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NO EXPO (le nostre ragioni) di Enea Boria*

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[ 1 maggio ]

[nella foto un momento della manifestazione in corso oggi, 1 maggio, a Milano]

Due date nella storia della Repubblica Italiana sono, tra loro, intimamente connesse: 25 Aprile e 1 Maggio.


Entrambe queste date sono indissolubilmente legate ad una città: Milano.
La data della Liberazione è, infatti, coincidente con la data della proclamazione da parte del CLNAI ( Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia ) della insurrezione di tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti.
Sempre a Milano finirono a tutti gli effetti la guerra ed il regime, tre giorni dopo il 25 Aprile ‘45, facendo giustizia per la strage di piazzale Loreto del 10 agosto 1944 nella quale la locale legione della RSI prelevò 15 Partigiani tenuti prigionieri nel carcere di san Vittore.
Li fucilarono in piazza e come monito li lasciarono scomposti sul selciato, sotto il sole e la calura di agosto.

I fascisti sorvegliarono in armi i caduti, insultarono i cadaveri definendoli mucchi di immondizia ed insultarono i familiari accorsi.
Mussolini, informato dal prefetto delle modalità della strage disse « Il sangue di piazzale Loreto lo pagheremo molto caro ».
I milanesi non dimenticarono e meno di un anno dopo Milano e l’Italia ebbero, nello stesso luogo, Giustizia e Libertà.

Adesso, a pochi giorni dal 70° anniversario della Liberazione, nella città medaglia d’oro per la Resistenza che non ha dimenticato Giovanni Pesce, il Comandante Visone a capo della III brigata “Rubini” dei Gruppi di Azione Patriottica milanesi, nel giorno della festa dei lavoratori mentre in parlamento si approva con una forzatura istituzionale mai vista prima la “legge Acerbo bis”, nell’anno I del regime renziano, il potere celebra sé stesso con l’inaugurazione di Expo 2015 e contestualmente celebra lo sfregio supremo nei confronti del valore del lavoro perché Expo 2015 non è altro che schiavitù.
Negli ultimi giorni abbiamo dovuto assistere ad una stucchevole e menzognera polemica alimentata da Aldo Grasso dalle pagine del Corriere della Sera.
“I giovani non hanno voglia di lavorare”, dicono, perché in molti hanno rifiutato la chiamata da parte delle agenzie interinali che approvvigionano di lavoro precario e poco o per nulla retribuito, questa vetrina di multinazionali del junk food, del neocolonialismo attraverso il sovrasfruttamento estensivo dei terreni agricoli in particolare dei paesi poveri, di un modello predatorio, iniquo e non sostenibile di agricoltura e di industria alimentare.
“Non hanno voglia di alzarsi dal letto neanche per 1300€/mese”, proclamano i giornali governativi.

Poi, scendendo nel merito, tale somma non è realistica, nemmeno al lordo, ed è spesso correlata a contratti bisettimanali.
In una città dove l’affitto di un monolocale può facilmente arrivare a costare anche 600-700€ al mese è chiaro che una persona che deve venire a lavorare da fuori città, accettando simili contratti, avrebbe dovuto lavorare pesantemente in perdita non riuscendo nemmeno a coprire le spese per avere un tetto sopra la testa.
Pagare le bollette, coprire spese di trasporto, mangiare, sperare di poter col proprio lavoro guadagnare abbastanza per cercare di costruirsi un futuro?
Che aspirazioni tremendamente antimoderne, che sterile passatismo!
Oggi bisogna essere smart: non vorrete mica sembrare dei poveracci che non possono permettersi di pagare le multinazionali per godere del privilegio di poter scrivere nel proprio curriculum di aver lavorato per loro nella grande vetrina dell’Expo?
A tutto questo si deve aggiungere lo squallore predatorio di faccendieri dei politicanti già conosciuti da 30 anni e della già lunga sequela di inchieste sugli appalti intorno ai quali, come avvoltoi, volteggiano.

In aggiunta ai motivi ideali per i quali essere contrari ad Expo 2015, vi sono i problemi correlati al fatto che domani verrà inaugurato ciò che di fatto è ancora un cantiere e che tra 6 mesi, ad Expo finito, rimarrà solo nella forma di scheletro di un gigantesco ecomostro.
Scheletro che come è facile immaginare verrà ulteriormente smembrato attraverso lottizzazioni, speculazioni edilizie e cementificazioni.
Per tutti questi motivi segnaliamo con piacere questa lodevole iniziativa delle rete NoExpo:
http://www.noexpo.org/mayday/
Una occasione per celebrare il Primo Maggio, nei giorni del 70° della Liberazione, riportandolo al suo reale e profondo significato, un significato ben lontano dalle passerelle musicali di CGILCISLUIL.
Segnaliamo anche la lodevole iniziativa dell’esposto presentato da Giorgio Cremaschi e sostenuto con forza dal gruppo milanese di Ross@, cui va il nostro appoggio morale e politico.

Expo 2015, le multinazionali che se ne servono come vetrina, rappresentano un modello di sfruttamento del pianeta e di gestione della produzione e del commercio, ben rappresentato anche dal TTIP in approvazione presso la UE dopo trattativa segretata al pubblico, e della impostazione del mercato unico europeo e della moneta unica improntate al liberoscambismo puro.
Attraverso le istituzioni ( UE, €, Fmi, TTIP ), che sovraimpongono ai Paesi ed ai Popoli questa impostazione economica e commerciale simbolizzata da Expo 2015, le multinazionali e la finanza mettono i lavoratori di tutto il mondo gli uni contro gli altri, perchè la competizione sul prezzo si scarica in maniera incomparabilmente più diretta sul costo del lavoro.


Non dobbiamo accettare di combattere la loro battaglia, dobbiamo combattere la nostra, che comincia strappando di mano a questi poteri le loro armi istituzionali, e ripudiandole.
Niente più UE, niente più €, niente più TTIP, niente più ricatto del debito, niente più Expo.
Costruire solidarietà tra i lavoratori di ogni paese partendo dal ricostruire democrazia in ogni singolo paese.
Tale impostazione economico commerciale liberoscambista rende infine vuoto il concetto di autodeterminazione e di sovranità democratica perché, posti i principi del liberismo al di sopra del possibile condizionamento democratico da parte dei popoli attraverso i propri parlamenti, le persone e l’interno mondo nel lavoro non hanno più alcuno spazio per scegliere quale modello sociale vogliano costruire. L’economia non è più una risorsa al nostro servizio, a secondo di come liberamente sceglieremo di usarla; siamo noi risorse indefinitamente al servizio degli operatori di mercato.
Da tutto questo dobbiamo, ancora una volta, Liberarci.
E lo faremo!

* Enea Boria è membro del Consiglio Nazionale di ORA

Contatta il Consiglio nazionale: ora@email.com

Un pensiero su “NO EXPO (le nostre ragioni) di Enea Boria*”

  1. pigreco san dice:

    perchè non dici invece basta pensioni truffa a una generazione di parassiti che sta lucrando sulle generazioni future senza pensione e senza lavoro. pensioni costruite ad ok da clientele partitesche che costano il 40% del pil. pensioni difese dalla consulta, banda di pensionati, per diritti acquisiti contro il futuro di queste generazioni a cui non frega nulla del fondo salva stati quanto invece dei ladri che continuamente incontrano in questa società che gli ha rubato tutto in maniera elegante e furbesca ma senza romper vetrine.

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