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SALENTO: SALVIAMO I PATRIARCHI di Giuseppe Altieri*

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[ 13 aprile ]

Più della xylella fanno paura le soluzioni proposte per combatterla. Gli ulivi non si toccano!
Dal Salento. Gli ulivi nel Salento raccontano una storia. È possibile leggerla in quei tronchi contorti che si sono modellati nei secoli, rinchiusi in quei muretti a secco forti e resistenti come gli alberi che custodiscono. Una storia fatta di sudore e fatica, quella dei contadini che quella terra l’hanno lavorata, rispettandola sempre. Anche i giovani hanno riscoperto l’amore per la campagna scegliendo di tornare lì dove i loro nonni erano cresciuti. Perché la terra ha sempre dato “da mangiare a tutti”, senza chiedere nulla in cambio. Così come si fa, nella più pura storia d’amore.

Nessuno si è accorto di quante cose aveva da raccontare quella pianta plurimillenaria, simbolo di un paesaggio, a tratti ineguagliabile. Solo ora ci si accorge che accanto al sole, al mare e al vento, nel Salento forse c’era posto anche per l’ulivo. Ora che un batterio minuscolo ed invisibile ha sentenziato la sua condanna a morte, ora che si fa sempre più concreto il rischio di eradicamento, improvvisamente ci si accorge che c’erano. Eppure sono stati sempre lì, con le loro chiome rigogliose e le foglie che brillavano d’argento quando il sole picchia forte. C’erano e non ci sono più. Restano quei rami secchi e tanta desolazione. Davanti a un ulivo che muore qualcuno giura di aver visto gente piangere. Colpa della Xylella fastidiosa, dicono.  Un batterio killer a dispetto del nome che ha messo in ginocchio un comparto che fino a qualche tempo fa rappresentava la punta di diamante della regione. Non solo, con l’estate ormai alle porte anche la stagione turistica sembra non essere immune.Quanti si faranno influenzare dall’allarmismo a ragione ormai diffuso? A questa domanda, almeno, risponderanno le prenotazioni confermate e quelle cancellate.

I contadini, costretti ad scendere dai loro trattori, non sapendo più cosa pensare e di fronte alla mancanza di spiegazioni, ipotizzano un qualche disegno criminale ordito da chissà chi. E mentre si “litiga” su quali soluzioni adottare per fronteggiare l’emergenza, molte delle proposte avanzate restano inascoltate.

Sradicamento dei millenari ulivi del Salento

Giuseppe Altieri, agroecologo è sicuro: per salvare i Patriarchi del Salento l’unica via è la cura Agroeco-Biologica Territoriale (utilizzando le risorse europee e nazionali messe a disposizione dalla PAC e dai PSR Regionali).

«Si continua a parlare di Xylella, quale causa dei disseccamenti degli ulivi, mentre i dati della Commissione Europea – ci spiega il dottor Altieri – confermano che su 1757 campioni di rametti e foglie disseccate solo su 21 si è ritorvata la Xylella fastidiosa, segno che le cause dei disseccamenti sono ben altre e la presenza di Xylella è, semmai, solo una accidentale e secondaria conseguenza ubiquitaria, oltretutto non patologica».

Va da sé dunque che di fronte ad un “non-problema” o meglio ad una sbagliata interpretazione del problema, anche le soluzioni proposte sarebbero inefficaci, se non addirittura dannose.

L’eradicazione degli ulivi, dunque, sarebbe un rimedio peggiore del male e ricorderebbe molto da vicino l’atteggiamento di chi dinanzi ad un mal di testa sarebbe portato ad immaginare addirittura non di curare il dolore, ma di tagliarsi per intero il capo. Del resto la Xylella, secondo questa visione, che Altieri sposa e rilancia non è la causa della malattia dell’ulivo ma una manifestazione, una conseguenza di ben altre situazioni che si sono protratte nel tempo e che magari sono legate a forme di trascuratezza. Lo dimostrerebbe il fatto che nelle zone cosiddette “focolaio”, vi sono uliveti senza alcun sintomo di malattia. Non può essere dunque solo legato al caso che le piante curate con tecniche biologiche siano proprio quelle sane.

Nello specifico, la “Eradicazione” di una microrganismo da quarantena (com’è la Xylella), una volta ritrovato in un nuovo territorio,  va interpretata come “gestione razionale Agroecologica, affinchè si collochi al di sotto delle soglie di danno economico”. Non essendo possibile azzerare la popolazione di alcun Insetto o Fitopatogeno da un Ambiente, che hanno ritmi di riproduzione elevatissimi, come dimostrano 70 anni di Uso sconsiderato ed Inutile di Pesticidi Chimici che non hanno fatto altro che incrementare le avversità degli agroecosistemi (avversità “acquisite”). Ed oggi la presenza di Xilella è assolutamente al di sotto della soglia di pericolo, laddove, oltre tutto, si dimostra che una cura Agroecologica consente di  non avere disseccamenti della vegetazione.

