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LA CRESCITA C’È… DELLA DISOCCUPAZIONE

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[ 31 marzo ]

«Dall’Istat arriva una doccia fredda sul mercato del lavoro italiano. Il tasso di disoccupazione a febbraio è risalito al 12,7%, un aumento di 0,1 punti percentuali sul mese precedente e di 0,2 su base annua. I disoccupati sono aumentati di 23mila unità su mese. Si interrompe il calo registrato a dicembre e gennaio. Nei dodici mesi a febbraio il numero di disoccupati è cresciuto del 2,1% (+67mila)». [Il Sole 24 Ore di oggi 31 marzo – nella foto]

I nostri lettori si chiederanno: ma come, Renzi e il Ministro Poletti non andavano esultando per i “79mila posti a tempo indeterminato in più nel primo bimestre del 2014”? Scrivevamo qualche giorno fa: 

«Viva il Jobs Act quindi? Nient’affatto. Vedremo in futuro se si tratta di occupazione aggiuntiva o di licenziati che sono stato riassunti con le nuove regole capestro». [Una ripresa che fa cagare]

La conferma che avevamo ragione l’ISTAT ce l’ha data prima di quanto ci aspettassimo. Leggiamo

«…i dati governativi differiscono da quelli diffusi dall’istituto statistico, in particolare quelli sull’aumento dei contratti a tempo indeterminato si riferiscono ad attivazioni di contratti che non necessariamente equivalgono a nuovi occupati, ma possono essere transizioni da tempo determinato a tempo indeterminato».  [Il Sole 24 Ore di oggi 31 marzo].

Il  Jobs Act non sta quindi producendo gli effetti taumaturgici promessi dal governo Renzi. E’ una nuova conferma, del carattere sistemico, di lungo periodo della crisi economica del capitalismo italiano. E’ una conferma che le terapie

neoliberiste, per quanto favorevoli al capitale, servono a poco o niente.


Tranne alcune eccezioni —le aziende che producono in gran parte per quei mercati esteri in salute— il settore privato non investe, per la semplice ragione che non si attende profitti adeguati. 

I dati ISTAT smentiscono infine tutte le sirene che avevano strombazzato il Quantitative easing della Bce come salvifici. 

Il sistema capitalistico potrebbe uscire dal marasma (sottolineiamo potrebbe) solo a patto di avviare un gigantesco piano di investimenti, cosa che solo lo Stato potrebbe fare. Ma ciò cozza sia con i dogmi neoliberisti che con le regole mercantilistiche e libero-scambiste su cui è fondata l’Unione europea.

Ergo: l’euro non è stato solo una concausa del collasso dell’economia italiana, si dimostra essere il principale ostacolo per venire fuori dal marasma.

Un pensiero su “LA CRESCITA C’È… DELLA DISOCCUPAZIONE”

  1. chiunque scriva ciò che vuole dice:

    Jobs Act o Jobsbotschaft ? All’origine di questo Job’s Act c’è un malinteso linguistico. L’idea non era certo una trovata del lustrascarpe della Merkel, alias Primo ministro italiano, bensì un ordine ricevuto dalla padrona d’Europa. Il nostro aveva interpretato il termine “jobs” come parola inglese: invece la Merkel intendeva ben altro, in tedesco infatti “Job” è il biblico Giobbe, quello della pazienza illimitata nella sopportazione delle disgrazie inflittegli dalla divinità. In tedesco si dice infatti “Jobsbotschaft” per indicare un malaugurio, l’annuncio di una disgrazia: che come documenta l’ISTAT smentendo le balle renziane si è puntualmente verificata.

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