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QUANDO LE DOMANDE FUNGONO DA SPARTIACQUE di Simone Boemio

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[ 6 marzo ]


Grazie ad una segnalazione del mio amico Giuseppe Mattoni, sono venuto a conoscenza ad appena due ore dall’inizio dei lavori, di una iniziativa del Partito Democratico dell’area del Trasimeno, in Umbria, tenuta ben nascosta al pubblico “non allineato” a causa delle insidie che poteva celare.

Dal volantino si evince che il tema della serata sarebbe stato il “Jobs Act” dettato dalla troika al nostro “burattino aspirante mangiafuoco”. E così è stato, fino alla mia domanda.



Del resto come è possibile far riprendere l’economia e con essa l’occupazione quando lo Stato è impossibilitato ad agire anticiclicamente come vorrebbe la nostra Costituzione e come impedito dai trattati europei e dai rapporti di forza tra gli Stati che li hanno sottoscritti?

Registro che, al mio quesito, nell’ordine:


– la D.ssa Santagata purtroppo non ha risposto,
– il Professor Calvieri, che pure aveva fatto poco prima un condivisibile intervento di censura, non solo verso il jobs act, ma anche nei confronti dei risultati dell’applicazione dei trattati europei, ha innestato la retromarcia fornendo la solita spiegazione senza alcuna valenza scientifica che vedrebbe l’Italia fagocitata dalla globalizzazione in caso di ritorno ad una moneta nazionale; ma tant’è, un giurista non necessariamente deve conoscere la macroeconomia.- l’On. Fassina, infine, ha risposto piuttosto chiaramente come avete potuto osservare nel video qui sopra.

Da ciò una considerazione:
Una domanda secca rappresenta un primo spartiacque in grado di farci capire chi abbiamo di fronte.

Ora gli interventi

Una preparata D.ssa Serena Santagata, responsabile del dipartimento lavoro nel PD Umbro, ci ha spiegato quelli che sarebbero, secondo la linea di partito, i tratti positivi del Jobs Act, pur denunciandone onestamente alcuni limiti.
Ecco il suo intervento:

Il Professor Carlo Calvieri del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Perugia, dal canto suo contenendo a stento i toni, ne ha denunciati i tratti più perniciosi per i lavoratori.
Ecco il suo intervento:

Infine l’On. Stefano Fassina, anche lui fortemente critico e contrario nei confronti del Jobs Act e su ciò che l’ha reso obbligatorio: l’Unione Europea.
Ecco il suo intervento:


Colgo ora l’occasione per lasciare, a queste “pagine”, una serie di mie personali riflessioni sulla figura dell’On. Fassina, non tanto per stabilire o consigliare qualcosa, ma per verificare in futuro le mie attuali capacità, di novellino, di interpretare la politica, il tutto nello spirito di questo blog personale.

Tutti noi conosciamo la sua attuale battaglia contro ciò che è diventato il Partito Democratico contagiato dall’impianto antidemocratico e liberista della Unione Europea voluta e sostenuta del resto dallo stesso, erede snaturato dell’ex Partito Comunista Italiano.
Una battaglia che, a molti pare tardiva, ma che a mio avviso risulta provvidenziale.
Del resto se si vuol diventare maggioranza qualcuno della parte avversa dovrà pur passare dalla nostra, no?
Tanto meglio se questo qualcuno, con largo anticipo sugli altri suoi colleghi che opportunisticamente stanno a guardare, è un importante leader politico.
Io personalmente ho iniziato a seguirlo con attenzione dal dicembre 2013, quando nel corso di questo evento promosso dalla Fondazione Nuova Italia (On. Gianni Alemanno) con la collaborazione tecnico-scientifica di a/simmetrie (Prof. Alberto Bagnai),

l’intervento finale dell’On. Fassina dal minuto 4:14:50

ha, a mio avviso, intrapreso la sua personale svolta, dettata dalle sue radici. Progressivamente, da quella affermazione rivolta ai professori sul tavolo di presidenza “se ciò che prospettate dovesse avverarsi per il PD è finita” (mia libera interpretazione), fino alla presa di posizione netta di ieri sera da me sollecitata, l’On. Fassina ha, nel tempo e progressivamente, maturato la sua posizione avversa all’Unione Europea del mercato unico, della competizione “tutti contro tutti” sancita nei trattati, dell’annullamento dei diritti dei lavoratori in favore della stabilità dei prezzi, dei compiti a casa imposti ai paesi “maiali” (noi) da quelli “virtuosi” e del suo strumento principale: l’euro.


