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MA QUALE SINISTRA DEL PD? di Piemme

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[31 marzo ]

Sento dire che con l’arrivo di Matteo Renzi sarebbe in atto una “svolta genetica del Pd”.
E’ un’affermazione che fa molto comodo alla cosiddetta “sinistra del Pd”, ma è falsa.
Renzi porta solo a compimento una mutazione genetica iniziata con la “Bolognina”, ovvero con i funerali del vecchio Partito comunista.

E si sbagliava chi allora sosteneva che il Pci, divenuto Pds,  si era trasformato in un partito socialdemocratico. Quel mutamento era invece più profondo, simboleggiava lo spostamento definitivo di quel gruppo dirigente e del partito nel campo della classe dominante. Una classe dominante che aveva abbracciato da almeno un decennio la visione del mondo liberista e globalista.
Per diventare il referente politico principale della grande borghesia italiana l’ex-Pci doveva quindi accettare il neoliberismo.
E questo in effetti avvenne.

La verifica l’avemmo presto. Prima ancora di accedere direttamente al governo, l’ex-Pci accettò entusiasticamente i neoliberisti Trattati di Maastricht che fondarono, sulla moneta unica, l’Unione europea. Poi, dopo aver avallato con una finta opposizione il governo Amato, il sostegno al governo Ciampi, quindi a “riforme” liberiste che cambiarono per sempre il paese ed il mondo del lavoro. Una volta giunti al potere liberalizzazioni e privatizzazioni a tutta randa (Bersani docet). Quindi l’abolizione in combutta con le destre del sistema elettorale proporzionale (Mattarellum) e la “bicamerale” con cui si tentò di scardinare la Repubblica parlamentare e la Costituzione in nome della governabilità e di un modello presidenzialistico. Infine, ciliegina sulla torta, D’Alema primo ministro, partecipazione diretta alla guerra d’aggressione contro la Iugoslavia.

Di passata è doveroso ricordare che se oggi la sinistra italiana è agonizzante è per questo, ed anche perché il partito che era sorto per contrastare questa deriva liberista, parliamo di Rifondazione, agì come quinta ruota del carro di questo colossale processo di putrefazione politica; perché la CGIL assicurò la pace sociale non disturbando i guidatori.

Renzi è dunque figlio legittimo di una mutazione genetica pienamente compiuta.

I notabili del Pd oggi piagnucolano, non perché non sono d’accordo con le politiche di Renzi, ma perché quest’ultimo gli ha sfilato di mano il partito, ovvero lo strumento che assicurava loro, assieme al predominio nelle istituzioni, prestigio e immenso potere. 

Quando i renziani rinfacciano tutte queste cose ai notabili, quando gli ricordano che essi han sostenuto senza fiatare il peggiore massacro sociale della storia repubblicana, ovvero il governo Monti imposto dall’euro(pa), hanno quindi ragione. E dunque si spiega come sia stato possibile che Renzi gli abbia sottratto il partito, non l’ha fatto con un golpe interno ma ottenendo il sostegno del basso clero degli amministratori piddini e di un’ampia maggioranza degli iscritti e di elettori del Pd.

Renzi ha ragione a non temere la scissione dei vecchi notabili. Non la teme perché sa bene che fuori dal suo Pd non andranno da nessuna parte se non verso l’oblio. 

E’ vero che con Renzi si apre a sinistra del Pd un grande spazio a sinistra. Ma ve l’immaginate un partito di sinistra capeggiato da Bersani, D’Alema e la Rosi Bindi? Un partitello che avrebbe difficoltà a superare lo sbarramento elettorale. 
A meno che…
A meno che Landini non decida di ospitarli nella sua “cosa” ancora tutta evanescente.
E noi scommettiamo che Landini non vorrà imbarcarli. E non vorrà farlo perché invece di un valore aggiunto sarebbero un nocumento alla sua causa.

Che ci faccia uno come Stefano Fassina in questa porcilaia per noi è un mezzo mistero. Fassina, al netto di certe sue ambiguità (ieri, nella direzione del Pd, ha affermato che all’Italicum preferirebbe i collegi uninominali —Sic!)  è il solo che abbia avuto il coraggio di indicare la radice di tutti i mali del Pd, la sua adesione alla dottrina neoliberista, la sua supina sottomissione all’Europa oligarchica, processi di cui i notabili che oggi dicono di “stare a sinistra di Renzi” sono stati artefici. Prima si smarca meglio è. Per lui e per la futura opposizione sociale e politica.