D’altro non è possibile affrontare il problema pensando di utilizzare pesticidi e diserbanti. «Nessun Intervento chimico – continua Altieri – deve essere previsto, tantomeno per decreto, dal momento che aggraverebbe non solo la situazione fitosanitaria degli Ulivi, ma renderebbe i danni ambientali e sanitari derivanti dai pericolosissimi pesticidi, incalcolabili».

Giuseppe Altieri

Insomma, secondo l’agroecologo che in più occasioni ha avuto modo di effettuare alcuni sopralluoghi nelle zone interessate, la causa del disseccamento degli ulivi dovrebbe essere ricercata principalmente: nell’uso di disseccanti chimici, prodotti tossici che squilibrano il quadro micro e macro-biologico degli agroecosistemi, a favore degli agenti patogeni, indebolendo di conseguenza le coltivazioni; nei cosiddetti interventi “antilombrichi”, perché i poveri vermi, non sapendo più cosa mangiare, escono dalla terra e si ritrovano tra le foglie e le olive cadute, ed allora si pensa bene di consigliare agli agricoltori di ucciderli con  un fungicida chimico, dimenticando che sono animali protetti dalla Legge. Infine, l’abbandono colturale, ovvero la mancanza di potature annuali e trattamenti biologici a base di Rame, con conseguenti attacchi di altri patogeni, quali i cancri rameali (che si insediano sulle ferite di tagli presenti su rami di molti anni) e le batteriosi comuni (Rogna dell’Olivo), che indeboliscono ulteriormente le piante.

Insomma, la coltivazione Agroeco-Biologica non solo può essere una valida soluzione, ma è perfino sostenuta da enormi risorse europee attraverso i Piani di Sviluppo Rurale regionali, in particolare attraverso i Pagamenti Agroambientali che compensano agli agricoltori, per il beneficio sanitario-ambientale collettivo conseguito: 

  • tutti i maggiori costi (manodopera per la gestione Biologica, potature annuali e “slupature” dei tronchi dalle parti malate, raccolte con reti e non con aspiratori, inerbimenti controllati e incremento della Biodiversità funzionale, ecc.), 
  • i mancati ricavi (viene riconosciuto il 30% di calo di resa, anche se la produzione può essere mantenuta più alta con tecniche ecologiche adeguate, il che premia i migliori agricoltori, quale filosofia delle politiche agroambientali europee),
  • un 20% per il lavoro burocratico connesso alla certificazione biologica, 
  • un 30% per le azioni collettive di più agricoltori che insieme coltivano in biologico, con immensi benefici territoriali, per la salute e l’ambiente 

E’ previsto, inoltre, il rimborso delle spese di certificazione biologica (3.000 € annui) e la copertura dell’assistenza tecnica indipendente (1.500 € / annui), obbligatoria dal PSR 2015-2020.
Oltre a notevoli fondi per la formazione dei Consulenti tecnici, l’Innovazione e messa a punto delle tecniche ecologiche sul territorio. E 70.000 € a fondo perduto per i Giovani agricoltori al primo insediamento !!!

Secondo il professor Altieri dunque si tratta di «un’occasione da non perdere, visto che siamo nel periodo di approvazione dei PSR da parte della Commissione UE, la quale ha bocciato le misure agroambientali della Puglia, che pretenderebbe il pagamento di 4 trattamenti chimici contro presunti insetti vettori della Xillella, coi fondi pubblici delle nostre tasse… cosa assolutamente illegittima e non giustificabile. Mentre la Regione dovrebbe prevedere un pagamento per l’Ulivicoltura Biologica secolare dell’ordine di 2.000 – 3.000 € /ha, cumulando tutte le tecniche agroecologiche finanziabili dal PSR».
 
«Stiamo distruggendo il nostro futuro in modo irreversibile – conclude Altieri – ora vogliamo distruggere anche il Passato… gli Ulivi, i Patriarchi del Salento? Se continuiamo cosi periranno prima gli esseri Umani».

* Fonte: Lecce News

2 pensieri su “SALENTO: SALVIAMO I PATRIARCHI di Giuseppe Altieri*”

  1. Anonimo dice:

    Consiglio vivamente la lettura di questo articolo di Icebergfinanzahttp://icebergfinanza.finanza.com/2015/04/13/fmi-ci-siamo-sbagliati-ma-andiamo-avanti-lo-stesso/

  2. Alberto Capece Minutolo dice:

    Qui siamo di fronte a uno sciocchezzaio tipico della sinistra residuale che va dal bozzettismo borghese alla scienza tirata per i capelli, quella stessa usata dalle varie Ilva per negare un rapporto causa effetto tra veleni e malattie dei lavoratori. Il tutto condito da una parte con l'arcadia felix del bio yin e yang, pensiero magico da spot e dall'altro con lo spettro delle multinazionali. Le quali ultime al contrario sarebbero felicissime di una diffusione della malattia che lasciasse loro campo libero su un più vasto territorio e senza più resistenze locali ad impedire le devastazioni dell'agricoltura "brevettata".

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