«L’EUROZONA È IL PROBLEMA, L’USCITA LA SOLUZIONE» Forum Internazionale – Atene, 26-28 giugno 2015
delle sinistre no-euro. Il successo fu sancito dalla sottoscrizione di un documento comune tra le diverse delegazioni internazionali. Nacque un COORDINAMENTO EUROPEO che nei mesi si è andato consolidando, fino all’incontro di Roma del gennaio scorso. Il prossimo Forum internazionale si svolgerà ad Atene, e sarà molto più grande a partecipato di quello di Assisi. QUI il sito del forum di Atene.
Ιn tutti i paesi dell’Unione europea (Ue), in particolare in quelli appartenenti alla zona euro, vengono perseguite senza sosta crudeli politiche anti-popolari: massicci tagli alla spesa sociale ed ai salari, aumento della tassazione per le persone che lavorano e diminuzione per i ricchi, vergognosi sussidi alle grandi aziende per creare posti di lavoro che non si materializzano o sono di breve durata, privatizzazioni e smantellamento dei servizi pubblici e della sicurezza sociale. Il risultato è un aumento esponenziale della povertà, delle disuguaglianze sociali, della disoccupazione di massa e della più totale precarietà.
Questa situazione trae origine dalla natura stessa dell’Unione europea e della moneta unica, sancite dal Trattato di Lisbona. Quest’ultimo si basa su tutti i dogmi neoliberalisti che hanno già dimostrato il loro impatto devastante sulle classi popolari. Nella zona euro gli squilibri tra paesi sono peggiorati. L’euro è un’arma di distruzione di massa diretta contro il lavoro. La moneta unica è utilizzata solo per proteggere il ritorno sugli investimenti capitalisti mantenendo un livello permanente deliberatamente alto della disoccupazione. L’introduzione delle pratiche di “governance economica europea” ha portato ad una condizione di sovranità limitata ed a forme aggressive e dispotiche di supervisione economica —come dimostrato dal ruolo della Troika in Grecia, che ha imposto dolorose riforme neoliberiste e una ridistribuzione di massa del reddito verso il capitale. Inoltre, le politiche della Ue e l’architettura monetaria e istituzionale della zona euro rendono l’attuale crisi ancora più acuta e perpetuano un circolo vizioso di recessione-austerità-disoccupazione.
L’essenza di questa costruzione europea si basa sui valori e gli interessi delle classi dominanti occidentali: europeismo, atlantismo, capitalismo, autoritarismo. Un tale sistema non può cambiare la sua natura; esso non può essere migliorato dall’interno. Deve essere smantellato per costruire qualcosa di radicalmente nuovo. L’Ue è infatti il sistema più sofisticato al mondo fondato sul tentativo di costruire una civiltà basata sulle forze di mercato. L’Unione europea è un sistema orrendo di dominio e alienazione da cui i popoli debbono emanciparsi.
L’Unione il processo d’integrazione europea sono intrinsecamente antidemocratici. Riducendo drasticamente la sovranità popolare e quella degli stati-nazione, con il trasferimento del potere verso gli organismi non eletti della Ue, è stata minata la capacità dei popoli di organizzarsi, di lottare, di resistere e trasformare la società. La distruzione della sovranità popolare è per le classi dominanti la garanzia che non si tornerà indietro dalle “riforme” neoliberiste. Ciò è in linea con l’intento (perseguito da organismi sovranazionali quali l’Omc, il Fmi, la Banca Mondiale, la NATO, la U e l’OCSE) di garantire il predominio delle corporazioni capitalistiche su scala globale. Questo spiega il carattere sempre più autoritario della Ue ed il sostegno a regimi semi-fascisti come quello di Kiev.
Attualmente le politiche neoliberiste dell’Unione assumono una forma ancora più aggressiva.