5 pensieri su “MA QUALE SINISTRA DEL PD? di Piemme”

  1. Luca Tonelli dice:

    non capisco bene la distinzione che si vuole fare fra socialdemocrazia e partito al completo servizio dei padroni.bene o male le due cose coincidono in europa dagli anni 80….

  2. Anonimo dice:

    Condivido in pieno l'analisiNon si dice però su quale idea si fonderebbe una risposta autenticamente di popolo e di sinistra contro lo strapotere neoliberista.Dire "siamo anti liberisti" non significa un bel niente; nemmeno "vogliamo una economia solidale" o "più stato sociale" per non parlare delle minestre riscaldate socialdemocratiche destinate in partenza a sicuro fallimento.E' del tutto inutile mettersi a disquisire se va bene Landini o Fassina, con o senza D'Alema etc etc, sono discorsi da Porta a Porta.Bisogna dire con chiarezza cosa significa "essere di sinistra" e "economia solidale" ma è molto difficile e rischioso; il punto però è che o si trova il coraggio o, come dimostrano i fatti, si lascia il campo libero alle oligarchie finanziarie.Intanto dal punto di vista filosofico Barra Caracciolo ha scritto "7° C’è l’esaltazione dell’individualismo in antitesi al senso di appartenenza" e già si comincia a capire che è solo il senso di appartenenza a dare significato alla democrazia NON le leggi astratte o gli ancora più astratti "diritti umani".Contano le "relazioni umani" non i diritti, sono i legami affettivi e di comunità a rendere vivi i principi in sé stessi disincarnati di "giustizia" e "libertà".Ma il punto chiave riguarda l'economia della solidarietà contrapposta a quella del profitto e della competizione a tutti i costi.Lì c'è poco da fare se non prendere il toro per le corna.1) Una società è sempre gerarchizzata secondo fortuna o merito. Il sistema non sarà iniquo se: a) i membri delle élite si sentono parte integrante del loro popolo b) si verifica un regolare ricambio delle élite c) c'è una forte mobilità sociale la cui necessità è riconosciuta come finalità positiva, proprio come oggi apprezziamo le evanescenti e in-significanti "libertà individuali"2) perché questo si realizzi occorre che i figli delle classi meno agiate abbiano le stesse chance di entrare nel mondo del lavoro e quindi lo stesso livello di istruzione scolastica dei figli delle classi più fortunate.Questo comporta un fatto molto semplice ma allo stato del tutto inaccettabile alla mentalità corrente: NON SI PUO' EREDITARE INTERAMENTE IL PATRIMONIO E LO STATUS DEI GENITORI.Quindi ognuno è libero di guadagnare quanto gli pare ma deve assolutamente esistere un limite alla possibilità di ereditare.E' ovvio che questo non possa passare attraverso discussioni di teoria economica o piani politici di partito legati agli interessi di particolari classi sociali; è necessario un lavoro di ricostruzione ideologica basato sulla passione e sul sentimento della comunità (il senso di appartenenza citato da B. Caracciolo). Per questo almeno in teoria è la Chiesa Cattolica quella più adatta a diventare il punto di riferimento degli anti liberisti oggi; se poi sarà qualcun altro andrà bene ugualmente.Temo però che siamo ancora molto lontani dalla comprensione di questo essenziale passaggio.Finché non si parla di questo si sta solo chiacchierando amabilmente senza costrutto e i fatti dimostrano che in effetti di costrutto fino adesso ce n'è pochino.

  3. Anonimo dice:

    " In teoria è la Chiesa Cattolica quella più adatta a diventare il punto di riferimento degli anti liberisti oggi;"Ma quali progressi e quanti ha fatto il Marxismo finora!"

  4. Anonimo dice:

    Il punto di svolta vera e propria verso la piena accettazione del modo di produzione capitalistico non è avvenuto nei fatidici anni ottanta bensì con la cosiddetta "svolta dell'Eur"delle truppe di complemento sindacali preceduta dalla "proposta"di "compromesso storico autentico spartiacque fra una pallida politica fintamente socialdemocratica ad una di pieno sostegno ai piani di ristrutturazione del capitale già allora in crisi di sovrapproduzione.Qualcuno ricorda l'anatema lanciato da Berlinguer contro gli "untorelli"?In quella invettiva vi era più di una semplice rappresentazione del conflitto di classe ancora vivo e perfettamente in grado in quegli anni di spostare i rapporti di forza a favore delle classi dominate.Ma tant'è la scelta di campo era decisa,A FAVORE DELLA CLASSE DOMINANTE.Luciano

  5. Anonimo dice:

    Diciamo che mo gliele cantano pure dall'espresso alle minoranze PD indecise a tutto.

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