Longa aveva ragione, a differenza delle varie lezioni degli Illi de noantri:https://irradiazioni.wordpress.com/2013/07/10/i-tedeschi-cattivi-cattivi/
Visto questa situazione sarà interessante vedere come si comporterà la "piattaforma di sinistra" considerando che,se lo scontro si radicalizzerà (cosa molto probabile da quanto mi pare di capire dall'articolo)lo spazio per il messaggio portato da questo 30% sarà enorme e in espansione.Pensate che loro(piattaforma di sinistra) al momento abbiano la forza di incidere sulla politica di quelli che nell' articolo chiamate i "grandi vecchi" attorno a Tsipras?Credete che la piazza abbia il potere di far pensare a questi(Tipras e "vecchi") un cambio strategico di rotta quando la situazione richiederà una scelta di campo definitiva?
Questi "grandi vecchi" mi paiono anche dei grandi rincoglioniti, cristallizzati nel loro europeismo di principio, nonostante l'evidenza dei fatti.Ricordano il "Colonnello Buttiglione" di arboriana memoria, quello che non si arrende mai, per l'appunto.Fanno il paio con i pastori tedeschi dell'eurozona, sempre più infuriati ad azzannare le pecore terrorizzate.Questa miscela esplosiva non è ancora detto, per quanto improbabile, che esploda veramente, costringendo il governo Tsipras a gestire l'uscita dall'euro suo malgrado, sempre che sappia tenere insieme i cocci del potere in Grecia.E allora il Varoufakis della Lazard risulterebbe provvidenziale, con le sue competenze dirottate sulla nuova dracma sovrana. Lasciamoci sognare, finchè dura ….
Caro Karl,non stanno messi male i compagni della "Piattaforma di sinistra". Oltre ad un congruo gruppo di parlamentari hanno anche un paio di ministri e sono adeguatamente rappresentati nella direzione di SYRIZA. Sono una effettiva spina nel fianco della cupola dirigente. Se Tsipras non può calare facilmente le braghe è anche per questa opposizione interna, che sta in sintonia col comune sentire popolare del "Tenete duro!".A domanda rivolta ad un altro "grande vecchio ", al compagno Alavanos (il vero fondatore di SYRIZA e che anzì lo incoronò): quante possibilità ci sono che SYRIZA tenga davvero duro e si prepari all'uscita, la risposta, per quanto lacunosa, è stata: "l'esito del negoziato è imprevedibile".
mi sembra evidente che tsipras sa benissimo che dovrà uscire dall'euro ma lo farà con tutti i greci assieme, si faranno la loro dracma e dopo qualche difficoltà, aiutati da russia e cina andranno alla grande.Onore al popolo greco, onore ai campioni della democrazia, basta col vostro sinistrismo settario, un solo obiettivo, un solo popolo, destra e sinistra uniti come un solo popolo, basta con le vostre ideologie, oggi le cose più giuste le dicono la lega, i fratelli e SEL, uniti tutti contro la finanza internazionale, questo dobbiamo fare.
Secondo Krugman la Germania vuole costringere la Grecia a uscire dall'euro il che, sottolinea l'economista americano, sembra quasi un favore a Alba Dorata.http://krugman.blogs.nytimes.com/2015/02/19/insert-german-curse-word-here/?module=BlogPost-Title&version=Blog%20Main&contentCollection=Opinion&action=Click&pgtype=Blogs®ion=Body
Vedremo come evolve la situazione.Una cosa però credo la si possa dire: Tsipras punta a un modesto compromesso che gli permetta di fare un po' di politica sociale lasciando tutto invariato. Se abbozzerà qualcosa di più radicale sarà la Germania a costringerlo, adesso che ha socializzato le perdite delle sue banche sulle spalle del contribuente europeo.Se questa è la punta di diamante della sinistra europea rimane solo da sperare nella NDP e in Alba dorata.
Ciò che di positivo si intravede nelle vicende abbastanza incerte di Syriza è che finalmente sembra di capire che categorizzare drasticamente gli eventi e i comportamenti secondo gli stereotipi della destra e della sinistra è un modo antidiluviano di pensare la politica nell'era della globalizzazione del NWO.Si potrebbe quasi pensare che tanta rigidità di posizioni da parte della dirigenza UE verso Tsipras-Varoufakis odori di fumus persecutionis verso questo nuovo modo di impostare i problemi che esclude stereotipi storici troppo datati. Tsipras ha mostrato un orientamento ad unire le forze prassi che è invece aborrito dai fautori del NWO e sarebbe uno vero spauracchio perché l'unione fa sempre la forza contro le dittature colonialiste.
Scusate l'OT, ma questa è grossa.Renzi parla di coinvolgere Putin nella questione Libica e si reca in Russia. Vero che può smentirsi a tempo di record, e lo ha già fatto come pure osservate su antimperialista, ma se non lo fa sarebbe una frattura con la linea atlantista. A questo punto bisognerebbe vedere la reazione USA, che pure non sono un monoblocco.
«Se questa è la punta di diamante della sinistra europea rimane solo da sperare nella NDP e in Alba dorata».A quel punto la parola passerà alla resistenza antifascista armata.Poi vedremo… “Vedremo come evolve la situazione.”
Molto interessante. Avete saputo niente di Costas Lapavitzas? E' un economista di vaglia che ha sostenuto in modo assai fermo che è necessario uscire dall'euro… sul sito researchonmoneyandfinance ci sono le tre parti del libro che ha scritto con un pool di economisti esperti di questioni finanziarie e valutarie… adesso è deputato di syriza!Valmor
"A quel punto la parola passerà alla resistenza antifascista armata."Combatterete al fianco di Renzi e della gendarmeria europea per il ripristino della legalità neoliberista.Così darete finalmente risposta alla domanda che vi ho più volte rivolto: quella attinente al vostro nemico principale.
RedazioneA uno però gli verrebbe da chiedersi come mai non ci sia già la resistenza antifascista armata…
La gendarmeria neoliberista sarebbe Renzi?A parte che liberista e neoliberista sono parole che esistono solo in Italia, e sarebbe opportuno definire cosa si intenda per neoliberismo. Tu lo sai Lorenzo? Levami una curiosità, ma tu sei lo stesso Lorenzo che in un precedente post, per la precisione questo:http://sollevazione.blogspot.it/2015/02/bagnai-colto-nuovamente-con-le-mani-nel.htmlha scritto "io capisco poco di economia…"? Se capisci poco di economia come fai a parlare di neoliberismo? E' come se io parlassi di torte di mirtilli senza manco aver mai imparato ad accendere un fornello.Io penso che Sollevazione abbiano capito chi è il nemico principale, e il neoliberismo (se così proprio lo vogliamo nominare) ha trionfato nel 1989, quando l'URSS crollò, e non mi risulta fosse uno stato stile quello che vogliono Alba Dorata. (Chiediamo a loro cosa pensano dell'Urss e poi ne parliamo)
@anonimoperchè non c'è la resistenza antifascista armata? Dipende a quale paese ti riferisci, se ti riferisci all'Italia sicuramente non c'è (ma non c'è manco la resistenza fascista armata, per fortuna).In Grecia non possiamo saperlo…