Di fronte a questa situazione, la maggior parte delle forze non socialdemocratiche della sinistra europea, non contestano la Ue. Il risultato è un “europeismo di sinistra” che si rifiuta di lottare contro la radice del problema, vale a dire il quadro istituzionale, monetario ed economico dell’integrazione europea, il suo neoliberismo congenito, il suo carattere antidemocratico. Chiedere “un’altra Ue”, una BCE “benevola” e una “soluzione europea del debito”, sono solo pii desideri, non risposte politiche degne di questo nome. Questa incapacità di lanciare una sfida alla Ue, lascia aperto lo spazio politico allo sciovinismo reazionario, al razzismo, all’euroscetticismo strumentale dei partiti d’estrema destra e neo-fascisti.
L’uscita dalla zona euro e dell’Unione europea non saranno né atti nazionalistici né di sciovinismo economico. Saranno invece atti internazionalisti e di solidarietà popolare, perché porteranno allo smantellamento di un processo aggressivo d’integrazione capitalista e imperialista.
Per queste ragioni è della massima urgenza organizzare un coordinamento paneuropeo delle organizzazioni politiche di sinistra, delle organizzazioni popolari e dei movimenti sociali che lottano contro l’Unione europea e la zona euro, al fine di coordinare il loro lavoro e riaprire insieme il dibattito sulla rottura necessaria dell’integrazione europea. L’uscita dall’euro e dalla Ue deve tornare ad essere la pietra angolare della nostra politica, il punto di partenza per un nuovo futuro progressista, democratico e socialista per le classi lavoratrici e dei popoli europei.
Per tutti questi motivi un Comitato di Organizzazione (MARS in Grecia, il Coordinamento nazionale della sinistra contro l’euro in Italia, il Movimento politico per l’emancipazione popolare in Francia, Iniziativa in Germania, Euroexit in Austria) prendono l’iniziativa di promuovere il Forum paneuropeo della sinistra e delle organizzazioni politiche e sociali di massache discuterà di questi problemi e cordinarsi.
La Grecia negli ultimi sei anni ha attraversato un disastro sociale senza precedenti. La crisi greca è stata una diretta conseguenza della architettura finanziaria, monetaria e istituzionale dell’Eurozona e dell’Unione europea. Il “salvataggio” da parte della Ue, del Fmi e della Bce ha causato un’austerità estrema e riforme neoliberiste imposte con una totale mancanza di rispetto per le procedure democratiche e la sovranità popolare. Questa è un’altra prova della natura profondamente reazionaria e antidemocratica della Ue e più in generale del progetto “integrazione europea”. La rabbia ed il malcontento popolari contro l’austerità hanno portato al potere il nuovo governo SYRIZA-ANELL. Nonostante il carattere moderato e contraddittorio del programma del governo —così come espresso nella cosiddetta “agenda di Salonicco”— il nuovo governo, sottoposto a tremenda pressione, ha finito per capitolare, accettando un’umiliante continuazione delle politiche d’austerità. E’ chiaro come, nel quadro della zona euro, è impossibile per qualsiasi governo uscire dall’austerità e dall’agenda neoliberista. È per questo che una strategia di uscita è più che mai necessaria.
Il Forum di Atene coinciderà con la scadenza imposta dalla Ue e dal Fmi per un nuovo programma austeritario che estenderà le attuali politiche catastrofiche in contrasto con la volontà del popolo greco di farla finita con l’austerità.
Il Forum prevede una conferenza con sessioni plenarie e workshop, concerti e anche una manifestazione di massa nel centro di Atene.
Esso si concluderà con una dichiarazione politica e un piano per le attività future.
Il Comitato organizzatore invita tutte le organizzazioni politiche ed i movimenti sociali che condividono il punto di vista di cui sopra a partecipare al Forum internazionale dei partiti politici sinistra, delle organizzazioni popolari e dei movimenti sociali che lottano per uscire dall’Unione europea, dall’euro e dalla NATO ad Atene (26-28 giugno 2015)».
Ma si parlerà in che lingua?Se parlano tutti in greco diventerebbe impossibile, se almeno ci saranno due o tre in altre lingue sarebbe interessante.
LINGUE AD ATENEci saranno traduzioni simultanee dal greco in italiano, spagnolo, francese e inglese.