Per sua stessa ammissione, inizialmente credeva possibile una integrazione europea, ma nel tempo (aggiungo io: con la comprensione dei trattati europei e con l’analisi dei risultati a cui hanno portato),si è sempre di più smarcato dalla sudditanza del suo partito verso il “vincolo esterno”, sposando definitivamente la visione keynesiana della politica economica avversa al liberismo che impregna le istituzioni europee e lo stesso PD.

Il perchè di tale scelta forse sarà l’oggetto di una mia prossima domanda, certamente non lo ha fatto per opportunismo, in virtù del quale avrebbe dovuto, per logica, restare aderente alla linea ufficiale del Partito Democratico.
Forse lo ha fatto per coerenza con se stesso, o forse “per reazione” all’autoritarismo del suo attuale segretario Renzi, o forse ancora lo ha fatto perchè stimolato dagli incontri con i “professori no-euro”; non saprei dirlo.
Al momento, neanche lui ben sa se questa sua battaglia lo porterà ad una rottura col PD o se (come spera) riporterà quest’ultimo ad attuare politiche in favore dei lavoratori e delle famiglie italiane, ma purtroppo, come ha potuto lui stesso constatare con la vicenda dell’Unione Europea, se le sceglie proprio senza speranza le istanze su cui puntare! Non vorrei che questo suo temporeggiare nella speranza di un “ravvedimento” del suo partito, non favorisca le forze globalizzatrici.
Vedremo; il dado per lui è ormai tratto indipendentemente da come andrà e dovrà guardarsi bene intorno, laddove non è facile trovare alleati su cui fare sicuro affidamento, con la speranza (per noi sovranisti, ma anche per lui) che le sue scelte non si rivelino un boomerang.

Quindi, qualunque sia il suo futuro politico, vista la sua preparazione e considerato il numero di validi economisti keynesiani sulla scena nazionale, spero proprio vorrà tenersi alla larga da irosi personaggi indisponibili a collaborare con chi non dimostra loro fedeltà assoluta e che per di più lo appellano in maniera irriverente.
Confido inoltre che vorrà mantenere le distanze con personalità che, cedendo alle tentazioni, scelgono di appoggiare qualsiasi cosa purchè sia contro l’euro, senza denunciarne a dovere istanze liberiste, incostituzionali e talvolta razziste.


E già che ci sono infine suppongo che, se proprio a qualcuno dovrà rivolgersi per una collaborazione, “renderà pan per focaccia” alleandosi proprio con chi risulta particolarmente indigesto ai personaggi di cui sopra.

* Fonte: Simone Boemio

4 pensieri su “QUANDO LE DOMANDE FUNGONO DA SPARTIACQUE di Simone Boemio”

  1. Peter Yanez dice:

    "Credo che oggi a Roma sia ben apparente il fascismo dell'euro: squadracce di poveri cristi de sinistra vittime degli interessi che difendono."Lo ha scritto su Twitter il nostro "iroso personaggio" in data 27 febbraio ed io gli ho domandato :"Fassina approverebbe ? Io non credo.Sorge spontanea una seconda domanda : sarà Lei a prendere le distanze da Salvini per andare incontro a Fassina o sarà Fassina a prendere le distanze da Lei ?"Ovviamente il nostro "iroso personaggio" non mi ha risposto e non c'è da stupirsene, è tutto abbastanza ovvio : il nostro "iroso personaggio" sta cercando di tenere il piede in due staffe (Salvini gli fa comodo per vendere libri, Fassina gli fa comodo per mascherare la sua connivenza con la destra cripto-fascista) per massimizzare la propria visibilità.

  2. Anonimo dice:

    Secondo me se Fassina e Civati si allontanano dal PD una persona di sinistra non ha altra scelta che votarli.L'importante è che si crei una base di consenso quantomeno contraria alle politiche del governo; a mio avviso non ci vorrà molto tempo prima che questa nuova base di consenso si renda conto che per realizzare davvero questa alternativa politica incarnata (forse) da Fassina e Civati occorrerà un'opposizione molto più forte all'UE e un'alleanza con tutti quei paesi disposti a unirsi in questa battaglia.

  3. Anonimo dice:

    Fuori dall'euro subito.

  4. Anonimo dice:

    Considero l'on.le Fassina qualcuno di piuttosto simile al greco Tsipras, cioè uno dei pochi che hanno capito di come dovrebbe essere una sinistra sincera oggi.

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